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P.Köln VI 242: inno ad afrodite (?)

Marco PERALE

P.Köln VI 242 (= LDAB 6860; MP3 1620.01), di provenienza sconosciuta ed estratto da cartonnage, consta di diciassette frammenti, quattordici dei quali pubblicati dall’editor princeps K. Maresch con le sigle «a-n»1. Il frammento contrassegnato con la lettera a nell’edizione di Maresch trasmette un testo in tetrametri anapestici catalettici (siglato A nell’ed. princeps), che si sovrappone a un adespoto tragico già noto (P. Fackelmann 5 = TrGF II 646a), ampliandolo2; lo stesso frammento a concorre con b, c e d I a formare una colonna di testo in esametri, finora riconosciuto come un adespoto Inno ad Afrodite (B = fr. 1, 1-26 nella nostra edizione)3; un’altra colonna di esametri (C = fr. 1.29-56), intorno alla bellezza di qualcuno che ha a che fare con il mare, viene trasmessa dai frammenti d II ed e I. Infine, i frr. e II – h costituiscono secondo l’editor princeps, un terzo testo esametrico (D = fr. 1, 63-88), dove, ancora una volta, compaiono un πέλαγοc (74) e una θεά (85). Circa la pertinenza dei frr. 3-8 (i-n Maresch, a cui vanno aggiunti i frr. 9-12, qui pubblicati per la prima volta) al testo esametrico, nulla è possibile dire a causa dell’elevato stato di lacunosità dei frustuli.

La scrittura, che assegnerei al III sec. a. C., retrodando il papiro di un secolo rispetto alla proposta dell’editore, è una maiuscola informale a ridotto contrasto modulare, poco accurata nel disegno e incostante nell’inclinazione dell’asse; il bilinearismo è rotto da ρ, υ, φ e in alcuni casi anche dall’asta verticale di ι e τ. Una notevole somiglianza si riscontra con la mano di P.Köln V 203 (= Cavallo/Maehler, Hellenistic Bookhands no. 18; adesp. PCG 1147) + VI 243 + P.Mich. inv. 6950, datato su base paleografica alla metà del III sec. a. C. e anch’esso proveniente da cartonnage. Per un parallelo datato, cf. P.Hamb. II 169 (= Cavallo/Maehler, Hellenistic Bookhands no. 31; Lettera di Menodoro, 241 a. C.).

Nell’intercolumnio tra la colonna del testo in tetrametri e la prima colonna di quello in esametri è riconoscibile una diple, sormontata forse dall’abbreviazione del titolo dell’opera4: κ̣αχμε. Di questa sequenza è stato ipotizzato uno scioglimento κ̣αχ() μέ(λοc), termine, quest’ultimo, che mal si adatterebbe a un carme esametrico5. Nell’intercolumnio tra la prima e la seconda colonna del testo in esametri figurano un’indicazione numerica (ρ̣κ̣γ = 123?), sovrapposta a quella che pare essere un’abbreviazione per la singola pagina del rotolo (κόλ̣(λημα) ζ̣ = 7)6. Potremmo pensare a ρ̣κ̣γ come all’indicazione del numero della colonna del rotolo, posta sul margine superiore come in P.Herc. 1497 (Filodemo, De Musica)7; o al numero del singolo estratto antologico all’interno del rotolo. Entrambe le spiegazioni, tuttavia, non si sottraggono a una palese incongruenza, insita nel fatto che né 123 colonne né 123 componimenti potrebbero essere contenuti nei precedenti sei kollemata.

Confrontando l’andamento, perfettamente allineato, delle fibre all’altezza del margine superiore dei frammenti d ed e I Maresch, si è constatato che essi concorrevano a formare una medesima colonna di scrittura, la seconda del testo esametrico e la terza del rotolo; tenendo presente che negli intercolumni tra la prima e la seconda colonna e tra la seconda e la terza non vi è traccia di koronides, paragraphoi o di altri segni che facciano pensare alla separazione di diverse composizioni/sezioni, ho ragione di credere che le porzioni di testo fossero contigue e che il testo tràdito sia continuo8.

Un’annotazione posta verisimilmente dalla stessa mano sul margine superiore della prima colonna del testo in esametri (frr. b e d I Maresch) con il nome in genitivo dell’autore del testo esametrico indica l’inizio di un nuovo carme. Sopra la sezione centrale della prima colonna (fr. b Maresch) alcune tracce di lettere incerte precedono la sequenza ]η .ροδωρου, visibile alla stessa altezza sul margine superiore alla fine del primo rigo visibile (d I Maresch): Μ]ητ̣ροδώρου pare un supplemento estremamente verosimile9. Il nome di Metrodoro poteva dunque seguire il nome del titolo del carme: ci troveremmo di fronte in tal caso a un rotolo di papiro con titolo iniziale interno, posto esternamente al campo di scrittura sopra la prima colonna. Solo tre esemplari di questo tipo sono finora stati riconosciuti: P.Sorb. inv. 2522 (Euripide, Ippolito incoronato, 250 a. C.), P.Harr. I 120 e PSI II 139 (entrambi rotoli iliadici datati al II sec. d. C.)10.

Tra le proposte di identificazione avanzate da Maresch, si distinguono: l’autore di Anth. Pal. 6, 360 (= FGE Metrodorus I), epigramma di datazione incerta in risposta a Posid. Anth. Pal. 9, 359 (= HE 3180-3189)11; Metrodoro di Lampsaco, allievo di Epicuro e autore di un Peri Poiematon, di cui rimane solamente un frammento di tradizione indiretta, il fr. 24 Körte, in cui verosimilmente l’autore trattava di questioni di poetica e di retorica12.

Considerando attendibile una datazione al III sec., decade l’ipotesi di una possibile attribuzione a Metrodoro di Scepsi, filosofo e retore cronologicamente successivo al concittadino Demetrio, contemporaneo di Mitridate. Vale infine la pena di menzionare Metrodoro di Chio, collocabile probabilmente nel IV sec. a. C., e autore di un’opera in prosa intitolata Troika (FGrHist 43 F 1-2 = 70 fr. 3-4 DK), in cui si parlava dell’invenzione dell’aulos, attribuita a Marsia; e infine Metrodoro (di Magnesia?), il cui nome compare in un’iscrizione di Magnesia sul Meandro (no. 88 A 4 Kern, II sec. a. C.; cf. PCG VII, p. 14) tra quelli dei commediografi vincitori dei Romaia, gli agoni locali.

L’associazione di una presenza femminile e del mare in quelle che Maresch considerava tre sezioni diverse (B, C, D) del testo in esametri ha indotto l’editore a formulare l’ipotesi di un rotolo con brani antologici di diverso genere e metro, ma con tema comune, forse le gonai degli dèi13. Questo tema, perὸ, è suggerito esplicitamente solo dal fr. 1, 1-2 Κυπρ[...] ἐμ πελάγει [... Ἀ]μφιτρίτηc | αἵμα[τοc Οὐ]ρανίοιο νέον θ[...]c̣ ἐ̣c̣ ὑ̣γ̣ρήν. Il vero tema dei frammenti in esametri pare essere il mare (fr. 1, 38 e 74: πέλαγοc) e la navigazione (fr. 1, 32: ἀ̣πο̣πλε.. [.]ν; fr. 2, 8 e 11: πλόοc), mentre nel testo in tetrametri, un Satyrspiel, il mare sembra un elemento del tutto accessorio (cf. solo A 1]ιco.. μα.ολιcθ.[..], dove Maresch congettura ε]ἰc οἶ̣δ̣μ’ ἀπ̣ολίεθο̣[ι(c)). In un recente studio F. Pordomingo ha inoltre sostenuto che i frammenti B e C sarebbero troppo lunghi per gli standard delle antologie su papiro14. «Dann wäre P.Colon. 42 vielleicht kein Anthologie-Papyrus, wie Maresch vermutete, sondern das Ende einer Satyrspiel-Papyrusrolle, auf deren leeren Schlußteil der Aphrodite-Hymnus geschrieben wäre.»15

Data la profonda, a me pare, diversità di contenuto delle due composizioni, il criterio sottostante l’accoppiamento dei due poemi potrebbe essere non il tema comune, ma l’attribuzione allo stesso autore. Ammesso – ma siamo nel campo delle ipotesi – che il frammento in tetrametri sia un dramma satiresco ellenistico, ci troveremmo di fronte a un rotolo di un unico autore in grado di comporre in diversi metri: se leggessimo il titolo sovrastante il fr. 1 come un’indicazione con doppio genitivo, i.e.… ἢ Μ]ητ̣ροδώρου, «di x oppure di Metrodoro», dovremmo considerare x l’autore del componimento in tetrametri16. Meno probabile una formula di attribuzione come εἰc Ἀφροδίτην Μ]ητ̣ροδώρου, che prevederebbe una (infrequente) disposizione del nome dell’autore dopo il titolo dell’opera17.

Testo critico, traduzione e commento

Fr. 1

φ̣[

.[…].[

καὶ πέλαγοc[

75 –̣ α̣ι̣ πν[ε]υ̣c̣[

[

… [

κάδ δε̣[

. αιρο̣.[

80 π̣αμ[με]γάλη τε̣[

τοcc̣[ατ]ίου̣…… [

καὶ μ[ετ]έκλ̣ι̣νε μιῆc μ̣α̣λ̣.[

ἑξ ὕδ[ατοc π]τ̣ε̣ρ̣ὸν ἦλθεν.[

[β]ᾶ̣c̣α δι’ ἠπε̣ί̣ροιο καὶ… [

85 καὶ τ̣ό̣τε δῖα θεὰ θαύμαζ̣’ ἱερ̣̣α̣[…].[

]… υ̣κατ.δωρ̣̣[.]τα̣[

ἠερο̣[

καὶ τ̣[

. . . . . . . . . . . . . . . .

marg. μέ(λοc) supll. e.g. Parsons ap. Maresch || 1 Κύπρι[c ἄρ̣’] ἐμ Jarcho (1992): Κύπρι […] vel Κυπρί[ωι] malim | μετὰ κύμαcιν Ἀ. Maresch || 2 suppl. Maresch | θ̣[άλοc e.g. Parsons ap. Maresch || 3 suppleverunt Lloyd-Jones, West ap. Maresch || 4 οὔ]τε vel μή]τε Lloyd-Jones ap. Maresch || 5 κεῖν’ vel κείν’ Maresch || 10 ἡ δ’ ὅτ̣ε̣ dist. Parsons ap. Maresch || 17 Maresch: πα̣ [ Lloyd-Jones || 21 Ἀφρ[ογενήc vel Ἀφρο[γένεια susp. Maresch || 23 suppl. Merkelbach || 25 βαθὺν κατ̣[ὰ πόντον Lloyd-Jones ap. Maresch || 26 ]ι κε καλύπ̣τ[ (e.g. ε]ἴ κε καλύπ̣τ[οι) vel]ι κεκαλύπ̣τ[ο || 29 πρῶτ̣α̣ [ἀνταλά]λαζεν, [ἀμφαλά]λαζεν, -]λαξεν contra metrum Maresch | ἔω̣θ̣εν, ἕω̣θ̣εν necnon ἔω̣c̣εν (Maresch) longiora spatio || 32 ἀμ̣πέπλεκ̣τ̣α̣ι δὲ (Maresch) brevius spatio: γα̣λ̣ή̣ν̣η̣ West || 34 κ̣α̣λὸν Parsons, φαῖνε δὲ κ̣α̣λὸν | ὄμμα πέριξ ὀφρύε]c̣cι e.g. West || 38 ἵ̣cτατο ι-vel ὕ̣cτατοι: τ̣ο̣[ῦ λ]ε̣ι̣οτάτοιο dub. Maresch || 40 c]εμνου[, ἐρ]εμνου[ e.g. Maresch || 41 dist. Parsons ap. Maresch || 42 κ̣[ά]λλιον Parsons, West | οὐδ̣[ὲ]ν̣ Parsons || 43 ἀ̣γ̣άcτ̣[ον]οc Ἀμφιτρίτη{c} potius quam ἀ̣γ̣άcτ̣[ορ]οc Ἀμφιτρίτηc || 44 cειραί̣[ου]c susp. Maresch, sed [ου] longius spatio | ἔξεχεν Maresch || 45 scripsi: με]γ̣άλω̣[ι] cτονα[χιcμῶι vel [-χηθμῶι West, sed λω̣ non legitur || 47 οἶδ[μ– vel ἀοιδ[–, cf. infra 48 || 48 αἴcιμα Maresch: an -αιcι μα.[, e.g. Ṃο̣[ύ]cαιcι μα.[? || 52 ἄ̣β̣̣ρωτον Maresch: fort. αν̣ ἐ̣ρ̣̣ώτ̣ω̣ν̣ || 53 ] Τρί̣τ̣ω[ν (Maresch) longius spatio || marg.].η̣c̣ε̣ι̣ν̣ McNamee || 65 ἀρ̣κ̣ου̣[ dub. Maresch: ἀρ̣χ̣ου[ vel ἄρ̣τ̣ου[ malim || 67 φθεγ̣γ̣[ vel φθεῖ̣τ[ Maresch || 75 α̣ἱ̣ vel αἵ πνε̣ί̣ο̣[υcιν e.g. suppleverim || 79 fort. κ̣αιρο̣ .[: Μ̣αῖρα̣ Maresch || 81 scripsi: τόcc[ω]ν οὖν λυ̣… [ Maresch || 82 fort. μ̣α̣λ̣α̣[κ– || 84 καὶ ὕ̣δ̣[ατοc susp. Maresch: ὑ̣δ̣[ατόεντοc etiam possis

Cipr-… nel mare… di Anfitrite/giovane (figlia?) del sangue di Urano… umida/dolcemente (?) della mite bonaccia… il mare/tutt-… e nessun (?) altro /quell- /vuot- anno… /dei mattutini…/tutte…/toccavano… /sereno… /e quando lei… /appariva… /[…]/ schiuma (del mare, nata dalla?)… /… sollevava… /… scintillando…/(al) legger-…/nel profondo (del mare?) /… nascond-… /[…] /… canti dapprima (?) /… /… /… e salp- (?)… /… attraverso l’acqua mite, le quali… /alle palpebre il volto, e appariva bello/(l’occhio?) (attorno dalle ciglia?) ben fatte protetto /… e s’innalzava, né del mare /… di fronte… ma per un lungo tratto (?)… /… il mare… /… /… continuo; e la veloce /… intorno a… nulla più bello/Anfitrite dalla voce sonora (?) /… da… aveva le spalle /… grand- /funesto…/[…] /… /… sia compiuto /…/smisi/ uccisi /… /…/amor- /… /[…] /gole montuose…/femm-… /… /… /… /dic-… /… /alle mani /… /… /… /e il mare… /… soff-… /… /… /e… /… /immensa… /di tanto… /e si spostava (?) di una… /dall’acqua unapiuma si mosse… /passando per la terraferma e (l’acqua?)/e allora la divina dea si meravigliava del (la) sacr-… /… doni (?)… /aer- /e…

1 Per l’uso del vocativo e del luogo di dominio del dio invocato quali elementi standard dell’incipit innodico, cf. Furley/Bremer (2001) II 52-56.

3 θ̣[άλοc (Parsons): nella stessa sede in Il. 22.87; H.Hom. Cer. 66, 187; H.Hom. Ven. 278; [Opp]. Cyn. 1, 3; [Mosch.] Meg. 81; P.Oxy. LXIII 4352 (Esametri su Antinoo) fr. 5 ii 2 νίκηc θάλοc.

4 κοῦφα viene probabilmente usato in senso avverbiale, cf. già Maresch ad loc.

33 μα]λακοῖο δι’ ὕδατοc: cf. Aesch. TrGF 192, 7-8 (Kassel ap. Maresch).

34 πρόcωπά τε, φαῖνε δέ: corresponsione irregolare (Denniston GP 513); ricorrenti a distanza di un singolo termine anche in H.Hom. Ven. 110 ἀλλὰ καταθνήτη τε, γυνὴ δέ με γείνατο μήτηρ.

37 cf. Dionys. Per. 539-540 βορέῃ δ’ ἐπὶ πολλὸν ἰόντι | πέπταται ἔνθα καὶ ἔνθα Προποντίδοc οἶδμα θαλάccηc; ἐπὶ πολλόν avverbiale anche in Il. 23, 320; Ap. Rh. Arg. 1, 661.

43 ἀ̣γ̣άcτ̣[ον]οc postulato con riserve da Maresch pone problemi non tanto di carattere paleografico, quanto di senso, data la mancata concordanza con Ἀμφιτρίτηc al genitivo. Un errore del copista (ἀ̣γ̣άcτ̣[ον]οc Ἀμφιτρίτη{c}) in questo caso mi sembra la soluzione più economica. ἀ̣γ̣άcτ[ορ]οc, cf. LSJ s.v. ἀγάcτωρ «from the same womb», troverebbe riscontro in Lyc. Alex. 264; nel nostro testo figurerebbe come una mirata variazione, basata sull’assonanza, del sintagma omerico ἀγάcτονοc Ἀμφιτρίτη, cf. Od. 12, 97 e H.Hom. Ap. 94.

44 c̣ε̣ιραί̣[ου]c proposto con riserve da Maresch è difficilmente accettabile: la lacuna misura meno di due lettere. Maresch stampava ἔξεχεν ὤμουc, pensando dunque a un accusativo di relazione dipendente dal verbo, ma l’uso non è registrato in LSJ s.v. ἐξέχω. In alternativa si puὸ pensare a ἐξ (posposto) + gen.; poco verisimile ἕξ.

45 μεγάλα̣[ι, -c, -ιc + monosillabo finale; oppure una parola tetrasillabica, e.g. μεγάλα̣[υχοc (con identità di sede in Bian. Anth. Pal. 9, 259, 3 (= GPh 1699, Or. Sib. 14, 83).

75 Il marginale – viene considerato da Maresch (cf. fr. e II 13) una forma di obelo puntato e interpretato da McNamee (1992) 37 come un segno di divisione tra sezioni di testo.

79 La barra obliqua ascendente da sinistra a destra stampata da Maresch al margine del fr. e II 16 a me pare invece una diple, del tutto analoga (e sovrapponibile nella forma) a quella riconoscibile sul margine sinistro all’altezza dell’initium carminis: la superficie del papiro in questo punto è danneggiata, ma mi sembrano riconoscibili due tratti (con tracce del secondo a ridosso della prima lettera) intersecantesi ad angolo acuto.

83 π]τ̣ε̣ρ̣όν: cf. Soph. TrGF 941, 11 νωμᾷ δ’ ἐν οἰωνοῖcι τοὐκείνηc (scil. Afrodite) πτερόν «si stende tra gli uccelli l’ala (= l’influenza, cf. Pearson ad fr. 941, 11) di quella». Qui tuttavia vale «penna»: il riferimento sembra a un episodio mitico concreto, forse legato all’ ἀηδών del fr. 2, 1.

87 ἠερό̣[φοιτ-? L’aggettivo è riferito alla navigazione in Nonn. Dion. 6, 368.

fr. 2.7

fr. 2.18

Fr. 2

. . . . .

] ἀ̣ηδόνιον κ[

]χε̣τε cευ̣ .[

] ἀφ’ Ἑλλάδοc α̣[

]τα τεθηλότ[

5 μ]έ̣λιτι πνειο[

] ….κτημελικ̣[

ἀ]πόκρυφον .[

]π̣λόοc αἰγιαλ[

] .ρ̣οc ἀπέcτη[

10 ] λ̣αμπρὰ δια[

]ε̣μοc πλόοc .[

]. δορὶ μύρ̣ια̣[

ἐ]cτιν επε̣ι̣[

] ιcενελε̣υ̣ν̣[

15 ]ρ̣ο̣ν ὤλεc̣[

16 ]ι̣ κυλιcαμ̣[εν

]λ̣ονομοι̣ .[

]α̣γεν Αἰθιοπ̣[

]τ̣αχέαc κ̣[

20 ]ε̣ύμα̣c̣ι̣ [

]κ̣αι ἀγριο̣[

]ιον ἰcθμ[

]ειάδοc ου̣[

]ραποθε[

25 ]ον κτεα[

].ατραπo[

]παc̣ να[

].cτειχ̣ο̣[

]. οcελουc̣[

. . . . .

3 α̣[ἴηc coniecit Valerio* || 6 Μελικ̣[έρτ- Parsons ap. Maresch || 7 restitui: ποι̣ τ̣υφον̣ [ Maresch || 11 εὐάν]ε̣μοc πλόοc conieci || 12 μυθ̣ια̣ pap. υ̣ρ̣ super lineam || 14 scripsi: (ἐν-)ἐλα̣υ̣ν̣ Maresch || 18 restitui, ἤγ]α̣γεν Αἰθιόπ̣[η- possis:, γεν λ̣ίθιον̣ Maresch || 19 dispexi: .αχεαc. Maresch || 20 διν]ε̣ύμαcι, πν]ε̣ύμαcι conieci: ῥ]ε̣ύμαcι Tomé*: κ̣ύμαcι Maresch || 21 ἀγριọ[φων- e.g. Pontani*: ἀγριό̣[εcc-/εντ-, ἀγριό̣[ωντ- ἀγριό̣[θυμ- etiam possis || 22 ἰcθμ[ distinxit Parsons ap. Maresch || 23 γεν]ειάδοc, πελ]ειάδοc, ὀρ]ειάδοc, παρ]ειάδοc vel -]εια δὸc Maresch || 24 ]ρ’ ἀπόθεcτο[- e.g. Pontani* || 25 κτεα̣[ν- vel κτεα̣[τ- susp. Maresch, recte ut videtur || 26 ἀτραπό[- distinxerim || 27 dispexi et distinxi: πα̣ να Maresch || 29 χει]ρ̣ὸc ἑλοῦc̣[α conieci

da usignolo… /…/dall’ Ellade… /… germogliato /… miele/Melicerte/nascosto…/(della?) navigazione litor (anea?) /disto (?)/luminosa… /… (della?) navigazione… /… la trave innumerevoli/é… /… /… peri/perse /… rivolt-… /… /… Etiop-…/veloci…/vortici/soffi/correnti /… crudel- (?) /… istmo /… /… /… beni/procacc- /… il percorso /… /… proced- /…

Possibili clausole (cf. osservazioni a vv. 3, 6, 21 e 29).

1 ἀ̣ηδόνιον: proprio dell’ ἀηδών. Termine raro, cf. solo Aesch. TrGF 291 (γόον ἀηδόνιον); Eur. Ion 1482 (ἀ. πέτραν); Ar. Ran. 683-684 (ἀ. νόμον); Nicomach. TrGF 127 F 13 (ἀ. κλαγγήν); Nicoch. PCG 19, 1, Nonn. Dion. 5, 411 (ἀηδονίου ὕπνου).

3 ἀφ’ Ἑλλάδοc α̣[ἴηc: la congettura di F. Valerio* è confortata da Or. Sib. 14, 238 ἔτρεμε δὲ χθὼν πᾶcα μετὰ cφίcιν Ἑλλάδοc αἴήc; cf. anche Aesch. Ag. 429 ἀπ’ αἴαc ’Ελλάδοc; Eur. Hipp. 537 Ἑλλὰc <αἶ’> (ins. Hermann, rec. Barrett).

6 Μελικ̣[έρτην, -ηc, -ην: sempre in clausola in poesia esametrica.

7 ἀ]πόκρυφον: in poesia esametrica solo in IG XII 5, 739 i 10 (= Peek, Hymn. Is. 10 [Peek (1930)] = M. Totti, Ausgewählte Texte der Isis- und Sarapis-Religion, no. 2). Con riferimento a persone in situazioni di pericolo, cf. Eur. HF 1070 ἀπόκρυφον δέμαc ὑπὸ μέλαθρον κρύψω (Anfitrione teme la furia di Eracle).

9 εὐάν]ε̣μοc πλόοc: cf. Theoc. 28, 5 τυίδε γάρ πλόον εὐάνεμον αἰτήμεθα πὰρ Δίοc.

12 κὰδ in κὰ]δ̣ δορὶ proposto da Maresch potrebbe figurare solo come pospositiva, cf. G. C. Wakker in LfrgE s.v. κατά 3-4; cf. Od. 9, 217 ἐνόμευε νομὸν κάτα πίονα μῆλα. δόρυ si riferisce evidentemente al legno della nave, cf. LSJ s.v. δόρυ I: «mostly of ships, δόρυ νήϊον ship’s plank».

21 Se di clausola trattasi, possibili ἀγριο̣[φων- (e.g. Pontani*), ἀγριό̣[εcc-/εντ-, ἀγριό̣[ωντ- ἀγριό̣[θυμ-.

29 Fine verso: χει]ρ̣ὸc ἑλοῦc̣[α, cf. Il. 4, 542; 5, 30; 21, 416; (παρὰ) μητ]ρ̣ὸc ἑ., cf. H.Hom. Ven. 115. Altra sede: possibili anche ἐλούc̣[α(το);].οcε λουο̣[μέν-;].οcε λούε̣[τ-

Fr. 3

. . . .

]…[

]τ̣ο̣ν̣[

α̣λ̣π[

]…[

5 ]φ̣.`θο̣´.[

]αν.[

]πο̣.[

]…[

] [

10 ] [

] [

] [

] [

] [

15 [

] [

].ο̣.λ̣.[

] [

] [

20 ].ηγν[

]π̣τελ̣[

]φ̣αμεν[

]… την[

].ελεβη̣.[

25 ]…[

. . . .

Fr. 4

].ι̣cτονδι̣[

]λ̣αμβανε̣[

]αλcεηι̣.[

]οφρ̣̣αδε.[

5 ]υ̣ιπ[

. . .

Fr. 5

. . .

]καθαρ .[

]..τι.[

]λ̣υ̣ν̣ δυπτ̣[

].αρ̣υ̣πεν̣[

5 ]….ινε̣ο̣c̣[

]εοιθ̣[

] π̣[

. . .

Fr. 6

. . .

]ονκ̣[

].αντο̣[

] νοτ[

]υcιτ[

5 ]υμεμ̣[

]…[

]δωρα[

] .ακατ[

] .ταπα[

]..[

. . .

Fr. 7

. . .

].ειο[

]..το̣[

]ε̣κε[

. . .

Fr. 8

. . .

]c.[

].κ̣λ̣[

]οφ[

. . .

Frammenti inediti

Fr. 9

. . .

]α̣ντ[

]...[

]..α.[

]ντ̣ο̣.[

5 ].ει θυμ[

]των[

]μεν[

. . .

Fr. 10

. . .

]...[

]ε̣ι̣..[

]...[

].ε̣.[

5 ].φ…[

]c̣ι̣ `c̣´ ε̣λ `ευc`.[

]ε̣λεγ.[

. . .

Fr. 11

. . .

]. [

].[.].[

].ε̣τιδ[

].ε̣ινκ[

5 ] .ιcαυτ̣[

. . .

Fr. 12

. . .

]λ̣ε̣ι̣[

]..ι̣[

. . .

a

b

Che il fr. 1 contenga un’invocazione ad Afrodite è fuori di dubbio; al v. 2 si fa riferimento alla sua nascita dovuta alla caduta del membro virile di Urano nelle onde del mare, secondo una tradizione che va da Esiodo, Theog. 187-200 a Nonno, Dion. 7, 226-229; 13, 439-443; 41, 99-102. A questo segue probabilmente la menzione del ruolo del vento quale elemento naturale in grado di far emergere Afrodite dalle acque dopo la nascita: cf. H.Hom. Ven. 6, 3-5 ὅθι μιν Ζεφύρου μένοc ὑγρὰν ἀέντοc | ἤνεικεν κατὰ κῦμα πολυφλοίcβοιο θαλάccηc | ἀφρῷ ἔνι μαλακῷ. È significativo che proprio μαλακόc ritorni in riferimento all’acqua anche ai vv. 33 e, forse, 82 del nostro testo, dove pare di intuire la presenza diretta o indiretta di Afrodite.

Il fr. 2 potrebbe invece ritrarre una diversa sezione dello stesso carme del fr. 1: come suggerito da Maresch, potrebbe venirvi trattato il mito di Ino, che salva il figlioletto Melicerte (cf. 2, 6 Μελικ̣[έρτ- Parsons) dalla follia di Atamante e scappa dalla Grecia (cf. 2, 2 ἀφ’ Ἑλλάδοc?) gettandosi in mare. Al v. 7 si legge chiaramente ἀ]πόκρυφον (ποι̣ τ̣υφον.[ed., princ.): se riferito a Ino o a Melicerte, l’aggetttivo potrebbe alludere alla madre o allo stesso bambino, mentre tentano di nascondersi da Atamante.

Maresch ipotizza un possibile collegamento tra Ino, che poteva figurare quale madre di Melicerte nel fr. 2, ed Afrodite, probabile protagonista del fr. 1, richiamando Ov. Met. 4, 531-542, dove Afrodite, ribadendo la propria origine dalla spuma del mare, intercede presso Posidone affinché metta in atto la metamorfosi di Ino (in Leucotea)18. Ma rimane da spiegare il duplice riferimento ai vv. 8, 11 del fr. 2 alla navigazione, elemento a prima vista estraneo al mito di Ino e Melicerte, e che si potrebbe a mio avviso giustificare con un intervento nel poema di Afrodite euploia: a lei si appellavano i marinai, per ricevere protezione durante le traversate in mare19; così si spiega, per esempio, la devozione del navarco Callicrate ad Arsinoe-Afrodite in Posid. 119, 5-6 A.-B.; ma cf. anche Gaetulicus FGE 177-180 con Page, praef. ad loc.; Anon. FGE 1080-1081; Phld. ep. 8, 3-6 con Seider ad loc.20

Al v. 18 del fr. 2 si dovrà leggere con tutta probabilité Αἰθιοπ̣[- (λ̣ίθιον̣ [ ed. princ.), una determinazione geografica che si affianca, oltre che ad ἀφ’ Ἑλλάδοc del v. 2, ad ἰcθμ- del v. 22. Il fr. 2 sembra perciὸ trasmettere un itinerario percorso da un soggetto non identificabile dalla Grecia verso Oriente (= nella direzione degli Etiopi) o con destinazione l’Etiopia stessa, localizzata nell’estremo Oriente secondo la tradizione più antica21: se l’istmo del v. 22 fosse non quello di Corinto, come ci si aspetterebbe, ma la lingua di terra che separa il Ponto Eusino dal Mar Caspio (cf. Dion. Per. 20-21 ἰcθμὸc ἄνω τέταταί τιc ὑπέρτατοc Ἀcίδoc αἴηc, | Καcπίηc τε μεcηγὺ καὶ Εὐξείνοιο θαλάccηc), il percorso si svolgerebbe parte via mare, parte via terra. Questo tipo di itinerario potrebbe essere riflesso in fr. 1, 84 [β]ᾶ̣c̣α δι’ ἠπε̣ί̣ροιο καὶ ὕ̣δ̣[ατοc.

In sintesi, è verisimile che sia il fr. 1 che il fr. 2 facessero parte di uno stesso componimento, forse un inno, che si apriva con un’invocazione ad Afrodite, ma che per una parte cospicua doveva essere dedicato alla navigazione di uno o più soggetti verso Oriente. Si puὸ ipotizzare che la dea favorisse in qualche maniera il tragitto del/i navigante/i, giacché i riferimenti alla navigazione sono presenti sia nel fr. 1 (32 ἀ̣πο̣πλε… [.]ν̣), a lei dedicato, sia nel fr. 2 (8 e 11 πλόοc). Resta da chiarire se e in che modo il mito di Ino e Melicerte venisse trattato, e se gli spostamenti per nave a cui si allude nel fr. 2 si addicano veramente alle peregrinazioni via mare di Ino-Leucotea.

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1 Cf. Maresch (1987) 26-51.

2 Il componimento in tetrametri è stato riedito da Bierl (1990), e commentato da Di Marco (2003) e Battezzato (2006), a cui rinvio per la bibliografia precedente.

3 Cf. Maresch (1987) 30; Lloyd-Jones (2005) 132-133; Barbantani (2005) 142 e n. 20, che istituisce un confronto tra B e P.Cair. Goodsp. 2 (ora riedito da Meliadὸ [2008]) col. iii 1-5, dove si parla di Afrodite nata dalla spuma del mare, e BKT IX 63 I, col. i 6-9, dove il poeta invita alcuni kouroi a intonare un inno ad Afrodite, il cui sito è ἀμφικύμων. Cf. anche P.Cair. Goodsp. 2 iii 1 ἀcτ[ρ]άπτουcα γελᾷ τ[ε]ρπνοῖcι προcώποιc con fr. 1, 34-35 β]λεφάροιcι πρόcωπά τε φαῖνε δὲ̣ κ̣α̣λὸν | (…)]c̣cι πεφρ̣αγμ̣[έν]ον εὐφυέεc̣cιν.

4 Cf. McNamee (1992) 37.

5 Per κ̣αχ(), cf. McNamee (2007) 451. Per μέ(λοc), Parsons ap. Maresch (1987) 47.

6 Cf. McNamee (2007) 452.

7 Cf. Cavallo (1983) 14-15 (cortesemente segnalatomi da R. Janko).

8 Cf. Maresch (1987) 26: «Es ist sehr wahrscheinlich aber keinesweg sicher, daß in fr. e I zu dieser dritten Kolumne gehört. Für diese Anordnung spricht, daß in fr. e I das gleiche Metrum verwendet wird wie in der zweiten Kolumne. Zudem passen die Zeilenabstände con fr. d II gut zu denen von fr. e I.»

9 Cf. Maresch (1987) 46-47; Lloyd-Jones (2005); Barbantani (2005) 142, n. 20.

10 Cf. Caroli (2007) 215-229 (= PP 19-21). Escludiamo P.Oxy. XXXIV 2699 (= P 22 Caroli, Apollonio Rodio, Argonautiche), variamente datato al III (P. Kingston, ed. pr.) o al IV secolo d. C. (E.G. Turner, GMAW2 no. 49), considerato da Bastianini (1995) 27 un esemplare di codice papiraceo scritto unicamente sul recto.

11 Cf. in particolare Page (1981) 72.

12 Metrodorus epigrammaticus in LSJ: cf. Kroll (1932); Tepedino Guerra (1993) 317-318. Un nuovo frammento sulla teoria del linguaggio è stato recentemente pubblicato in Tepedino Guerra (2008). Una nuova edizione complessiva dei frammenti da parte della medesima è annunciata in Dorandi (2000).

13 Maresch (1987) 31. Dello stesso avviso Hutchinson (1989) 357 e Battezzato (2006) 22-23.

14 Pordomingo (2007a) 557; cf. ead. (2008a) 914 e già Maresch (1987) 31. Barbantani (2005) 142, n. 20 considera B, C e D frammenti dello stesso inno; cf. anche Barbantani (2008) 16.

15 Cf. Luppe (1991) 91; cf. Pordomingo (2007b) 917.

16 Il nome di Alessandro Etolo è stato avanzato in relazione a P. Fackelmann 5 + P.Köln VI 242 A da C. Austin ap. Maresch (1987) 29; l’attribuzione è discussa in Magnelli (1999) 47-48 e 225; Battezzato (2006) 29-30. Ad Alessandro, com’è noto, sono attribuiti sia esametri (frr. 1-2), sia tetrametri anapestici catalettici (fr. 7 Magnelli). Le tracce visibili prima di Μ]ητ̣ροδώρου non paiono peraltro compatibili né con αὐτοῦ, che richiamerebbe il nome dell’autore del componimento precedente, né con Ἀλεξάνδρου (scil. Etolo), né con Cωcιθέου, autore di tragedie, drammi satireschi ed opere in prosa, indicato da Di Marco (2003) 68-74 come possibile autore del frammento in tetrametri.

17 Questa tipologia di intestazione è riscontrabile in alcuni esempi di titoli drammatici; cf. Caroli (2007) 66; 198; 255, n. 877; 274. P.CtYBR inv. 4006 (=P 17 Caroli) pare invece costituire una vera e propria eccezione. In nessuno dei casi raccolti da Caroli, in ogni caso, il titolo è disposto su di un unico rigo. Anche nei titoli finali l’usuale ordo verborum prevede che il nome dell’autore in genitivo venga posto prima del titolo dell’opera: cf. Schironi (2010) 68; eccezioni: P.Oxy. inv. 89 B/29-33 (cf. Schironi, Appendix 7); P.Oxy. XLII 3000 (= Schironi no. 10).

18 Cf. Maresch (1987) 50.

19 Cf. Cassola (1975) 280; Larson (2007) 123.

20 Peraltro, come mi fa notare E. Magnelli, gli stessi Ino e Melicerte, nella loro metamorfosi divina in Leucotea/Byne e Palemone, erano invocati dai naviganti: cf. [Apollod.] Bibl. 3, 4, 3; Wilamowitz (1931) I 216-219.

21 Cf. West (1966) 426; West (1981) 187-188; Perale (2011) 376, n. 31.