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La gazzella e la pietra adamantina in un papiro del Fisiologo Greco (Psi Inv. 295)

Marco STROPPA

PSI inv. 295 (in corso di pubblicazione come PSI XVI 1577) è il più antico testimone conservato del Fisiologo ; si tratta di un frammento papiraceo scritto transversa charta, assegnabile paleograficamente al VI secolo d. C.

La tradizione manoscritta del testo greco di quest’opera aveva finora il suo più antico testimone in un codice risalente al X/XI sec. (ms. G = Pierpont Morgan Library, ms. 397) ; allo stesso periodo è datato P.Berol. inv. 7999, costituito da due fogli cartacei, l’unico testimone diretto della traduzione copta1.

Il frammento papiraceo florentino è relativamente esiguo (8 x 12 cm) e contiene solo una breve porzione di testo, appartenente a due diversi capitoli del Fisiologo : sono conservati la fine del capitolo 41 sulla gazzella (δορκάc) e l’inizio del cap. 42 sulla pietra adamantina potente (ἀδαμάντινοc λίθοc ἰcχυρόc)2.

Riporto qui, innanzi tutto, il testo di PSI XVI 1577 in cui la ricostruzione delle parti perdute è fornita esclusivamente exempli gratia.

[ἔcτι ζῷον ἐν τῷ ὄρει λεγόμενον δορκάc. ὁ Φυcιολόγοc ἔλεξε περὶ αὐτοῦ, ὅτι]

[ἀγαπᾷ πάνυ τὰ ὑψηλὰ ὄρη, τὴν δὲ τροφὴν εὑρίcκει ἐπὶ τὰ ταπεινὰ τῶν]

1 [ὀρέων (καὶ) θεωρε]ῖ ἀπ̣[ὸ μακρόθεν τοὺc ἐρχομένουc πρὸc αὐτὴν (καὶ) γινώc-]

[κει εἰ μετὰ φι]λ̣ίαc ἔρχον̣[ται πρὸc αὐτὴν ἤ μετὰ δόλου. αὕτη οὖν ἐcτιν ἡ ἀγα-]

[πῶcα τοὺc] προφήταc, το[υτέcτι τὰ ὑψηλὰ ἄρη, ὡc εἶπεν· ἰδοὺ ὁ ἀδελφιδόc μου]

[ἅλλεται] ἐ̣πὶ τῶν ὀρέων, πη̣[δῶν ἐπὶ τῶν βουνῶν. τὰ ὄρη λάμβανε ἐπὶ τοὺc]

5 [προ]φήταc (καὶ) τ̣[ο]ὺc βουνοὺc [ἐπὶ τοὺc ἀποcτόλουc. ἐπεὶ οὖν ὀξύδορκόc ἐcτιν]

[ἡ δο]ρκ̣άc, cημαίνει ὅτι ὁ [c(ωτὴ)ρ βλέπει πάντα τὰ πραττόμενα, θ(εὸ)c γὰρ κέκλη-]

[ται] διὰ τὸ θεωρεῖν τὰ ἔργα [ἡμῶν, (καὶ) τοὺc μακρόθεν ἐρχομένουc πρὸc αὐτὸν]

[με]τ̣ὰ δόλου οὐκ ἀγνοεῖ, ὡc̣ [ἔγνω τὸν Ἰούδαν τὸν φιλήματι αὐτὸν παραδόντα.]

[(καὶ)] ὁ̣ ἀπόcτολοc· ἔγνω κ[(ύριο)c τοὺc ὄνταc αὐτοῦ. εἶπε δὲ (καὶ) ὁ Ἰωάννηc· ἴδε ὁ]

10 [ἀμ]ν̣ὸc τοῦ θεοῦ, ὁ αἴρων̣ [τὴν ἁμαρτίαν τοῦ κόεμου.                 (vac.)                ]

[ὁ ἀδα]μά̅ντ̅ινοc λί̅θοc, ἰcχ̣[υρὸc ὤν, οὔτε cίδηρον φοβεῖται οὔτε πῦρ δειλιᾷ οὔτε ὀcμὴν]

[κα]πν̣οῦ̣ λαμβάνει· (καὶ) ἐ[ὰν ἐν οἴκῳ εὑρεθῇ, οὔτε τίποτε κακὸν εὑρίcκεται]

[οὔ]τ̣[ε δ]α̣ί̣μ̣ω̣ν [μ]ένει ἐ̣κε̣[ῖ, ὁ δὲ κρατῶν αὐτον ἄνθρωποc νικᾷ πάcαc τὰc διαβο-]

[λικὰc ἐργαείαc. ὁ ἀδαμάντινοc λίθοc ἐcτὶν ὁ κ(ύριο) c ἡμῶν Ἰ(ηεοῦ) c Χ(ριcτό)c· ἐὰν]

[οὖν ἔχῃε αὐτὸν ἐν τῇ καρδίᾳ cου, ἄνθρωπε, οὐδέν cοι κακὸν ἀπαντήcει ποτέ.]

In questa sede intendo fornire un approfondimento sul contenuto di questo papiro, sulla base dei risultati emersi dopo un primo approccio al reperto3. Questo nuovo testimone del Fisiologo permette infatti di fare alcune considerazioni sui due soggetti descritti nei cap. 41 e 42. Sulla gazzella raccolgo qui alcune nuove testimonianze letterarie che illustrano la diffusione di temi presenti nel Fisiologo, all’incirca all’epoca di realizzazione del papiro ; sulla natura della pietra adamantina potente propongo un confronto fra le informazioni presenti all’interno delle differenti versioni del Fisiologo, sia in greco che nelle traduzioni antiche.

È opportuno preliminarmente richiamare alcuni dati sul cosiddetto Fisiologo. Questo trattato fu composto tra il II e il IV secolo dopo Cristo e l’autore non è noto4 ; deve il suo nome alla menzione di un φυcιολόγοc, un « esperto della natura », che « bene ha detto » di animali, piante e pietre, come è ripetuto alla fine di molti capitoli (καλῶc οὖν ὁ Φυcιολόγοc ἔλεξε περὶ τοῦ δεῖνοc). Il termine φυcιολόγοc non è un titolo vero e proprio, che faccia riferimento a una composizione o a un argomento chiaramente determinato. Il fatto che quest’opera sia in effetti non solo adespota, ma anche anepigrafa, ha fatto sì che durante la realizzazione di nuove copie del testo greco oppure durante la traduzione del testo greco in altre lingue, chi copiava o traduceva non percepiva l’autorità di un modello da rispettare rigorosamente, ma spesso introduceva personali modifiche, a tutti i livelli, e si sentiva libero di combinare e contaminare materiali differenti5.

Il risultato di questo processo è riscontrabile nell’esame della tradizione manoscritta medievale : si puὸ affermare che quasi ogni codice abbia una versione unica del testo del Fisiologo ; questo vale anche e soprattutto per le versioni del Fisiologo in altre lingue antiche, che sono derivate direttamente dal testo greco6. In particolare le traduzioni in latino hanno dato origine a un’opera per alcuni aspetti molto differente dall’originale7.

È necessario inoltre analizzare nel dettaglio la disposizione dei capitoli 41 e 42 nella tradizione manoscritta medievale e nelle traduzioni antiche, per avere un quadro preciso dei testi con cui confrontare il contenuto di PSI XVI 1577. La tradizione manoscritta del Fisiologo in greco è composta da circa un’ottantina di manoscritti, di cui solo alcuni recano la redactio prima8. Solo in questa « redazione » più antica sono presenti i cap. 41 e 42, che in PSI XVI 1577 sono riportati uno di seguito all’altro. I due capitoli sono consecutivi nei mss. Σ s W A ; nel ms. G i due capitoli non sono consecutivi : la pietra adamantina potente corrisponde al cap. 41 e la gazzella al cap. 489. Nei mss. M a O Iʹ manca il capitolo sulla pietra adamantina potente. Il ms. E è l’unico in cui compare solo il capitolo sulla pietra adamantina potente (cap. 45), ma manca quello sulla gazzella10.

Nel Fisiologo in latino il capitolo sulla gazzella (= cap. 41 gr.) è il cap. 21 « De Dorchon » e il capitolo sulla pietra adamantina potente (= cap. 42 gr.) è il cap. 24 « Adamantinus lapis », secondo la versione Y11. Invece, al cap. 41 gr. corrispondono il cap. 16 « Dorcas », secondo la versione A, e il cap. 20 « Caprea » secondo la versione B : nelle versioni A e B non sembra comparire il testo equivalente al cap. 42 gr. « sulla pietra adamantina potente », ma soltanto quello corrispondente al cap. 32 gr. « sul diamante », rispettivamente al cap. 33, « Adamans lapis », e al cap. 35 « Adamas »12.

I due capitoli figurano invece consecutivi ai cap. 42 e 43 nella traduzione etiopica13. Non sono presenti nelle traduzioni armena e siriaca antica14. Nella traduzione siriaca recente compare la gazzella al cap. 18 e la pietra adamantina al cap. 6615. Nella traduzione araba la gazzella è al cap. 37 ; il cap. 24 del testo arabo sulla pietra adamantina corrisponde al cap. 32 gr. e non al cap. 42 gr.16.

Infine della versione in copto restano solo frammenti relativi ad alcuni capitoli, ma nessun frammento riguarda la gazzella o la pietra adamantina potente17.

La gazzella : natura e significato simbolico

Il capitolo 41 si intitola περὶ δορκάδοc e l’animale descritto è la « gazzella ». La forma del nome presenta alcune oscillazioni nei manoscritti greci18 ; ma non v’è dubbio su quale sia il tipo di animale e il suo nome : non è un caso paragonabile, per esempio, a quello dell’ animale descritto nel cap. 36, l’idrope / antilope, il cui nome è corrotto in tutta la tradizione manoscritta medievale19. Nelle altre traduzioni antiche e nei bestiari più tardi questo animale, chiamato δορκάc in greco, è definito anche « capra selvatica » e il fatto che vive sui monti ha portato anche a chiamarlo « stambecco » o « capriolo ».

La traduzione in italiano di δορκάc con il termine « gazzella » è, a mio parere, la più corretta, sia per il significato generale del termine in italiano sia per l’esistenza di una specie chiamata Gazella dorcas, le cui sottospecie ancora oggi abitano zone semidesertiche e montagnose dell’Africa20. Il tipo di habitat e la distribuzione geografica concordano con le scarne e generiche informazioni fornite dal testo del Fisiologo, che nulla concede agli aspetti zoologici in senso scientifico moderno. Tuttavia nelle traduzioni del Fisiologo in altre lingue moderne, sono stati usati altri termini che talvolta non corrispondono esattamente all’italiano « gazzella »21.

Nella parte iniziale del capitolo il Fisiologo presenta due comportamenti della gazzella : il primo è che ama i monti e trova nutrimento sui colli, il secondo è che vede da lontano chi le si avvicina e ne riconosce le intenzioni. L’interpretazione allegorica è quindi duplice : questo animale è símbolo della sapienza divina per il primo comportamento, e simbolo di Cristo per il secondo.

All’interno della spiegazione del primo comportamento è riportata una citazione dal Cantico dei cantici 2, 8-9, conservata anche ai r. 3-4 di PSI XVI 1577. Il testo di questo passo nell’Antico Testamento è φωνὴ ἀδελφιδοῦ μου· ἰδοὺ οὗτοc ἥκει πηδῶν ἐπὶ τὰ ὄρη διαλλόμενοc ἐπὶ τοὺc βουνούc. ὅμοιόc ἐcτιν ἀδελφιδόc μου τῇ δορκάδι ἢ νεβρῷ ἐλάφων ἐπὶ τὰ ὄρη Βαιθηλ « Una voce ! Il mio diletto ! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. Somiglia il mio diletto a una gazzella o a un cerbiatto sui monti Bethel. » Il testo nel Fisiologo (e il papiro in questo punto non sembra presentare varianti) è leggermente differente e non è una citazione letterale : ὡc εἶπεν· ‘ἰδοὺ ὁ ἀδελφιδόc μου ἅλλεται ἐπὶ τῶν ὀρέων, πηδῶν ἐπὶ τῶν βουνῶν’. In riferimento a questo passo, l’interpretazione dice che i monti rappresentano i profeti e i colli gli apostoli : τὰ ὄρη λαμβάνεται ἐπὶ τοὺc προφήταc, οἱ βουνοὶ ἐπὶ τοὺc ἀποcτόλουc22.

Questa interpretazione non si trova esclusivamente nel Fisiologo, ma è attestata, per esempio, tra gli scritti di Orsiesi, monaco pacomiano del IV secolo, in un brano delle esortazioni in copto (Hors. Instr. 3, 3)23. Il medesimo passo del Cantico dei cantici è commentato con lo stesso tipo di interpretazione : i monti sono i profeti e i colli gli apostoli. Questo non è un caso isolato : anche in altre opere in copto di ambito monastico, come esortazioni, regole, omelie, si trovano testimonianze indirette della circolazione e fruizione di temi presenti nel Fisiologo24.

Anche in alcuni commenti in greco ad altri passi veterotestamentari si ritrova questa interpretazione. Per esempio, in due passi degli scritti di Esichio (V sec.) è proposto di considerare i monti come i profeti e i colli come gli apostoli. Il Salmo 71, 3 dice ἀναλαβέτω τὰ ὄρη εἰρήνην τῷ λαῷ cου καὶ οἱ βουνοὶ ἐν δικαιοcύνῃ « I monti portino pace al popolo e i colli giustizia », e nel Commentarius brevis si dice : ‘ἀναλαβέτω τὰ ὄρη’. ὄρη οἱ προφῆται διὰ τὸ ὕψοc τῶν δογμάτων· αὐτοὶ δὲ τὴν εἰρήνην προανεφώνηcαν τῷ κόcμῳ. βουνοὶ οἱ ἀπόcτολοι, ὡc ὑψηλότεροι τῆc γηΐνηc πολιτείαc καὶ πλήρειc δικαιοcύνηc γενόμενοι « “Portino i monti” : monti (sono) i profeti per l’altezza della dottrina ; questi hanno preannunciato la pace al mondo. Colli (sono) gli apostoli, poiché sono più in alto dell’attività politica terrena e pieni di giustizia. » Nel Salmo 148, 9 si menzionano ancora monti e colli, τὰ ὄρη καὶ πάντεc οἱ βουνοί, ξύλα καρποφόρα καὶ πᾶcαι κέδροι « monti e voi tutti, colli, alberi da frutto e tutti voi, cedri » ; il commento dice ‘τὰ ὄρη’. καὶ τὰ αἰcθητὰ ὄρη καὶ οἱ βουνοί, ὡc λογικὰ ὑπάρχοντα, παρὰ τῷ θεῷ ὑπετάγηcαν· πλὴν νόει ὄρη τοὺc προφήταc, βουνοὺc δὲ τοὺc ἀποcτόλουc « “I monti” : anche i monti sensibili e i colli, come esseri dotati di ragione, obbediscono a Dio ; peraltro, intendi monti i profeti, colli gli apostoli. »

La presenza di coincidenze testuali o concettuali più o meno strette tra il Fisiologo e altri testi spesso non è indizio di una dipendenza diretta di uno dei due testi dall’altro, ma è riconducibile alla diffusione di frasi e temi che sono riutilizzati da più autori cristiani e da più compilatori dei vari testi del Fisiologo25.

La pietra adamantina : una seconda natura ?

PSI XVI 1577 conserva solo la parte iniziale del cap. 42 περὶ ἀδαμαντίνου λίθου ἰcχυροῦ. Come titolo del capitolo sono state evidenziate le parole del testo stesso ἀδα]μάντινοc λίθοc con tre trattini orizzontali posti sopra di esse. Pur essendo conservate poche parole di questo capitolo, si possono ricavare due dati importanti :

1. nel papiro è certa la presenza dell’aggettivo ἰcχυρόc, che nei manoscritti medievali è spesso omesso, tanto che tale termine è messo fra parentesi quadre nell’edizione di Sbordone26 ;

2. nel papiro non c’è alcun riferimento al fatto che nel capitolo sia descritta una « seconda natura » della pietra adamantina.

In primo luogo, la presenza dell’aggettivo ἰcχυρόc in alcuni manoscritti e nel papiro stesso sembra indicare che si volesse distinguere in qualche modo il cap. 42 dal cap. 32 sul « diamante » (nel testo greco semplicemente περὶ λίθου ἀδαμαντίνου). Proprio sulla base della presenza di questo aggettivo dopo l’espressione « pietra adamantina » è stato ipotizzato che in origine il cap. 42 non si riferisse al « diamante », ma a un tipo diverso di « pietra », come per esempio l’acciaio, e che in un secondo momento le due pietre siano state confuse27.

In secondo luogo, una seconda natura della pietra adamantina risulta in effetti un po’ sorprendente. Scorrendo il testo greco del Fisiologo, risulta che anche in altri capitoli compaiono talvolta una seconda o anche una terza e quarta natura di un soggetto. Tuttavia queste nature sono solitamente raggruppate nello stesso capitolo : tre sono le nature del leone (cap. 1, περὶ τοῦ λέοντοc) ; quattro quelle del serpente (cap. 11, περὶ ὄφεωc) ; tre quelle della formica (cap. 12, περὶ μύρμηκοc) ; due quelle della balena (cap. 17, περὶ ἀcπιδοχελώνηc).

Solo per l’onagro è descritta una seconda natura in un capitolo differente. In questo caso, tuttavia, la natura dell’animale e la sua interpretazione sono completamente differenti. Il cap. 9, περὶ ὀνάγρου, è dedicato esclusivamente all’onagro, e si dice che esso è guida del gregge e che il padre evira i maschi appena nati ; l’interpretazione ne fa un simbolo positivo dei patriarchi e degli apostoli che hanno generato figli spirituali. Il cap. 45, περὶ ὀνάγρου καὶ πιθήκου, invece, tratta insieme dell’onagro e della scimmia, e dice che entrambi gli animali segnalano l’equinozio, il primo quando ulula, il secondo quando orina, e sono immagine del demonio. In questo caso dunque si tratterebbe di fonti diverse e discordanti alla base di ciascuno dei due capitoli del Fisiologo.

Diversamente, nei capitoli 32 e 42 sulla pietra adamantina l’interpretazione dice in entrambi i casi che tale pietra è simbolo di Cristo, anche se le caratteristiche della pietra e la loro conseguente interpretazione non sono identiche. Nel cap. 32 si dice che il diamante si trova in Oriente e solo di notte ; la sua caratteristica è quella di non essere domato da niente. Il diamante è quindi simbolo di Gesù Cristo ; anche alcuni uomini possono essere paragonati al diamante, come Giobbe, gli apostoli, i profeti e i santi, che sono stati messi alla prova ma non hanno ceduto. Nel cap. 42 si dice che essa non teme né il ferro, né il fuoco, né il fumo ; dove essa si trova, il male non ha potere : è quindi immagine di Cristo e chi ha Cristo nel cuore non deve temere alcun male. Si deve dunque concludere che nel Fisiologo la pietra adamantina risulta essere l’unico soggetto per il quale un capitolo autonomo è dedicato a una « seconda natura ».

Per queste ragioni, la forma al nominativo attestata in PSI XVI 1577, 11 risulta particolarmente interessante. Il papiro, tuttavia, non è completamente isolato nell’omettere la menzione di una seconda natura della pietra adamantina : altri tre testimoni del testo greco (mss. σ t V) iniziano semplicemente con la forma al nominativo : ὁ ἀδαμάντινοc λίθοc οὐ cίδηρον φοβεῖται τυπτόμενοc κ.τ.λ. Anche il testo della versione latina A è privo della menzione di una seconda natura, perché comincia con le parole Adamans lapis est qui nec ferrum timet…28 : in questa versione non sembra comparire l’« altro » capitolo sul diamante. Nel testo della versione latina Y, invece, il cap. 24 (= cap. 42 gr.) comincia con le parole est altera natura adamantini lapidis e precede il cap. 47 (= cap. 32 gr.), dove compare quella che dovrebbe essere la « prima » natura del diamante29. All’interno di questa versione latina del Fisiologo si tratta di una successione anomala, perché la specificazione di una « seconda natura » compare prima che il lettore abbia notizia di una « prima natura » : questa disposizione testimonia una profonda alterazione dell’ordine dei capitoli.

Infine, anche nella traduzione etiopica e nella traduzione siriaca antica non viene fatto alcun accenno a una « seconda natura » nei capitoli corrispondenti al cap. 42 del testo greco (vedi supra). Nella traduzione etiopica si dice « A proposito del dӗmānṭӗs, che è il diamante. È una pietra dura e il ferro non la scalfisce ; neppure il fuoco… »30. Nella traduzione siriaca antica (cap. 66, « De lapide adamante »), si dice etiam docet nos Physiologus lapidem esse cui nomen adamas. Hic autem lapis ferrum non formidat…31

In conclusione, l’assenza della menzione di una ἄλλη φύcιc per l’ἀδαμάντινοc λίθοc in PSI XVI 1577 potrebbe forse far sospettare che in una qualche redazione del Fisiologo comparisse un unico capitolo dedicato all’ἀδαμάντινοc λίθοc, senza la menzione di una seconda natura, perché non compariva in tale redazione il cap. 32 sul diamante : tale situazione, come abbiamo visto, è attestata in un unico caso fra i manoscritti greci (ms. σ) e nella versione latina A32. È possibile che a un certo punto nella storia della tradizione del Fisiologo siano confluiti nella stessa copia due capitoli con lo stesso titolo, ma di contenuto diverso, e sia stato allora necessario introdurre una « seconda natura della pietra adamantina » per definire il contenuto del cap. 42.

Gazzella, pietra adamantina… e poi ?

Pur non potendo stabilire con certezza se altri animali, pietre o piante comparissero in PSI XVI 1577, è lecito domandarsi quale fosse il suo contenuto quando era integro ; nel papiro comparivano sicuramente i capitoli sulla gazzella e sulla pietra adamantina, mentre l’altro lato è bianco. Come ho già sottolineato, anche in alcuni manoscritti medievali i due capitoli figurano consecutivamente : non è da escludere che anche altri capitoli del Fisiologo fossero stati trascritti in PSI 1577.

Il foglio, tuttavia, non appartiene verosimilmente a un codice : il testo è scritto transversa charta, e la plausibile ricostruzione dei righi fa pensare a una larghezza di circa 30 cm, comunque eccessiva per un codice33. È possibile che il frammento provenga da un rotulus di lunghezza imprecisabile, in cui altri capitoli del Fisiologo potevano essere stati trascritti, per la lettura privata o forse anche per essere letti davanti a un uditorio.

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1 Cf. van Lantschoot (1950) 345. Questo testo in copto è quello che Vermeille (2006) 25, n. 124, afferma di non essere riuscito a rintracciare. Esso riporta parte dei capitoli sull’ « alloe », un animale che si nutre di piante profumate, e sul caradrio. L’edizione del testo con un fac-simile della scrittura, assegnata all’XI sec., si trova in Erman (1895) 51-57, che ne indica la provenienza dal villaggio di Tutun (Tebtynis) nella regione del Fayum ; una presentazione del testo, assegnato perὸ al X sec., con la traduzione si trova in Erman / Krebs (1899) 250-252, dove è indicato il numero di inventario (P. 7999). Questo risulta essere l’unico testo che possa essere considerato verosímilmente un testimone diretto, anche se frammentario, del Fisiologo in copto : tuttavia dovrebbe rappresentare una fase in cui il testo è stato quantomeno ampliato e rielaborato rispetto a quello greco, poiché il capitolo sull’ « alloe » è assente nelle redazioni in greco ; cf. Lusini (1993) 67.

2 Per l’edizione definitiva e per un commento di tipo testuale e filologico, rimando al volume XVI dei PSI.

3 Cf. Stroppa (2011).

4 Sulla datazione, cf. Scott (1998) 430-441, che lo colloca nel III secolo.

5 Cf. Lazaris (2005) 143 e Declerck (1981) 148.

6 Le traduzioni più antiche sono quelle in etiopico (Vp oppure VIIp), copto (Vp ?), siriaco (Vp ?), arabo (VIIp ?), armeno (Vp oppure VI/VIIp). Per alcune traduzioni, le date non sono accertabili con precisione ; sono leggermente diverse fra loro, a seconda delle opinioni degli studiosi che se ne sono occupati.

7 Probabilmente la traduzione in latino più antica era in circolazione dal Vp. Cf. Sbordone (1949) 246 ; inoltre Vermeille (2006) 30-32.

8 Cf. Sbordone (1936) XII-XVIII, in cui sono elencati 23 manoscritti ; inoltre Lazaris (2005) 145, n. 15.

9 A questo proposito, segnalo che unicamente nel ms. G il capitolo sulla gazzella occupava originariamente l’ultimo posto (cap. 48), poiché il capitolo successivo fu probabilmente aggiunto da una mano più recente (cap. 49 περὶ κόκκυγοc) e non fa parte della redactio prima ; cf. Offermanns (1966) 162 e Zucker (2005) 256-257. Anche nella versione araba il capitolo sulla gazzella occupava l’ultima posizione (cap. 37) ; cf. Wentker (2004) 127 con n. 364.

10 I dati sono ricavati da Offermanns (1966) 162 e Kaimakis (1974) 149-150.

11 Nella versione latina Y compare un altro capitolo « Adamantinus lapis » al cap. 47, che corrisponde al cap. 32 del testo greco περὶ λίθου ἀδαμαντίνου. Ad oggi non esiste una edizione critica del testo latino del Fisiologo che sia di riferimento e le informazioni su manoscritti, recensioni e versioni sono alquanto frammentarie e discordanti. Edizioni provvisorie o parziali si trovano in Carmody (1939), Carmody (1941) e Sbordone (1949) ; per una raccolta di dati, cf. Vermeille (2006) 29-30 e XII.

12 Così risulta in Vermeille (2006) XII.

13 Cf. Hommel (1890) 32-33 e Conti Rossini (1951) 45-46. La discrepanza con la numerazione greca è dovuta alla presenza nella traduzione etiopica di un capitolo autonomo « sui tre fanciulli e Daniele », che è considerato un’aggiunta ; cf. Conti Rossini (1951) 45, n. 1. Il contenuto di tale capitolo, infatti, riprende un motivo presente nella hermeneia del cap. 31 sulla salamandra. Anche nella traduzione etiopica, come nel testo greco, sono presenti due capitoli distinti che trattano del diamante / pietra adamantina : il cap. 32 sul diamante (trad. Hommel « Über den Edelstein Admâs [= diamant] » ; trad. Conti Rossini « A proposito della gemma diamante ») e il cap. 43 sulla pietra adamantina (trad. Hommel : « Über den Dêmanṭӗs » ; trad. Conti Rossini « A proposito del dӗmānṭӗs, che è il diamante ») ; cf. Hommel (1890) 27 e 32-33 ; Conti Rossini (1951) 39 e 46.

14 La traduzione armena sembra derivare da un manoscritto greco simile nel contenuto al ms. Π, in cui in effetti mancano sia il capitolo sulla gazzella che quello sulla pietra adamantina potente. Vedi la recente edizione del testo in armeno in Muradyan (2005), in particolare 82-84. I dati sulla versione siriaca sono ricavati da Vermeille (2006) VIII.

15 Cf. Land (1875) 136.

16 Cf. Wentker (2004) 39.

17 Cf. Kühner (1985) 135-147 e Lusini (1993) 67-72. I frammenti sono raccolti ed editi (con traduzione francese) da van Lantschoot (1950) 339-363.

18 Oltre a δορκάc, le altre forme del nominativo attestate nei manoscritti sono δόρκων, δόρκοc e δορκῶ, come risulta nell’apparato di Sbordone (1936) 125-126.

19 Cf. Sbordone (1936) 116.

20 Per l’identificazione della « gazzella » con una specie in particolare, cf. le ricerche e le considerazioni di Zucker (2005) 229-230.

21 Cf. Zambon (1975) 77 per l’italiano. Per il francese è usato « bouquetin » da Zucker (2005) 228 ; per il tedesco, « Gazelle » da Seel (1967) 38 e 89. A scopo puramente indicativo, per avere anche solo un’idea dei termini usati complessivamente nei bestiari, compreso il Fisiologo, trascrivo la lista di nomi usati per la « gazzella » presenti sul sito <bestiary.ca> sotto la voce « goat » nell’elenco degli animali : Caper, Bouc, Bouquetin, Buc, Capra, Caprea, Chèvre, Chievre, Corcon, Dorcas, Dorcon, Porcon, Roe.

22 Cf. PSI XVI 1577, 4-5, e Sbordone (1936) 126, dove questo passo è espunto.

23 Cf. Sheridan (1997) 214 ; Veilleux (1980) 140 : « For “they leap on the mountains, they trample in the valleys”, that is, the apostles and the prophets. And to us also it is said, “My brother, run ; do as the gazelle and the young stag which are on the perfumed mountains”. » Sull’opera di Orsiesi, cf. Goehring (1999) 221-240.

24 Vedi le fonti dei frammenti del Fisiologo in copto pubblicati da van Lantschoot (1950) 339-363 ; inoltre i testi raccolti da Youssef (1993) 53-58.

25 Cf. Declerck (1981) 153-156.

26 L’aggettivo ἰcχυροῦ nel testo è presente solo nei mss. s e G (entrambi nel titolo lo omettono) ; compare invece nel titolo (e non nel testo) nei mss. Σ e E.

27 Cf. Zucker (2005) 232.

28 Vedi l’apparato in Carmody (1941) 121.

29 Entrambi hanno come titolo « De Lapide Adamantino ».

30 Trad. in italiano dall’etiopico tratta da Conti Rossini (1951) 46.

31 Trad. in latino dal siriaco tratta da Land (1875) 82.

32 Il cap. 32, infatti, compare nei mss. t e V, gli unici che omettono la menzione di una seconda natura.

33 Cf. Stroppa (2011) 183-187.