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Per una nuova edizione del P.Herc. 1044

Una prima ipotesi di ricostruzione del rotolo

Maria Grazia ASSANTE1

Nella collezione ercolanese P.Herc. 1044 occupa un posto di rilievo, in quanto conserva l’unica copia superstite di un’opera biografica su Filonide di Laodicea, un epicureo vissuto nel II sec. a. C., ed è l’unico papiro ercolanese, oltre a P.Herc. 1746, vergato nello stile epsilon-theta, che, invece, è frequentemente attestato nei papiri greco-egizi; pertanto, è stato datato da Cavallo al I sec. a. C. su basi paleografiche2.

Del papiro, svolto tra il 1803 e il 1804 da Camillo Paderni iunior, possediamo quattordici disegni oxoniensi e settantuno disegni napoletani, questi ultimi suddivisi in quattro serie realizzate a più riprese, che, però, offrono una visione parziale del testo e non tengono conto della complessa stratigrafia dei pezzi3. Tuttavia, anche grazie ai diversi cambi di numerazione tuttora visibili sui disegni, ho potuto ricostruire l’articolata storia della conservazione del papiro.

L’attuale sistemazione di quel che resta del rotolo originario, distribuito in tredici cornici, per un totale di venticinque pezzi con sessantasette frammenti numerati di colonne, non è corretta4; gli unici due editori, Crönert (1900) e Gallo (1980), rinunciano al ripristino dell’originario ordine di successione dei pezzi, se non nei pochi casi nei quali ravvisano riscontri testuali interni. Già una rapida ricognizione del materiale superstite lascia intuire la confusione intervenuta nella sistemazione dei frammenti, dal momento che le prime due e le ultime tre cornici contengono soltanto pezzi della parte superiore o di quella inferiore del rotolo, mentre nelle cornici centrali troviamo pezzi completi in altezza, presumibilmente appartenenti alla parte più interna del volumen.

Nel complesso, ho distinto quattro diverse tipologie di cornici (fig. 1): 1) quelle che conservano soltanto pezzi della parte superiore del rotolo (crr 1-2), come attesta la costante presenza del margine superiore; 2) quelle che conservano soltanto pezzi della parte inferiore del rotolo (crr 11-13), come attesta la costante presenza del margine inferiore; 3) quelle che conservano pezzi completi in altezza, ma molto frammentari, specialmente nella parte centrale (crr 3-6); 4) quelle che conservano pezzi completi in altezza e più integri (crr 7-10). Anche in quest’ultima tipologia l’«integrità» dei pezzi è solo apparente, dato che la loro stratigrafia è particolarmente compromessa, soprattutto al centro.

Questa prima ipotesi di ricostruzione è il frutto dell’esame congiunto di dati documentari, anatomici, bibliologici e testuali. Per lo studio della complessa anatomia del rotolo, sono partita dall’osservazione degli elementi morfologici (rotture e pieghe marcate, identificabili come danni solidali) e strutturali (misurazione di volute e sezioni, complete o parziali) e della mise en page5. I pochi riscontri testuali interni, già ravvisati dagli editori ma non valutati in modo funzionale alla ricostruzione, sono stati preziosi per stabilire la continuità tra pezzi distinti delle parti superiore e inferiore del rotolo, per i quali il solo dato materiale risultava insufficiente, per il loro carattere più frammentario e la conseguente approssimazione nelle misurazioni. Le informazioni desumibili dalla documentazione d’archivio (disegni, inventari antichi, immagini multispettrali) hanno concorso a confermare o integrare i precedenti dati.

Fig. 1: diverse tipologie di comici

Già dalla cr 1 (fig. 2) si rilevano tre tipologie di pieghe molto marcate, che identificano, nella parte superiore del rotolo, tre diverse sezioni, delle quali la prima presenta pieghe discendenti da destra verso sinistra, la seconda pieghe orizzontali e la terza pieghe discendenti da sinistra verso destra. Queste «semivolute» a triplice sezione, che occupano poco più di mezza voluta, sono regolarmente seguite da altre due sezioni con una caratterizzazione morfologica meno evidente: nel complesso, ciascuna voluta della parte superiore del rotolo si compone di cinque sezioni.

Fig. 2: cr 1: tre tipologie di pieghe rintracciate nelle «semivolute» a triplice sezione

Diversa è la situazione nella parte inferiore del rotolo (fig. 3), in cui le consuete rotture verticali che delimitano le diverse sezioni, ben visibili nella parte superiore, sono meno evidenti e le volute sono caratterizzate da tre tipologie di pieghe simili alle precedenti, ma disposte in modo differente: tali volute, costituite da un paio di sezioni piuttosto ampie, sono più estese delle volute corrispondenti della parte superiore.

Fig. 3: cr 9: diversa caratterizzazione delle volute nelle parti superiore e inferiore del rotolo

Nelle cornici che contengono i pezzi più integri, e in particolare nella cr 10 (fig. 4), tale difformità è resa più evidente dalla forma trapezoidale del pezzo, la cui ampiezza complessiva varia tra le parti superiore e inferiore, forse a causa di un avvolgimento irregolare del rotolo, più stretto in una delle due metà.

Fig. 4: cr 10: differente ampiezza del pezzo nelle parti superiore e inferiore

Il P.Herc. 1044 è uno di quei papiri «a voluta complessa», che, in quanto soggetti a una pressione non uniforme nei diversi punti della loro superficie, hanno assunto la forma di poliedri irregolari, dando come risultato dello svolgimento il succedersi di volute a più sezioni. Nel più antico Inventario dei papiri ercolanesi, è descritto come «compresso in varie guise, impastato», e questo fa presumere che la compressione subita dal manufatto su più lati, dovuta al peso esercitato dal materiale lavico, ne avesse alterato in maniera significativa la forma originaria, rendendolo peraltro poco adatto allo svolgimento6.

Dallo stesso Inventario si ricavano le misure dell’altezza (definita «lunghezza») e del diametro maggiore del manufatto prima dello svolgimento (fig. 5).

Fig. 5: equivalenze e calcoli

L’altezza, corrispondente a 22,5 cm ca, coincide sostanzialmente con quella dei pezzi completi superstiti (crr 3-10)7. Diversamente, il calcolo della circonferenza, risultante da una semplice formula geometrica (diametro x π), che per altri papiri serve a ricavare la misura della voluta più esterna, non risulta valido per il P.Herc. 1044: basti pensare che la misura della voluta completa più ampia della parte superiore del rotolo, collocata nella cr 1, è di 16,5 cm ca, ossia maggiore della circonferenza calcolabile a partire dal diametro «maggiore», di 15,1 cm ca.

Delle diverse tipologie di rotoli carbonizzati, visti in sezione (fig. 6), soltanto per un papiro «di forma cilindrica» la circonferenza calcolabile a partire dalla misura del diametro coincide con il perimetro della sezione del papiro, corrispondente alla sua voluta più esterna8.

In un papiro «compresso per lungo», che ha subito una schiacciamento tale per cui la sua sezione non risulti più circolare ma press’a poco ellittica, la stessa circonferenza ha un’estensione più ampia del perimetro della sezione ellittica, e quindi non corrisponde più alla misura della voluta più esterna. In un papiro «compresso in varie guise», come il P.Herc. 1044, la cui sezione ha assunto la forma di un poligono irregolare, tale circonferenza risulta meno estesa del perimetro della sezione e, quindi, può rappresentare soltanto un terminus a quo per calcolare approssimativamente la misura della voluta più esterna.

Oltre alla pesante deformazione subita dal rotolo a seguito del processo di carbonizzazione, il computo esatto delle porzioni di materiale perdute è ostacolato anche dalla complessa stratigrafia dei pezzi superstiti, poiché non di rado la sovrapposizione di strati differenti altera la corretta misurazione di volute e sezioni; inoltre, il frequente ricorrere di ampie lacune non facilita il recupero di significativi dati testuali.

Fig. 6: tre diverse tipologie di rotoli carbonizzati, visti in sezione

Soltanto in tre casi è possibile operare con sicurezza il ripristino topografico di pezzi distinti delle parti superiore e inferiore del rotolo grazie a riscontri testuali interni (fig. 7): vanno ricongiunti il pz IIIa della cr 1 (frr. 5-6) con il pz IV della cr 12 (frr. 58-59), il pz II della cr 2 (frr. 13-14) con il pz IV della cr 11 (frr. 13-14 inf.), e il pz I della cr 13 (frr. 6064) con il pz III della cr 2 (frr. 15-17): infatti, il testo del fr. 59, parte inferiore di una colonna, continua nel fr. 5, parte superiore della successiva, così come il fr. 13 inf. prosegue nel fr. 14, e il fr. 62 nel fr. 16.

Fig. 7: riscontri testuali interni (secondo la numerazione dei frammenti data da Gallo). In nero sono indicate le parti superiori del rotolo, in bianco quelle inferiori.

Il recupero di tali riscontri testuali ha consentito di ricostruire tre porzioni di rotolo (fig. 8), per le quali il solo dato materiale non bastava, per via della forte approssimazione nelle misure di pezzi cosi lacunosi.

Osservando più da vicino il primo dei tre casi esposti, si comprende meglio il problema della complessa stratigrafia dei pezzi (fig. 9)9: i margini dei frr. 58 e 59, appartenenti al pz IV della cr 12 (parte inferiore del rotolo), sono troppo distanti tra loro perché possa trattarsi di parti inferiori di due colonne consecutive, come suggerirebbe la successione dei frammenti stabilita dagli editori.

Fig. 8: tre porzioni di rotolo ricostruite grazie ai riscontri testuali interni

Fig. 9: cr 12, pz IV: frr. 58-59 Gallo ̣→ frr. 58-58a-59a-59 Assante

Dopo un’analisi più attenta, ho notato che tra il margine destro della prima colonna e quello sinistro della seconda ci sono i resti di due intercolumni (indicati dalle frecce oblique), a loro volta troppo ravvicinati per essere effettivamente continui: infatti, se uniamo virtualmente questi due intercolumni osserviamo che la loro distanza non corrisponde alla media del papiro; inoltre, a destra del primo intercolumnio e a sinistra del secondo ho rilevato i resti di altre due colonne inedite. Il tutto si spiega considerando la sovrapposizione di due strati differenti: a sinistra della linea nera, su un ampio sovrapposto, si trova il fr. 58, seguito, nella parte superiore del pezzo, da un intercolumnio e dall’inizio di due linee appartenenti a una colonna inedita, che provvisoriamente ho denominato «fr. 58a»; a destra della stessa linea, sullo strato di base, osserviamo la fine di un’altra colonna inedita, che ho contrassegnato come «fr. 59a», seguita da un intercolumnio e dal fr. 59.

Dal momento che, come ho detto, il testo del fr. 59 prosegue nel fr. 5, andando a ricollocare l’ampio sovrapposto, individuato nel pz IV della cr 12, una voluta più avanti rispetto allo strato di base, risulta che il fr. 58 corrisponde alla parte inferiore della stessa colonna di cui il fr. 5 è la parte superiore, mentre il fr. 58a è la parte inferiore del fr. 6 (fig. 10).

Pertanto, ho ristabilito il corretto ordine di successione dei frammenti, recuperato le parti inferiori di due colonne inedite e ripristinato la corrispondenza tra parti superiori e inferiori di due colonne consecutive. Anche per quanto riguarda i pezzi completi in altezza, nei quali le misure delle volute sono meno approssimative, la loro disposizione nelle crr 310, riprodotta fedelmente dagli editori, non rispecchia la successione corretta (fig. 11).

Fig. 10: nuovo ordine di successione dei frammenti: frr. 58-59-5-6 Gallo → frr. 59a-59-5-58-6-58a Assante

Fig. 11: ripristino topografico delle crr 7-10 in base alle misure delle volute

I pezzi contenuti nelle crr 7-10, ossia quelli più integri, vanno ricollocati, in base a tali misure, nel seguente ordine: 10-7-9-8; tali cornici conservano i pezzi più interni oggi superstiti del rotolo, sebbene la voluta meno ampia misurabile nella parte superiore dell’ultimo pezzo (cr 8) sia comunque molto estesa (110 mm ca).

Le tredici cornici del P.Herc. 1044 non contengono, infatti, la porzione più interna del volumen, che doveva essere ampia non meno di due metri e di cui pare si siano perse le tracce10. Nell’Inventario de’Papiri Ercolanesi del 1819-1823, a proposito del nostro, definito «Pap (iro) intero svolto in pezzetti ventuno», si fa anche menzione di «altra porzione provata, e riposta […] a dì 9 Genn (aio) 1823 presa per isvolgersi di nuovo»11: tale indicazione, in seguito cancellata, potrebbe alludere proprio alla porzione terminale del rotolo, che in un papiro «impastato» e «compresso in varie guise» doveva apparire ugualmente inadatta allo svolgimento, come dimostrano la confusione stratigrafica particolarmente evidente proprio nelle porzioni di rotolo più interne (crr 7-10) e l’infelice esito dello stesso svolgimento dei venticinque pezzi superstiti.

Dallo stesso Inventario si ricava anche il numero dei pezzi (ventuno) all’epoca dello svolgimento; tale numero si ritrova anche nel più tardo Inventario generale de ‘papiri e di tutti gli altri oggetti ivi esistenti del 1853, in cui si legge: «pezzi ventuno tra grandi e piccioli»12. Ciò significa che tra i venticinque pezzi attualmente conservati ve ne sono alcuni da ricongiungere, per ripristinare il numero di ventuno (fig. 12): infatti, i pzz I (A) e II (B) della cr 2 (parte superiore del rotolo) sono il frutto del taglio di un’unica striscia di materiale continuo, come si vede anche dalla rifilatura dei pezzi, mentre i pzz I (A) e III (B) della cr 12, e i pzz I (C) e II (D) della cr 13 (parte inferiore) vanno ricollocati l’uno di seguito all’altro in tale successione.

Fig. 12: numero complessivo dei pezzi recuperati dallo svolgimento: 25 (attuale situazione in crr 1-13) → 21 (da inventari antichi)

A queste conclusioni sono giunta non soltanto considerando elementi morfologico-strutturali e di mise en page, ma anche grazie a dati documentari (fig. 13): alcune delle vecchie numerazioni ancora visibili sui cartoncini blu sotto quelle attuali sono state un primo indizio, lasciando supporre che l’unica striscia contenuta nelle crr 12-13 (ABCD) precedesse, all’interno del rotolo, quella costituita dai pzz I (A) e II (B) della cr 2; in base alla vecchia numerazione risulta, inoltre, che la prima striscia (crr 12-13) doveva precedere le crr 3-4, cui dovevano far seguito i pzz I (A) e II (B) della cr 2.

Fig. 13: numerazioni originarie di alcuni frammenti, ancora visibili sui cartoncini blu sotto quelle attuali

Di fondamentale importanza per una ricognizione più ampia è stata la numerazione dei disegni oxoniensi data da J. Hayter (fig. 14), tuttora visibile sugli originali e pubblicata da H. Essler13: tale numerazione, che rispecchia la prima sistemazione dei pezzi su materiali di supporto all’epoca dello svolgimento, conferma i dati precedenti e fa luce sul corretto ordine di successione delle crr 3-6.

Fig. 14: numerazione dei disegni oxoniensi data da Hayter

Se ne ricava che tra le crr 3-4 e 5-6 si inserisce la striscia costituita dai pzz I (A) e II (B) della cr 2, il cui testo continua nel pz III della cr 11, come confermano i dati anatomici. In conclusione, sono giunta al ripristino topografico di diciotto pezzi in quattro ampie porzioni di materiale continuo (fig. 15), con lacune tra una porzione e l’altra, attribuibili per lo più alla confusione stratigrafica diffusa: la numerazione delle cornici cosi riordinate dà un’idea complessiva dell’arbitraria distribuzione dei frammenti al loro interno.

Fig. 15: prima ipotesi di ricostruzione del rotolo: ripristino topografico di diciotto pezzi in quattro ampie porzioni di materiale continuo

Soltanto pochi pezzi, posti nelle crr 1, 11 e 12 e da riferire alla parte più esterna del rotolo, restano ancora privi di una precisa collocazione (fig. 16).

Quanto al contenuto, il ripristino topografico dei pezzi consente di ristabilire la corretta successione dei principali nuclei argomentativi, di cui fornisco di seguito un primo quadro d’insieme (tav. 1), in vista di una revisione complessiva del testo, per il quale il prezioso ausilio delle immagini multispettrali lascia sperare in significativi miglioramenti di lettura.

Fig. 16: corretta successione dei principali nuclei argomentativi

Tav. 1: nuova successione dei principali nuclei argomentativi, risultante dalla ripristino topografico dei pezzi

Per una ricognizione più immediata del nuovo ordine dei frammenti in relazione alla numerazione data dall’ultimo editore – che rispecchia sostanzialmente quella presente sui cartoncini delle cornici e quella assai parziale di Crönert – propongo un altro schema (tav. 2), basato sulla corrispondenza tra i frammenti di Gallo e i pezzi del papiro (riordinati in seguito al ripristino topografico).

Tav. 2: nuovo ordine dei frammenti (ed. Gallo) risultante dal ripristino topografico dei pezzi

GalloP
1-4, 6a, 6b, 7-10, 48a, 49-51,Pezzi ancora privi di un’esatta collocazione: pzz
51a-51f, 54-55, 55aI-II, IIIb-IV (cr 1); pzz I-III (cr 11); pz II (cr 12)
59, 5, 58, 6pzz IIIa (cr 1) + IV (cr 12)
52, 52a, 53, 56-57pzz I e III (cr 12);
60-61, 15, 62, 16, 63, 17, 64-67pzz III (cr 2) + I-II (cr 13)
18-25pz I (cr 3); pz I (cr 4)
11-13, 13 inf., 14, 14 inf.pz I (cr 2); pzz II (cr 2) + IV (cr 11)
26-34pz I (cr 5); pz I (cr 6)
43-48, 35-38, 41-42, 39-40pz I (cr 10); pz I (cr 7); pz I (cr 9); pz I (cr 8)

Bibliographia

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Blank, D./Longo Auricchio, F. (2004), «Inventari antichi dei Papiri Ercolanesi», CErc 34, 39-152.

Capasso, M. (2007), «I rotoli ercolanesi: da libri a carboni e da carboni a libri», in Palme, B. (ed.), Akten des 23. Internationalen Papyrologenkongresses (Wien 2001) (Wien) 73-77.

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Crönert, W. (1900), «Der Epikureer Philonides», SPAW II, 942-959 [trad. it. in Livrea, E. (ed.), Studi ercolanesi (Napoli 1975) 39-61].

De Sanctis, D. (2009), «Il filosofo e il re: osservazioni sulla Vita Philonidis (PHerc. 1044)», CErc 39, 107-118.

Essler, H. (2006), «Bilder von Papyri und Papyri als Bilder», CErc 36, 103-143.

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Gallo, I. (2002), Studi di papirologia ercolanese (Napoli).

Gigante, M. (1979), Catalogo dei Papiri Ercolanesi (Napoli) [con i Supplementi in CErc 19 (1989) 193-264 e in CErc 30 (2000) 157-242, ora nella versione digitale aggiornata Del Mastro, G. (ed.), Chartes. Catalogo multimediale dei Papiri Ercolanesi (Napoli 2005)].

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1 Ringrazio vivamente la Prof.ssa Francesca Longo Auricchio, il Prof. Giovanni Indelli, la Prof.ssa Giuliana Leone e il Dott. Gianluca Del Mastro per aver rivisto con me il presente contributo e per gli interessanti spunti di riflessione che ne sono seguiti; esprimo, inoltre, la mia gratitudine al Prof. Dirk Obbink per alcuni preziosi suggerimenti e per l’attenzione dedicata ai miei studi durante il mio soggiorno ad Oxford (luglio - settembre 2010). Le fotografie digitali (da me realizzate) e le immagini multispettrali (opera di Steven W. Booras © Biblioteca Nazionale, Napoli/Brigham Young University, Provo) del P.Herc. 1044 (Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III» di Napoli) sono riprodotte su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Italia; ne è vietata la duplicazione con qualsiasi mezzo.

2 Per le edizioni di P.Herc. 1044, cf. Crönert (1900) e Gallo (1980) 23-166, ried. con alcune revisioni e aggiornamenti in Gallo (2002) 59-205; per la bibliografia complessiva, cf. Gigante (1979); per ulteriori aggiornamenti, cf. De Sanctis (2009). Per la datazione, cf. Cavallo (1974).

3 Per uno schema riassuntivo della documentazione disponibile, cf. Assante (2010b) 51.

4 Per l’esatta distribuzione dei diversi frammenti nelle tredici cornici, cf. Assante (2010b) 53 n. 10.

5 Per i primi risultati dello studio e per un esame più dettagliato delle complesse problematiche cui faccio riferimento d’ora in avanti, cf. Assante (2010a).

6 Il documento, datato ai primi anni Ottanta del XVIII secolo e attualmente conservato presso l’Archivio storico del Museo Nazionale di Napoli (Serie Inventari Antichi n. 43), è stato rintracciato e pubblicato da Blank/Longo Auricchio (2004) 45-124 (per la citazione: 83).

7 Per le misure qui indicate e i relativi calcoli, cf. Assante (2010a).

8 Sull’ argomento, cf. Capasso (2007).

9 Per la questione dei fr. 58-59 Gallo nel suo complesso, cf. Assante (2010b).

10 Poiché non vi sono elementi probanti per stimare con sicurezza l’effettiva consistenza della parte più interna del rotolo, per noi perduta, ho fornito una valutazione molto approssimativa, basata su un confronto con il P.Herc. 1006: cf. Assante (2010a) 239; Assante (2010b) 52 e n. 9.

11 L’Inventario è custodito nell’Archivio dell’Officina dei Papiri Ercolanesi (AOP XVII 11) della Biblioteca Nazionale di Napoli.

12 AOP XVII 20.

13 Cf. Essler (2006) 140. Ho potuto revisionare personalmente gli originali grazie a un soggiorno bimestrale presso la Bodleian Library di Oxford.