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Il P.Herc. 1149/993 (epicuro, Sulla Natura, libro ii) :una nuova ipotesi di ricostruzione

Giuliana LEONE

Il P.Herc. 1149/993 contiene i resti del II libro Sulla natura di Epicuro. La doppia numerazione indica le due parti, rispettivamente superiore e inferiore, di un rotolo che forse si spezzò al momento del suo rinvenimento durante lo scavo settecentesco della Villa dei Papiri di Ercolano, se non già al momento del seppellimento durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. : di tali parti, svolte e edite indipendentemente in tempi diversi nel corso dell’Ottocento, Walter Scott fu il primo, nel 1885, a intuire l’appartenenza a un unico rotolo, avanzandone anche un tentativo di ricostruzione parziale su base testuale, proseguito negli anni Cinquanta del Novecento da Achille Vogliano1.

La mia ipotesi di ricostruzione complessiva del rotolo è basata per la prima volta sull’autopsia di tutti i frammenti superstiti, alla luce delle più moderne metodologie di approccio allo studio della ricostruzione dei rotoli carbonizzati a partire dai loro aspetti anatomici e bibliologici, e si è avvalsa del sussidio degli strumenti tecnologici più avanzati oggi a disposizione2.

Un contributo fondamentale è venuto dal confronto con l’altro esemplare del medesimo libro di Epicuro conservato nel P.Herc. 1783/1691/1010, da me allo stesso modo precedentemente ricostruito3 ; inoltre, è stata tenuta nel debito conto la documentazione di archivio, che ha fornito elementi utili per comprendere le condizioni di seppellimento del rotolo e quelle di conservazione all’indomani del rinvenimento, nonché le modalità del duplice svolgimento, che dovettero determinare l’assetto in cui il papiro oggi si presenta.

1. Qualche considerazione preliminare va fatta proprio a partire dalla descrizione dei P.Herc. 1149 e 993 nel più antico Inventario dei papiri ercolanesi, databile al 17824 :

N° 1149 : altro simile pezzo di papiro – compresso per lungo, e ridotto in forma di tavola alquanto impastato, facile a sfogliarsi – di lunghezza once 4. 4/5, di larghezza once 2. 1/25.

N° 993 : altro pezzo di papiro compresso in varie guise, ed in parte scorzato, di lunghezza once 4, di diametro maggiore once 2. 1/5.

L’Inventario testimonia che la numerazione dei due pezzi era ben distinta già al momento della catalogazione dei papiri nei primi anni Ottanta del Settecento, ben prima, dunque, del loro svolgimento, senza che si avesse nozione del reciproco collegamento ; inoltre, le forme ben diverse di compressione ivi descritte per le due parti denotano che il rotolo dovette subire, contestualmente al processo di carbonizzazione, un duplice e articolato schiacciamento da parte di materiali architettonici crollati o di prodotti eruttivi, tale, in ogni caso, da provocarne a un certo punto la rottura nella parte centrale, evidentemente la più debole6.

In particolare, il tipo di compressione « per lungo », cioè per tutta la lunghezza del manufatto, e la riduzione in forma di « tavola » della parte superiore nel P.Herc. 1149 riconducono a uno schiacciamento uniforme e particolarmente forte : non a caso, ne viene fornita la misura della « larghezza » e non quella del « diametro ». Ciononostante, questa parte era definita « facile a sfogliarsi », né si fa cenno, come si legge a proposito di altri rotoli, ad alcun intervento di scorzatura, il che induce a credere che, almeno fino al 1782, non ne fosse andata perduta una grande quantità rispetto alle dimensioni originarie7.

La parte inferiore del rotolo nel P.Herc. 993, invece, sembrerebbe aver subito una compressione meno accentuata – la misura fornitane del « diametro maggiore », infatti, lascia pensare a una forma più vicina a quella di un cilindro –, ma in qualche modo più articolata, che, evidentemente, ne aveva suggerito l’opportunità di una preliminare scorzatura per agevolarne il successivo svolgimento8.

Lo svolgimento del P.Herc. 1149 non sembra avere provocato particolari danni al manufatto. La « lunghezza » del pezzo attestata nell’Inventario, di 10,6 cm ca, corrisponde, infatti, all’altezza che oggi presenta la maggior parte dei venti pezzi svolti superstiti, per un numero pressoché costante di 14-15 linee di scrittura9 ; anche il margine superiore oscilla costantemente tra i 2,8 e i 3 cm, che dovevano, pertanto, costituirne la misura originaria ; infine, poiché la misura di 14 cm calcolata per la prima voluta individuata nei pezzi superstiti non dovrebbe discostarsi di molto dalla misura di 14 cm ca ipotizzabile per la prima voluta del rotolo nel momento della catalogazione nell’Inventario, ciὸ vuol dire che, anche nelle operazioni di svolgimento, il rotolo non dovette subire perdite cospicue nella parte iniziale10.

Una certa quantità di materiale papiraceo dovette andare distrutta, invece, tra un pezzo e l’altro dei primi svolti, come si evince dal forte scarto talora esistente tra le misure delle rispettive volute ; per di più, particolarmente nella parte iniziale la stratigrafia del papiro risultò assai sconvolta, al punto che dai primi quattordici pezzi svolti non si ritenne di poter trarre alcun disegno ; anche alcuni pezzi apparentemente più omogenei nella superficie si rivelarono di fatto alquanto compromessi ; inoltre, forse già durante lo svolgimento si staccarono da alcuni pezzi frammenti talora di una certa entità, che dovettero andare ben presto perduti, non prima, però, di essere stati opportunamente disegnati11.

Lo svolgimento del P.Herc. 993, invece, dovette presentare non poche difficoltà e causare significativi danni al manufatto. Innanzitutto, dal momento che la misura del « diametro maggiore » registrata nell’Inventario riporta a un rotolo di discreta estensione pur dopo la preliminare scorzatura cui ivi si accenna, mentre se ne conservano solo quattro pezzi finali, bisogna presupporre che un’ulteriore e ben profonda scorzatura vi fu operata al momento dello svolgimento, per raggiungere la parte più interna del midollo, meno articolata nella forma e meglio preservata12. Inoltre, mentre il margine inferiore del rotolo è costantemente conservato in una misura che per lo più si avvicina ai 4 cm, che dovevano, pertanto, costituirne la misura originaria, nel bordo superiore i quattro pezzi presentano una ben visibile frattura dalla forma caratteristica, probabilmente causata da una piega ricorrente con regolarità sulla superficie papiracea in quel punto13 : di conseguenza, l’altezza dei pezzi oscilla non poco secondo i punti di misurazione, così come variabile risulta il numero delle linee di scrittura superstiti, e solo nei punti massimi, in cui raggiunge gli 8 cm ca, l’altezza dei pezzi viene quasi a coincidere con la misura di 8,8 cm ca della « lunghezza » del « pezzo » attestata dall’ Inventario14.

Si spiega, pertanto, la caduta di un numero variabile di linee di scrittura tra le parti superiori e inferiori delle colonne del nostro rotolo, per cui lo Scott giustamente sottolineava la possibilità di ristabilire la continuità del testo solo tra le linee finali delle colonne nel P.Herc. 993 e quelle iniziali delle colonne a esse immediatamente successive nel P.Herc. 1149, ma mai all’interno di una medesima colonna ; della colonna del papiro restava incerto, pertanto, anche il numero complessivo di linee di scrittura, pur se con una certa cautela lo Scott, seguito con altrettanta prudenza dal Vogliano, era giunto a ipotizzarne il numero di 2515. Grazie alle nuove corrispondenze testuali recuperate con il secondo esemplare del libro, in un precedente lavoro ho potuto confermare a pieno tale numero16.

Se, dunque, 25 erano le linee di scrittura della colonna del nostro rotolo, si può ritenere verisimile che già nel momento in cui esso si spezzὸ in due parti dovette andare perduta tra i due pezzi una piccola porzione di papiro, corrispondente all’incirca a una media di due o tre linee di scrittura nella parte centrale delle colonne. Infatti, sommando le lunghezze dei due pezzi registrate nell’Inventario (10,6 + 8,8 cm = 19,4 cm) e sottraendovi la somma delle misure dei rispettivi margini superiore e inferiore (3 + 4 cm = 7 cm), si ottiene un’altezza di colonna di 12,4 cm, in cui avrebbero potuto trovare posto, tenendo conto del modulo delle lettere e degli spazi interlineari che si rilevano nel nostro rotolo, solo ca 22 linee di scrittura : poiché, invece, la colonna di 25 linee, in base alle medesime considerazioni, doveva misurare non meno di ca 14 cm, ciὸ vuol dire che 1,6 cm ca di papiro devono essere andati distrutti nella parte centrale del rotolo già al momento della sua scissione in due parti, e che il rotolo stesso in origine doveva presentare, pertanto, l’altezza standard di ca 21 cm17.

2. Da questi dati sono partita nel mio tentativo di ricostruzione del papiro, reso problematico anche dall’ubicazione del materiale a disposizione : infatti, le due cornici, A e B, in cui si conserva il papiro 993, sono custodite a Napoli nell’Officina dei Papiri « Marcello Gigante » ; invece, delle otto cornici in cui è conservato il papiro 1149, le crr A, B, C e D sono a Napoli, le crr E, F, G e H, nell’ultima delle quali è leggibile la subscriptio, sono oggi conservate a Londra nella British Library, a seguito di un dono di Ferdinando IV al Principe di Galles nel 181618.

La stratigrafia dei quattordici pezzi del P.Herc. 1149 conservati a Napoli appare particolarmente compromessa, il che rende ardua l’individuazione e la lettura delle colonne di scrittura. Soprattutto nei pezzi più ampi, tuttavia, si riconoscono le volute e le due semivolute che le compongono : la semivoluta A, costantemente meno ampia di 8-9 mm rispetto alla semivoluta B, è caratterizzata da una profonda piega trasversale discendente da sinistra verso destra, accompagnata da un rigonfiamento della superficie del papiro, che parte dall’inizio della semivoluta stessa ed è posta a ca 5 cm più in basso rispetto alla prima linea di scrittura ; la semivoluta B è caratterizzata, a sua volta, da almeno quattro profonde pieghe trasversali discendenti da destra verso sinistra, accompagnate anch’esse da marcati rigonfiamenti della superficie papiracea, che partono dalla fine della semivoluta stessa e si susseguono con regolarità per un’altezza di ca 5 cm ; inoltre, nella parte alta della semivoluta B, per tutta la sua estensione, si notano delle increspature orizzontali della superficie del papiro.

Per la loro regolare ricorrenza, tali pieghe, che si riscontrano anche nei sei pezzi conservati a Londra, dalla stratigrafia generalmente più regolare, possono essere considerate danni solidali : pertanto, la distanza tra le pieghe poste alla medesima altezza, misurata dallo stesso punto di ogni piega, ha fornito la misura delle volute. Dove le volute sono interamente conservate, si rileva un intervallo decrescente costante di 1 mm tra una voluta e quella successiva, che solo verso la fine del rotolo diventa di 2 mm per lo spazio di qualche voluta, per ritornare di 1 mm nell’agraphon finale : questo scarto minimo costante, che è indice di un avvolgimento del rotolo regolare e ben serrato, è stato tenuto presente per ipotizzare con buona approssimazione la misura di volute incomplete immediatamente antecedenti o seguenti le volute complete di cui è stato possibile effettuare la misurazione ; allo stesso scopo, è stato tenuto presente lo scarto costante di 8-9 mm che si rileva tra le ampiezze delle semivolute A e B.

Sulla base della misura delle volute superstiti, quindi, si è calcolato il numero delle volute perdute, nonché la quantità di papiro perduta tra un pezzo e l’altro. Infine, sulla stessa base, è stato possibile verificare anche se l’attuale disposizione dei pezzi nelle cornici corrisponda al loro ordine originario di successione nel rotolo : è risultato con evidenza che il pz 12 nella cr C, che presenta volute più ampie, doveva precedere nel rotolo i pezzi nella cr B.

Dei quattro pezzi superstiti della parte inferiore del rotolo nel P.Herc. 993, i pzz 2, 3 e 4 presentano una stratigrafia alquanto regolare : perciò vi si individuano e si misurano agevolmente le volute e le semivolute A e B che le compongono, la prima più liscia, la seconda caratterizzata da una marcata rugosità nel margine inferiore ; vi si distinguono anche le kolleseis, poste a 9,5 cm ca l’una dall’altra19 ; risulta chiara la mise en page, per cui si rileva un’ampiezza costante di 5 cm di colonna + intercolumnio. Si può concludere che l’attuale ordine di successione dei pezzi nelle cornici rispecchia quello originario nel rotolo.

Ben più complessa appare la situazione stratigrafica del pz 1. Partendo dalla misurazione delle volute riconoscibili e dagli elementi di mise en page sono riuscita a individuarvi ben sette volute variamente sovrapposte e i resti di nove colonne, e a calcolare la perdita di una voluta intera e di due volute parziali tra lo stesso pz 1 e il pz 2.

3. Nei loro tentativi parziali di ricostruzione del rotolo, gli editori precedenti erano riusciti a individuare la continuità testuale delle parti inferiori delle colonne nel P.Herc. 993 con le parti superiori delle colonne immediatamente successive nel P.Herc. 1149 solo a partire dalla col. III inferiore nel pz 3, in continuità testuale con la col. I superiore nel pz 17 nella cr G ; tutti, poi, avevano constatato che tale continuità, invece, non si rileva gié più tra la col. II inferiore nello stesso pz 3 e l’ultima colonna superiore che si individua nella cr F. Ciò comportava ammettere una perdita di materiale papiraceo o tra le coll. II e III inferiori nel pz 3, ipotizzando una qualche soluzione di continuità nel pezzo stesso, o tra le crr F e G superiori20 : in entrambi i casi, gli editori rinunciavano a collocare in corrispondenza delle parti superiori di colonne nel P.Herc. 1149 tutte le parti inferiori nei pzz 1 e 2 e le prime due nel pz 3 del P.Herc. 993.

La nuova autopsia ha consentito di fare chiarezza anche su tale questione. In primo luogo, l’esame del pz 3 del P.Herc. 993 ne ha confermato la continuità materiale, il che significa che continue devono essere considerate anche le colonne che vi si individuano come seconda e terza. Inoltre, il calcolo dell’ampiezza delle volute, insieme con la rilevazione delle kolleseis, ha consentito di stabilire con sicurezza la continuità materiale anche tra il pz 2 e il pz 3 del papiro, negata dal Vogliano21 : di conseguenza, si può ritenere certa anche la continuità delle sette colonne nel pz 2 con le otto colonne nel pz 3, per un totale di quindici parti inferiori di colonne consecutive.

Al contrario, l’autopsia del P.Herc. 1149 ha messo in evidenza, ancora sulla base della misura delle volute, un forte iato esistente tra l’unico pezzo conservato nella cr F e il pz 17 nella cr G, confermando la supposizione di una perdita di materiale papiraceo tra i due pezzi. Una prima ipotesi di calcolo del numero delle parti superiori di colonne perdute è stata avanzata su base matematica : poiché tra l’ultima voluta parziale nel pezzo 16 in cr F e la prima parziale nel pz 17 nella cr G risultano perdute ca quattro volute e mezza, per una quantità di 24,5 cm ca di papiro, e poiché, come si è detto, l’ampiezza di colonna + intercolumnio nel nostro rotolo ammonta costantemente a ca 5 cm, risulterebbero perdute 5 parti superiori di colonne (24,5 cm : 5 = 4,9).

Questa ipotesi è stata confermata successivamente su base testuale. Infatti, già l’esame preliminare delle immagini multispettrali, confermato in seguito dall’autopsia, aveva fatto intuire, per il pezzo contenuto nella cr F, una stratigrafia quanto mai complessa. Ho potuto riconoscervi i resti di otto volute variamente sovrapposte e individuarvi i resti di nove colonne, di cui sono riuscita a ristabilire l’ordine originario di successione in base all’osservazione di elementi morfologici, strutturali e di mise en page. Nelle ultime tre colonne leggibili nel pezzo ho colto tre nuove corrispondenze testuali con tre colonne del P.Herc. 1010, da me precedentemente restituite ; quindi su base testuale ho potuto ricollocare le colonne inferiori che si individuano come terza e quarta nel pz 2 del P.Herc. 993 in corrispondenza delle colonne superiori rispettivamente terzultima e penultima in cr F nel P.Herc. 1149. A questo punto, è stato conseguente ricollocare anche le prime due colonne inferiori nel pz 2 in corrispondenza della quinta e della sesta colonna superiori in cr F, e la quinta colonna inferiore nel pz 2 in corrispondenza dell’ultima colonna superiore in cr F. La corrispondenza testuale è stata a sua volta confermata dalla corrispondenza delle misure delle rispettive volute di appartenenza delle semicolonne, nonché dal rilevamento di kolleseis in continuità tra le parti superiori e inferiori e dalla mise en page.

Dopo questa sistemazione, sono, per così dire, « avanzati » i resti di quattro colonne inferiori consecutive, le colonne sesta e settima nel pz 2 e le colonne prima e seconda nel pz 3, che, insieme alla terza colonna nel medesimo pz 3, che, come si è detto, presenta continuità testuale con la prima colonna superiore nel pz 17 nella cr G, corrispondono proprio alle cinque colonne superiori perdute tra le crr F e G calcolate precedentemente su base matematica.

Quanto al pezzo contenuto nella cr E del P.Herc. 1149, dalla stratigrafia particolarmente sconvolta nella prima metà, ho potuto riconoscervi i resti di sei volute variamente sovrapposte e individuarvi i resti di sette colonne, di cui sono riuscita a ristabilire l’ordine originario di successione ancora una volta in base all’osservazione di elementi strutturali e di mise en page. Ho potuto cosi calcolare anche la quantità di materiale papiraceo perduto tra le crr D e E, nonché quella perduta tra le crr E e F.

A questo punto, sulla base delle misure delle volute e degli elementi di mise en page, ho potuto ricollocare le colonne individuate nel pz 1 inferiore nel P.Herc. 993 in corrispondenza delle colonne individuate nei due pezzi superiori nelle crr E e F del P.Herc. 1149 : solo due delle nove colonne inferiori nel pz 1 sono risultate in corrispondenza con parti superiori di colonne perdute tra i pezzi nelle crr E e F, mentre è stato definitivamente acquisito il dato che tutte le parti superiori di colonne conservate nelle crr A-D non trovano corrispondenza nelle parti inferiori superstiti nel P.Herc. 993.

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1 Il P.Herc. 1149 fu svolto tra il 13 aprile e il 7 luglio 1803 e pubblicato nel 1809 nel II tomo della cosiddetta Collectio prior degli Herculanensia Volumina ; il P.Herc. 993 fu svolto nel 1809 e pubblicato nel 1875 nel X tomo della Collectio altera. Cf. anche Scott (1885a) e (1885b) ; Vogliano (1953).

2 Ringrazio vivamente Maria Grazia Assante per avermi costantemente aiutato nel lavoro di ricostruzione materiale del rotolo. Sugli aspetti anatomici e bibliologici, cf. almeno Delattre (2006) 116-130, con la relativa bibliografia fino a tale anno ; Blank (2008) ; Essler (2008) ; Assante (2008) 113-125 e (2010) ; White (2009) ; Delattre (2010). A proposito degli strumenti tecnologici, mi riferisco soprattutto alle fotografie digitali multispettrali realizzate dalla Brigham Young University di Provo, Utah, e particolarmente a quelle effettuate nel 2006 sul materiale conservato a Londra (cf. infra) ; ringrazio l’amico Roger Macfarlane per avermene fornito anche una versione stitched, che si è rivelata quanto mai utile al lavoro di risistemazione dei frammenti e di sovrapposti e sottoposti.

3 Per un primo resoconto, cf. Leone (2010a) : la triplice numerazione indica, in questo caso, rispettivamente parti più esterne, centrali e finali di un unico rotolo svolto in più riprese e di cui dovette perdersi la numerazione originaria, riconosciute come tali da Del Mastro/Leone (2010).

4 Serie Inventari Antichi N° 43, in Blank/Longo Auricchio (2004) 45-124 ; cf. anche Blank/Longo Auricchio (2000) 131-147 ; Blank/Longo Auricchio (2002) 297-300 ; Blank/Longo Auricchio (2007) 57-60. L’Inventario fu compilato dopo il marzo 1782 ma prima dell’agosto 1786 per Blank (1999) 82 e Blank/Longo Auricchio (2004) 39-40, 80 e 89, più precisamente tra marzo e giugno del 1782 per Janko (2008) 10.

5 Ho riportato nell’inciso la definizione che nell’Inventario è data del P.Herc. 1148, a cui il P.Herc. 1149 era detto « simile ».

6 Sul processo di carbonizzazione e sulle diverse modalità di compressione che determinarono le diverse forme assunte dai rotoli ercolanesi, cf. Capasso (2007) 74-75.

7 Sul metodo della « scorzatura » applicato ai rotoli ercolanesi carbonizzati, cf. almeno Angeli (1994) 37-104, e Angeli (1995) 187-202, con la bibliografia relativa.

8 Fino a oggi, tra il materiale conservato nell’Officina dei Papiri « Marcello Gigante », non sono state rintracciate o individuate scorze attribuibili al nostro papiro.

9 Once 4,8 = 10,6 cm ca : un’oncia equivale a 2,2046 cm, cf. Knight/Jorio (1980) 51-65.

10 Questa misura si può ipotizzare solo con approssimazione a partire dalla misura della « larghezza » del pezzo e tenendo conto della sua forma schiacciata « a tavola » : infatti, in un papiro che si può immaginare a sezione ellittica, la prima voluta, equivalente al perimetro dell’ellissi, non doveva essere molto più ampia del doppio della « larghezza » stessa del pezzo (once 2,5 x cm 2,2046 = cm 5,5 ca x 2 = cm 11 ca), ma in ogni caso doveva essere più ampia della misura di 14 cm ca calcolata per la prima voluta parzialmente superstite. Sull’importanza della forma dei manufatti per il calcolo della prima voluta a partire dai dati dell’ Inventario del 1782, cf. Assante (2010) 241-242.

11 Sui disegni e sulle incisioni dei papiri del II libro Sulla natura, cf. Leone (2010b).

12 Se si fosse trattato di un rotolo di forma perfettamente cilindrica, la prima voluta al momento della catalogazione, equivalente a una circonferenza, risulterebbe, infatti, di ca 15,2 cm (2,2 once x 2,2046 cm x π 3,14), e l’estensione del rotolo, tenendo conto dello scarto decrescente di 1 mm che si rileva costantemente tra le volute, ammonterebbe a ca 11,5 m. Tali dati, tuttavia, vanno alquanto ridimensionati, tenendo presente il tipo di compressione subita dal pezzo, « in varie guise », e che la misura fornita nell’Inventario è pur sempre quella di un « diametro maggiore », misurato, quindi, nel punto più ampio : cf. Assante (2010) 242. I quattro pezzi superstiti si presentano, non diversamente dai pezzi superiori nel P.Herc. 1149, « a voluta semplice », costituita, cioè, da due sole sezioni (cf. infra ), secondo una definizione coniata da Gianluca Del Mastro : cf. Assante (2010) 233, n. 4.

13 Si tratta, evidentemente, di un « danno solidale », nell’accezione in D’Alessio (2001).

14 Once 4 x 2,2046 cm.

15 Cf. Scott (1885a) 292 ; Vogliano (1953) 73.

16 Cf. Leone (2005).

17 Cf. Cavallo (1983) 18, e già Martini (1883) 92.

18 Cf. Knight (2002) 306-307.

19 Ringrazio Holger Essler per avermi assistito nell’individuazione e nella misurazione delle kolleseis.

20 Cf. Scott (1885a) 294, e Arrighetti (1973) 577, che, tuttavia, rinunciavano a quantificare tale perdita ; Vogliano (1953) 71, invece, sostenva la continuità tra le crr F e G.

21 Cf. Vogliano (1953) 72.