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Un documento inedito dal cosiddetto archivio di Pankrates

Carla BALCONI

Il lotto di papiri che portano la sigla P.Med. Bar., cioè Papyri Mediolanenses Barelli, prende il nome dalla famiglia che contribui economicamente al loro acquisto, in ricordo di Armida Barelli, cofondatrice dell’Università Cattolica di Milano. Esso proviene dal mercato antiquario europeo ed entrò nella collezione nel 1979. I pezzi furono numerati da 1 a 52, ma trentacinque (i numeri da 18 a 52) sono piccoli frammenti senza possibilità di essere ricongiunti fra loro o ai documenti più grandi. Come si può facilmente immaginare, lo stato di conservazione dei pezzi, ricavati da un cartone di mummia, non è dei migliori; probabilmente essi erano già in cattive condizioni quando furono riutilizzati per la fabbricazione del cartonnage. Uno di essi, il n. 17 verso (= SB XVIII 13098), porta la scritta a grandi lettere: ἀχρεῖα, noi diremmo «al macero» o «da cestinare». Cinque dei primi sedici papiri (P.Med. Bar. 2, 3, 8, 9 e 16) sono scritti sia sul recto sia sul verso: i testi – di varie dimensioni – sono quindi in totale ventuno.

Subito dopo l’acquisizione del lotto, Orsolina Montevecchi ne diede notizia a Milano durante un’adunanza dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, il 28 giugno 19791. L’anno seguente, in occasione del XVI Congresso Internazionale di Papirologia che si tenne a NewYork, ne informò tutto il mondo papirologico2.

I nostri documenti si sono rivelati appartenere ad un archivio antico, databile intorno alla metà del II secolo a. C. e proveniente dall’Arsinoite, il cosiddetto «archivio di Pankrates», funzionario dell’amministrazione militare, spesso citato nei nostri testi, peraltro già noto da alcuni papiri editi precedentemente: P.Würzb. 4 (l’autore della petizione risiede a Philadelphia) e P.Tebt. I 32. Se – come sembra – l’autorità di Pankrates si estendeva su tutto il nomo, allora è probabile che il suo ufficio si trovasse nella metropoli. Se però teniamo conto dell’ubicazione dei villaggi citati nei nostri testi, siamo indotti a ritenere che i papiri del nostro archivio provengano da un ufficio locale, situato nel sud dell’Arsinoite, probabilmente ad Oxyrhyncha, il villaggio più nominato nei documenti stessi, insieme con altri della medesima zona (Areos kome, Kerkesoucha, Boubastos). Avvalorano questa ipotesi alcuni altri elementi: i documenti sono indirizzati a funzionari diversi, alcuni di rango inferiore (gli epistatai di Oxyrhyncha), altri di rango superiore (Pankrates stesso, l’epistates e grammateus dei cavalieri cateci Apollodoro, lo stratego Tolemeo figlio di Pirro). Cinque papiri sono scritti su entrambe le facce con testi non sempre in relazione fra loro; di questi cinque, P.Med. Bar. 2 presenta nel recto e nel verso due petizioni indirizzate l’una a Pankrates e l’altra ad Apollodoro, e P.Med. Bar. 3 due petizioni, entrambe a Pankrates. Almeno alcuni di questi documenti sembrano quindi essere copie preparate per documentazione in un ufficio periferico, conservate per un certo tempo e poi cestinate quando si ritenne che non servissero più3.

Documenti del medesimo archivio, anch’essi ricavati da cartonnage e acquistati nel medesimo anno 1979, si trovano in altre collezioni: P.Duke (P.Bingen 35), P.Lille (SB XIV 12159-12165; XX 14420-14421 [cf. BL XII 226]), PUG (III 99). Sono stati inoltre evidenziati punti di contatto con papiri editi in P.Tebt. III, in cui compaiono gli stessi funzionari dell’amministrazione militare e viene usata la stessa koine linguistica4.

L’edizione dei P.Med. Bar. fu affidata dalla Montevecchi a studiosi facenti capo alla sua scuola; la maggior parte è stata pubblicata, in sedi diverse, fra il 1981 e il 2004. Il primo ad essere edito fu P.Med. Bar. 16 recto (= SB XVI 12519): contiene due prostagmata, fino ad allora sconosciuti, sul divieto di alienazione di edifici templari.

Connesso con un tempio è anche P.Med. Bar. 4 (= SB XVIII 13093): è la petizione di alcuni sacerdoti del tempio di Eracle ad Oxyrhyncha, indirizzata allo stratego Tolemeo figlio di Pirro, contro esattori della tassa sulla birra. Lo stesso stratego compare anche in altri documenti dell’archivio compreso il testo di cui mi sto occupando.

Il pezzo più interessante di tutto l’archivio, P.Med. Bar. 1 (= SB XVI 12720), fu pubblicato dalla Montevecchi. È la petizione a Pankrates, datata 142 a. C., concernente la permuta di un terreno catecico di quaranta arure, inviata da un cavaliere macedone, concessionario di un kleros di cento arure, e da un orfano trace. La madre dell’orfano è prostatis, cioè – di fatto – tutrice, del figlio in virtù del contratto di matrimonio. Al documento fu allegata la schematografia del terreno oggetto di permuta.

Ma è ormai tempo di venire al documento che sto cercando di decifrare: P.Med. Bar. 2 recto. Il testo è distribuito su due colonne e, come si deduce subito dalle tre righe finali della seconda colonna, si tratta di una petizione.

46 τούτου δὲ γενομένου ἔοομαι τ̣ε̣τ̣ε̣υ̣-

47 χὼc τῆc παρὰ cοῦ ἀντιλήψ̣ε̣ω̣c

48 εὐτύχει

La petizione è indirizzata a Pankrates da un cateco macedone, concessionario di un kleros di 80 arure ad Oxyrhyncha: si tratta di Tolemeo figlio di Tolemeo, a noi noto da parecchi altri testi dell’archivio. Nelle prime tre righe si legge:

1 Παγκράτει ἀρχιcωματοφύλακι καὶ πρòc τῆι [cυντάξει]

2 παρὰ Πτολεμαίου τοῦ Πτολεμαίου Μακεδ̣ό̣ν̣ο̣c̣ ([ὀγδοηκοντ]αρούρου)

3 τῶν κατοικούντων ἐν Ὀξυρύγχ̣ο̣ι̣c̣ τ̣ῆ̣c̣ [Πολ]έμωνοc με̣ρ̣ί̣δ̣ο̣c

Purtroppo il documento è stilato in una scrittura piuttosto frettolosa, di difficile lettura, diversa – mi sembra – da tutte le altre dell’archivio, e per di più ci sono molte lacune. Tuttavia alcune righe sono leggibili o ricostruibili con esattezza.

Nel corso del racconto vengono citati diversi funzionari, alcuni dei quali a noi già noti quali lo stratego Tolemeo figlio di Pirro e l’epimeletes Apollonio, mentre il basilikos grammateus Pasos, forse nominato anche alla r. 17 di P.Med. Bar. 3 recto, non sembra finora comparire altrove.

8 ἀ̣φ’ ὧν ἔγραψαο Πτωλεμαίωι [τῶι] Π̣ύ̣ρρου [τῶν] (πρώτων) φίλ[ων]

9 καὶ cτρατηγῶι καὶ Ἀπολλωνίωι τῶν δ̣ι̣α̣δ̣ό̣χ̣ω̣ν καὶ

10 ἐπιμελητῆι καὶ Παcῶτι τ̣ῶ̣ι̣ β̣α̣c̣ι̣λ̣ι̣κ̣ῶ̣ι̣ γ̣ρ̣α̣μ̣ματεῖ

Si ricordano poi ordinanze reali relative ai cateci, emanate da Tolemeo VIII Evergete II insieme con la sorella Cleopatra II e con la moglie Cleopatra III e dai loro antenati:

12 ἀκολούθωc τοῖc προcτεταγμένοιc ὑπό τε τοῦ

13 βαcιλέωc καὶ τῶν βασιλιccῶν καὶ τῶν̣ [πρ]ο̣γ̣ό̣ν̣ω̣ν̣

14 αὐτῶν περὶ τῶν ἐκ τῆc κατοικίαc

Nelle righe sottostanti ho potuto leggere qua e là alcune espressioni di senso compiuto. Per esempio: δόξαc καιρόν (r. 22); πρόc αὐτòν ἐπιεκέψεωc (r. 26); βαcιλικòc γεωργόc (rr. 26-27); παραδοθῆναι τὰ γενήματα εἰc τò βαcιλικόν (rr. 27-28); παραγενόμενοc εἰc τὴν Ὀξυρύγχα ὁ ἐπιμελητήc (rr. 29-30); ἐμοῦ γεωργοῦ (r. 31). Sembra dunque trattarsi di tasse in natura relative ai prodotti dei lavori agricoli e di una ispezione da parte dell’epimeletes.

Purtroppo mi sfuggono, almeno per ora, i particolari dell’intera vicenda narrata nella petizione; si può supporre tuttavia una qualche relazione con altre petizioni dello stesso personaggio, conservate nell’archivio. Innanzi tutto si nota un legame fra P.Med. Bar. 2 verso, cioè il verso del documento che sto studiando, e P.Med. Bar. 3 recto, due petizioni – anch’esse purtroppo molto frammentarie – che non permettono di comprendere a fondo le vicende narrate.

P.Med. Bar. 2 verso (= SB XVI 12721) è indirizzato dal nostro Tolemeo ad Apollodoro τῶν πρώτων φίλων, epistates e grammateus dei cavalieri cateci. Conosciamo questo personaggio anche attraverso un altro archivio coevo, quello di Dionysios figlio di Kephalas, proveniente dall’Ermopolite. Apollodoro dunque esercitava la sua carica contemporaneamente nell’Arsinoite e nell’Ermopolite, ed era di rango più elevato rispetto a Pankrates, come dimostrano i titoli aulici dei due funzionari: Apollodoro infatti porta il titolo τῶν πρώτων φίλων, mentre Pankrates è ἀρχιcωματοφύλαξ. La petizione denuncia presunti soprusi da parte di Petosiris ex-komogrammateus di Oxyrhyncha5.

La vicenda narrata nella petizione si colloca nell’anno 29°, cioè 142/141. Sfortunatamente il testo è molto lacunoso e nemmeno i pregevoli miglioramenti di lettura proposti dal collega Willy Clarysse (cf. BL XII 216), ci permettono di comprendere a fondo gli avvenimenti narrati. Tuttavia vorrei sottolineare una integrazione proposta da Clarysse alla r. 9: ἀπò χηνοβοcκικοῦ κλήρου ἀνειλημμένου «dal kleros confiscato, in cui si allevano oche». Questa stessa espressione ricorre anche alla r. 14 di P.Med. Bar. 3 recto6. Datata 140 a. C. e indirizzata a Pankrates, anche questa petizione riguarda avvenimenti del 29° anno (142/141) e ancora l’ex-komogrammateus Petosiris. Inoltre in entrambe le petizioni si fa riferimento ad un’enteuxis consegnata al re e alle regine. I due testi sembrano dunque riguardare la stessa vicenda e questo fa sospettare che essi fossero in relazione anche con le due petizioni scritte nell’altra faccia dei due rispettivi fogli, cioè il testo che sto studiando e P.Med. Bar. 3 verso (= SB XVIII 13097). Però quest’ultimo manca di mittente e di destinatario, essendosi conservato solo nella parte finale: esso sembra riferirsi ad avvenimenti del 31° anno e riguardare la contestazione della validità di un documento relativo a possedimenti di un cleruco. È tuttavia interessante che vi compaia la stessa espressione che si legge alla r. 14 di P.Med. Bar. 2 recto: τὰ προcτεταγμένα περὶ τῶν ἐκ τῆc κατοικίαc. Se i quattro testi riguardano la medesima vicenda, essa si era trascinata per alcuni anni.

Ho cercato – purtroppo finora senza successo – di ritrovare nel documento che sto studiando altre espressioni che compaiono nelle petizioni or ora citate, e altrettanto ho fatto con tutti gli altri testi dell’archivio relativi al nostro cateco, alcuni dei quali sembrano legati fra loro. Essi sono i seguenti.

P.Med. Bar. 5 (= SB XVIII 13095) – di cui P.Med. Bar. 10 (= SB XVIII 13096) si è rivelato una copia – è ancora una petizione a Pankrates presentata da Tolemeo nelle vesti di intendente del kleros di Menoitas, figlio di Olimpiodoro, orfano concessionario di 100 arure ad Oxyrhyncha, relativa alla non corretta tassazione del raccolto degli anni 28° e 29°. Vi si cita il logeutes Koinos.

Anche il verso del già citato papiro contenente i prostagmata (P.Med. Bar. 16) conserva un’altra petizione riguardante il kleros di Menoitas, datata nel mese di Epeiph del 28° anno (agosto 142 a. C.) e inviata da un non meglio precisato Tolemeo, che probabilmente è da identificare con il nostro stesso cateco (SB XVIII 13094). L’eventuale legame di questi testi con P.Med. Bar. 2 e 3 potrebbe sembrare solo quello cronologico, in quanto vi si citano gli stessi anni 28° e 29°. Ma c’è un altro indizio: in cima a P.Med. Bar. 2 verso ci sono due righe cancellate scritte sopra il nome di Apollodoro, destinatario della petizione di Tolemeo, e vi si legge il nome di Menoitas. Si voleva forse puntualizzare il contenuto della petizione sottostante?

Potrebbe inoltre riferirsi a Menoitas anche P.Med. Bar. 15 recto (= SB XVIII 13092), petizione indirizzata al logeutes Koinos, già citato in P.Med. Bar. 5, da una o più persone, i cui nomi sono caduti a causa della lacuna, contro la soperchieria di tutori disonesti nei confronti di un orfano appartenente alla comunità dei cavalieri cateci. Oltre a Menoitas infatti soltanto un altro orfano compare nell’archivio, il già ricordato ragazzo trace, che ha però come tutrice la madre (SB XVI 12720).

Il nostro cateco Tolemeo figlio di Tolemeo compare infine in P.Med. Bar. 8 recto7: egli presenta a Demetrio e Stefano, epistatai di Oxyrhyncha, una denuncia contro alcuni uomini per oltraggi subiti da sua moglie Antigone. Siamo nel 139 a. C. ed è quindi cronologicamente l’ultimo testo che lo concerne.

Qui finisce la panoramica dei papiri finora pubblicati relativi al cateco Tolemeo figlio di Tolemeo. Mi piacerebbe riuscire a completare la decifrazione di P.Med. Bar. 2 recto, perché sono convinta che esso potrebbe gettare nuova luce anche sui documenti già editi, ma troppo lacunosi per svelarci l’intera vicenda del nostro personaggio. Confido percio nei suggerimenti dei colleghi che vorranno cimentarsi con questo testo problematico.

Bibliografia

Criscuolo, L. (2004), «Papiri tolemaici dell’Università Cattolica di Milano», in Criscuolo, L./Geraci, G./Salvaterra, C. (ed.), Simblos. Scritti di storia antica 4 (Bologna) 7-23.

Daris, S. (1988), «L’archivio di Pankrates e i papiri di Tebtynis», in Proceedings of the XVIIIth International Congress of Papyrology II (Athens) 171-178.

Montevecchi, O. (1979), «Un nuovo archivio papiraceo di età tolemaica in una collezione milanese», Rendiconti Istituto Lombardo Scienze e Lettere. Classe di Lettere e Scienze Morali e Storiche 113, 285-293.

Montevecchi, O. (1981), «Un nuovo archivio papiraceo del II secolo av. Cr. (P.Med. Bar.)», in Proceedings of the XVI International Congress of Papyrology (Chico) 251-258.

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1 Montevecchi (1979).

2 Montevecchi (1981).

3 L’ufficio locale potrebbe essere quello del Petesouchos al quale è indirizzata la lettera d’ufficio di Pankrates (P.Med. Bar. 14 = SB XVI 12722) o quello degli epistatai di Oxyrhyncha Demetrio e Stefano ai quali è inviata la denuncia P.Med. Bar. 8 recto (si veda più avanti).

4 Cf. Daris (1988).

5 Da un altro papiro dell’archivio, P.Med. Bar. 14 (= SB XVI 12722), una lettera d’ufficio – senza data – di Pankrates a un tale di nome Petesouchos, relativa alla causa del nostro Tolemeo contro Petosiris, apprendiamo anche il secondo nome dell’ex-komogrammateus: Petosiris alias Dionysios.

6 Edito da Criscuolo (2004) 7-21.

7 Edito da Criscuolo (2004) 21-23.