Il Fondo Vogliano conservato a Napoli
«Il 13 Maggio 1987 il prof. Marcello Gigante ha reso omaggio alla memoria di Achille Vogliano con una visita alla vedova dell’insigne papirologo, Charlotte Vogliano, a Berlino-Zehlendorf. Intatta e ordinata è la bellissima biblioteca dove il prof. Gigante ha potuto prendere visione del Nachlass che sarà donato al nostro Centro. Parte della corrispondenza donata al prof. Gigante sarà resa di pubblico dominio. La casa che perpetua anche il ricordo di Achille Vogliano pittore e specialmente autoritrattista è rimasta quale fu. Sulla parete della casa un motto Bene vixit qui bene latuit e una formula Nihil intret mali. Nel giardino, una statua di giovine pensoso con la scritta Hic habitat felicitas»1. Così scriveva Marcello Gigante, il cui pellegrinaggio nei luoghi principali della vita e della morte di Vogliano si concluse il 26 luglio 1988, quando visitò la tomba dello studioso a Berlino-Zehlendorf, nel trentacinquesimo anniversario della morte2.
Con la scomparsa della Signora Vogliano, avvenuta nel 2001, l’intera biblioteca e gli incartamenti da lei scrupolosamente custoditi furono donati all’Università degli Studi di Milano3. Da alcuni anni, inoltre, ai fondi dell’Accademia Fiorentina di Papirologia e di Studi sul Mondo Antico, presieduta da Rosario Pintaudi, sono state acquisite «attraverso un fortunato e fortuito recupero», come ha scritto Pintaudi, altre Carte Vogliano, riguardanti soprattutto l’impegno dello studioso a proposito dei Papiri Ercolanesi; nel Notiziario Italiano di Antichistica del 17 aprile 2010 Pintaudi ha informato che è stata conclusa la schedatura di questa ricca documentazione.
La figura di Vogliano studioso della civiltà antica e papirologo è fin troppo nota e non ha bisogno di essere illustrata. Può forse risultare utile in questa sede ricordare i punti principali della sua ricerca ercolanese, per chiarire meglio il significato e il valore della documentazione emersa dal Nachlass conservato a Napoli.
Vogliano fu indirizzato allo studio dei papiri ercolanesi dal suo maestro, Girolamo Vitelli, che intuì felicemente come questi testi, da lui definiti «carboni» e «filosofici e stilistici indovinelli», rispondessero all’esigenza di Vogliano di dedicarsi a campi nuovi e inesplorati4. Come ha giustamente scritto Sergio Donadoni, «Nuovi testi ne ha avuti a dovizia. A cominciare da quelli che ne hanno accompagnato – quasi facendole da sfondo filologico – tutta la sua vita, i testi epicurei ercolanesi. Dei quali cominciò ad occuparsi nel 1909 (…), e di cui nel n[umero] 2 dei Prolegomena, uscito postumo nel 1953, continuò a pubblicare nuovi frammenti e a narrare la storia»5. Vogliano fu il primo editore moderno dell’opera di Epicuro Περὶ φύсεωс, un compito che aveva, se così si può dire, «ereditato» da Gomperz e da Sudhaus che, per ragioni diverse, non avevano potuto realizzarlo, e ne pubblicò cinque libri: il secondo6; l’undicesimo7; il quattordicesimo8; il quindicesimo (postumo, a cura di Berthold Häsler)9; il ventottesimo10. Per l’edizione del venticinquesimo, che allora era noto come Liber incertus de libertate agendi, Carlo Diano gli fu debitore di molto e importante materiale11. Legato alla figura di Epicuro è anche l’interesse di Vogliano per i testi biografici, che gli suggerì lo studio del libro incerto contenuto nel P.Herc. 176, che, con felice intuizione, egli comprese trattarsi di un testo prefilodemeo, e delle opere di Filodemo relative a questo tema, da lui indagate prevalentemente come fonti di documenti e notizie sulla figura e sulla vita di Epicuro12. Dobbiamo anche ricordare l’edizione del protrettico contenuto nel P.Herc. 346, che Vogliano considerò opera di Polistrato, ma che l’editore più recente, Mario Capasso, ha argomentatamente rivendicato a Filodemo13; lo studio di varie parti di un’opera polemica di Filodemo, dal titolo incerto, tramandata dal P.Herc. 100514; l’interesse per alcuni passi del secondo libro dell’opera di Demetrio Lacone Περὶ ποιημάτων, sia per quanto riguarda la testimonianza che fornisce su Sofrone sia, soprattutto, per il frammento lirico riferibile ad Alceo15.
Il lascito destinato al Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi «Marcello Gigante» (CISPE) è oggi conservato nel Dipartimento di Filologia Classica «Francesco Arnaldi» dell’Università di Napoli Federico II e consta di tre nuclei: 1) più di 1200 estratti, o volumetti, di autori vari e su temi vari, e circa 50 annate di periodici; 2) circa 1500 tra lettere e cartoline inviate a Vogliano da circa 400 mittenti; 3) un gruppo di manoscritti, per la maggior parte sui testi ercolanesi, in piccola misura su altri temi dell’antichità classica.
Delle pubblicazioni è stato realizzato un Catalogo cartaceo, a cura di Tiziana Di Matteo, nel 2003, un cui Supplemento, curato dalla stessa Di Matteo, è stato pubblicato nel 200716. Prevediamo di allestirne quanto prima una versione informatica che sarà messa in rete nel sito del CISPE, per rendere immediatamente disponibile agli studiosi la consistenza di questo Fondo librario contenente lavori forse non reperibili dovunque, che, a richiesta, potremo inviare in pdf.
Della corrispondenza, molto ricca e varia, alcuni nuclei sono stati resi noti: una parte delle lettere di Robert Philippson, Raffaele Cantarella, Girolamo Vitelli, Medea Norsa, Luigi Castiglioni, ed excerpta dal Carteggio di Franz Cumont e di Paul Mazon, questi ultimi pubblicati da Luciano Canfora nel volume Il papiro di Bongo, in cui è un riferimento anche alla corrispondenza con Gaetano De Sanctis17.
La piccola parte dei manoscritti estranei a temi ercolanesi è raggruppata in alcune cartelle, dedicate a Ipponatte, al Nachlass Wilcken, a trascrizioni dattiloscritte di corrispondenza relativa a Champollion per gli anni 1820-1826, a due conferenze su Leopardi e su Pascoli.
Il materiale ipponatteo è il seguente:
1) Un lavoro di 58 pagine dattiloscritte intitolato Ipponatte sulle scene e nella società della Lidia.
2) Appunti su frammenti di Ipponatte.
3) Un volumetto dattiloscritto intitolato Il frammento 3 Crusius-Diehl di Ipponatte, che rientrava nei Corsi di dispense (Letteratura greca) editi nel 1942 per gli studenti della Facoltà di Lettere dell’Università di Milano.
4) Due fogli dattiloscritti (maggio 1942) intitolati Nota Hipponattea, successivamente pubblicati, come spiega lo stesso Vogliano in una postilla stampata dopo la conclusione dell’articolo: «Si pubblica integralmente una nota composta nel maggio del 1942 e che allora non venne pubblicata, perché alcuni dei risultati erano stati raggiunti in una nota di Eduard Fraenkel, che poté valersi di alcune felici intuizioni di Paul Maas.»18
5) Un altro fascicoletto di appunti su Ipponatte, più fogli sciolti su frammenti.
6) Una cartellina (fogli sciolti di appunti) intitolata Hipponax p. 2176, con commento.
Di Ulrich Wilcken, «frequentato assiduamente a partire dal ‘22», come ha scritto Luigi Lehnus, Vogliano ha «acquisito per sé quanto della sua biblioteca (opuscoli, manoscritti, collazioni) non fosse andato per testamento alla Staatsbibliothek berlinese»19. A Napoli, nella cartella contenente il Nachlass Wilcken sono raccolti:
1) Una serie di appunti sul mondo ebraico (fasc. 1-6).
2) Appunti sulla Costituzione degli Ateniesi di Aristotele, con alcune pagine a stampa della Prefazione dell’edizione Kaibel-Wilamowitz (fasc.7).
3) Appunti su testi documentari (fasc. 9).
4) Schede su papiri documentari (fasc. 18).
5) Appunti sulla Costituzione degli Ateniesi (fasc. 19).
6) Fascicoli con una serie di estratti a stampa.
Il materiale ercolanese si può suddividere per temi:
1) Storia della Officina e dei papiri:
Un quaderno nero contiene cinque fogli manoscritti, intitolati Una proposta alla Direzione del British Museum, in cui si legge un abbozzo molto confuso di risistemazione delle collocazioni di alcuni papiri dell’opera Περὶ φύсεωс di Epicuro; sei pagine con le trascrizioni dattiloscritte di alcuni documenti relativi a doni di papiri ercolanesi all’Inghilterra e alla Francia; infine, le trascrizioni, manoscritta e dattiloscritta, della relazione sugli esperimenti di svolgimento dei papiri ercolanesi fatti da Thomas Young20.
Una cartella riguardante John Hayter contiene quattro quaderni manoscritti, in tre dei quali sono gli estratti, in inglese, del testo del Report che Hayter inviò al Principe di Galles nel 181121; nel quarto sono gli estratti dagli Herculanensia di Drummond e Walpole22. Inoltre, in diversi fogli manoscritti (e in alcuni dattiloscritti), preceduti dall’intestazione Missione Hayter, si leggono le trascrizioni dei documenti relativi al soggiorno di Hayter in Italia, i cui originali, come è noto, sono conservati nella Bodleian Library di Oxford23.
Una cartella contiene trascrizioni a mano (dello stesso Vogliano) e dattiloscritte di documenti (per lo più corrispondenza) riguardanti i doni dei papiri al Principe di Galles (1803 e 1816)24; contiene anche la trattativa tra le autorità francesi e inglesi per gli esperimenti di Friedrich Sickler sui papiri donati a Napoleone (sembra che si tratti di documenti già noti)25.
Una cartella contiene la trascrizione manoscritta della relazione di Humphry Davy, che fu a Napoli tra il 1819 e il 1821 per aprire i papiri ercolanesi con un nuovo metodo chimico26; la trascrizione manoscritta (e la copia dattiloscritta) di una lettera mandata il 21 febbraio 1820 dal Marchese di Circello al Signor A’ Court, Ministro Plenipotenziario del Re di Inghilterra; copie a penna su lucidi, eseguite presumibilmente da Vogliano, dei disegni oxoniensi che riproducono il testo dei papiri aperti da Davy, con alcune proposte di supplementi scritte a matita nel margine da Vogliano27.
2) Autori e testi:
a) Epicuro
– Un album nero con l’edizione del II libro dell’opera Περὶ φύсεωс.
– Tre quaderni relativi al testo di P.Herc. 1149 e 1010 (Nat. II), 154 e 1042 (Nat. XI), 1148 (Nat. XIV), 1431 (Nat. XXXIV). Questo materiale è stato studiato da Giuliana Leone28.
– Edizione manoscritta e disegni di Nat. XV.
– Copia della trascrizione di Sudhaus di Nat. XI, eseguita in Berlino nell’aprile 1942.
– Copia delle collazioni di Sudhaus di P.Herc. 1149, 1042, 419, 989, 139, 1398, 1385. Questo materiale è stato studiato da Tiziano Dorandi e da Giuliana Leone29.
– Bozze degli Ethica di Diano.
Sono 121 pagine che documentano una fase preparatoria del volume di Diano, al quale sappiamo che Vogliano ha offerto molto materiale, soprattutto per quanto riguarda i papiri ercolanesi30. Le bozze rispecchiano abbastanza fedelmente la struttura del volume; manca la parte dei Fragmenta che comprende quello che allora era definito il Liber incertus de libertate agendi, cioè il libro XXV dell’opera Περὶ φύсεωс, e alcuni testi sono numerati in maniera diversa. In qualche pagina si leggono annotazioni a matita, il cui autore non è facile individuare: la mano sembra talora di Vogliano, talora di altri. Accanto a semplici correzioni di refusi e modifiche tipografiche di corpi o caratteri, si leggono proposte alternative al testo e modifiche da apportare all’apparato critico31. Per alcuni testi può essere interessante seguire l’iter che ha portato all’edizione a stampa, come nel caso dello scolio alla I Massima Capitale o della nota Lettera a una fanciulla tramandata da P.Herc. 176, in cui solo recentemente è stato individuato il nome della destinataria, grazie a una lettura di David Sedley.
– Due cartelle con conferenze sulla biblioteca ercolanese (le versioni, tedesca e italiana, sono simili, ma non identiche) e sulle Lettere di Epicuro (in tedesco, con traduzioni in tedesco del testo di alcune Lettere).
b) P.Herc. 176
Tre pagine dattiloscritte intitolate Pagine memorabili di Epicuro, con il testo di Fr. 5, col. IV32; c’è anche la edizione manoscritta di diciotto frammenti, con proposte di supplementi alternativi nel margine33. Anche lo studio di questo materiale può portare nuovi elementi per la ricostruzione del testo di P.Herc. 176 e per la storia della sua edizione.
c) Demetrio Lacone
Una cartella con appunti manoscritti e disegni relativi a P.Herc. 1014 (Περὶ ποιημάτων II). Scrive Vogliano: «Molti anni addietro mi ero proposto di dare l’edizione del 1014, al quale ho dedicato alcuni saggi, ma poi vi rinunciai, in attesa di quella del Wilamowitz, preannunciata dal Crönert. Avevo apportato ad ogni colonna numerosissime correzioni, che avevo messo a disposizione del Diels per i suoi Vorsokratiker e per una eventuale riedizione dei frammenti di Sofrone.»34 Effettivamente, lo studio del papiro demetriaco è durato diversi anni, e gli appunti manoscritti relativi al frammento di Alceo tramandato da Demetrio Lacone sono stati pubblicati; quanto alle ricostruzioni di altre colonne, non sembrano esserci particolari novità rispetto alle edizioni precedenti e successive.
d) Filodemo
Περὶ τοῦ καθ’ Ὅμηρον ἀγαθοῦ βαсιλέωс. La cartella contiene 37 lucidi con la riproduzione dei disegni napoletani del P.Herc. 1507 e due pagine dattiloscritte (uguali) con la proposta di edizione di col. XXI 8-3135. Probabilmente l’interesse di Vogliano per questo testo fu suscitato dalla recensione di Philippson all’edizione di Olivieri, e anche in questo caso le proposte di Vogliano sono da prendere in considerazione, perché in alcuni punti divergono da quelle di altri studiosi36.
Bozze relative a P.Herc. 1678. Cinque facciate contenenti alcune note introduttive in latino, il testo di alcuni luoghi paralleli e l’edizione dei frr. 4, 9, 10, 11, 14, 17, 18, 19. Tra le pubblicazioni di Vogliano non ci sono contributi su questo papiro. Dalle brevi note introduttive, oltre ad alcune osservazioni di carattere paleografico, risulta: a) che il testo è ancora inedito; b) che l’edizione è fondata prevalentemente sui disegni napoletani eseguiti da G.B. Casanova; c) che Vogliano ha potuto esaminare il papiro festinantissime a causa dell’ostruzionismo del Direttore della Officina, che non è nominato, ma è identificabile con Domenico Bassi, con il quale i rapporti erano notoriamente difficili37. Il P.Herc. 1678 è riferibile a un libro etico di Filodemo (presumibilmente parte della più vasta opera Περὶ παθῶν), forse dedicato all’invidia, φθόνοс, dal momento che in alcuni luoghi appaiono termini legati a quest’area semantica, oltre a parole collegate con l’area semantica di ἐπιχαιρεκακία, la gioia per il male altrui (i due concetti sono nominati insieme anche da Aristotele e Plutarco)38. Una prima edizione parziale del testo fu pubblicata da Bassi nel 192039; sembrerebbe, quindi, che le note di Vogliano siano anteriori. L’attuale edizione di riferimento, fondata sull’autopsia del papiro, è di Adele Tepedino Guerra, che propone di considerarlo un libro sull’invidia, mentre Bassi riteneva che l’argomento fosse l’ἐπιχαιρεκακία40. Nell’edizione di Tepedino il testo è più completo e affidabile, ma in molti punti, dove la lettura è meno incerta e il testo abbastanza chiaro, Vogliano è stato il primo a restituirlo nella maniera in cui lo accettiamo oggi; e su alcune congetture vale la pena di riflettere.
Copia appartenuta a Hermann Diels (con annotazioni) dell’edizione dell’opera Περὶ εὐсεβείαс pubblicata da Gomperz a Lipsia nel 1866; di tale copia, su cui è intervenuto Gigante, una riproduzione è stata effettuata a cura del CISPE per Dirk Obbink41. Con Diels, che Vogliano visitò per la prima volta nel 1919, i rapporti furono stretti; non solo, come ha osservato Lehnus, con lui Vogliano «era materialmente di casa», avendo abitato nella villa di Diels a Dahlem dall’1 gennaio 1921 all’1 aprile 1922, ma condivise interessi scientifici (i testi ercolanesi, Eroda, i poeti eolici)42: non deve meravigliare, quindi, che tra le carte del Fondo Vogliano ci siano libri che appartennero al grande studioso. I loro rapporti, per il periodo 1920-1922, sono ricostruiti da Vogliano essenzialmente sul fondamento della corrispondenza43.
Copia appartenuta a Hermann Diels dell’edizione del IV libro dell’opera Περὶ θανάτου pubblicata da Mekler a Vienna nel 1886. La copia è dedicata da Mekler a Diels ed è arricchita da numerose annotazioni, quasi tutte a matita. Nella stessa cartella sono conservate due copie dattiloscritte (uguali) di una traduzione in tedesco delle colonne III-XXXVI del IV libro De morte e di una traduzione manoscritta in tedesco delle colonne XII 32 – XXXVIII 25.
Due pagine manoscritte sciolte su P.Herc. 339, contenente resti dell’opera Περὶ τῶν Cτωϊκῶν, conservati anche in un altro testimone, P.Herc. 155. Nel margine superiore della prima è scritto a matita: «Sudhaus si è accorto di questo prima di me.»44 Vogliano, che sembra non aver pubblicato niente su quest’opera di Filodemo, dedica la sua attenzione alla col. XV dell’edizione di Crönert45, dove si parla della Politela di Zenone di Cizio, e scrive: «Alcuni vorrebbero difenderne le pecche e deficienze data la giovine età dell’autore. Risponde Filodemo che questo non deve costituire un’attenuante, Zenone o non deve scriverla nell’età in cui l’ha fatto, oppure commesso il peccato con l’andare degli anni avrebbe dovuto o sopprimerla o quanto meno rielaborarla e perfezionarla, perché un bel giorno Zenone non fu più un ragazzo, ma un uomo e filosofo per giunta. I supplementi introdotti dal Crönert a colmare le non grandi lacune che figurano in questa colonna sono in gran parte esatti e vanno conservati. Qualche cosa andrà letta meglio e meglio supplita (…), ma si tratta di cose di poco conto.» Vogliano si sofferma sulla linea 15, dove Crönert ha correttamente letto ζην̇ω̇νι̇ωνγαρουκηναει, e scrive che «Crönert proponeva di emendare <νέοс> γὰρ οὐκ ἦν ἀεὶ, e Körte Ζήνων γὰρ οὺκ ἦν ἀεὶ <νέοс> – l’uno e l’altro ottimamente per il senso.»46 Ma, a suo parere, «si può trovare altro». Se si ritiene il secondo ω scritto erroneamente per ο, si legge Ζηνώνιον, cioè «Zenoncino», «piccolo Zenone»47. Scrive Vogliano: «“Infatti – direbbe Filodemo – egli non fu sempre un Zenoncino”, per significare appunto che un bel giorno divenne adulto e non fu più il piccolo ragazzo che maestro e […] così chiamavano.»48 Un’ipotesi alternativa proposta da Vogliano è di «accogliere inalterata la lezione del papiro ζηνωνιων, e farne così un participio ζηνωνιῶν. La lezione non sarebbe stata intesa, ed avrebbe portato all’ideale correzione Ζήνων. Rimane da domandarsi che cosa può significare un verbo ζηνωνιᾶν. Sul nome del filosofo Zenone si è scherzato in passato, come ci apprende il lungo frammento di Cercida recuperatoci da Oxyrhynchos49. Ma qui l’ἔρωс ζανωνικόc non c’entra. Qui si ha bisogno di rappresentare l’idea di vagire, balbutire o simili. Pur troppo non posso che avanzare questa ipotesi.»
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1 Cf. Gigante (1987).
2 Cf. Gigante (1988).
3 Cf. Gallazzi/Lehnus (2003) IX.
4 Cf. Vitelli 1929; Gigante (1993) 27-28; anche Longo Auricchio (2003) 74.
5 Cf. Donadoni (2003) 2.
6 Cf. Vogliano (1953a).
7 Cf. Vogliano (1940).
8 Cf. Vogliano (1932a).
9 Cf. Vogliano (1956).
10 Cf. Vogliano (1928).
11 Cf. Diano (1946) 24-51 e 126-133. Sul debito di Diano nei confronti di Vogliano, cf. Gigante (1993) 71-72; Longo Auricchio (2003) 84, n. 55.
12 Cf. Vogliano (1927a); Vogliano (1928) 21-55, 90-95 e 107-120; Vogliano (1926b); Vogliano (1927b); Vogliano (1928) 57-73 e 124-127; Vogliano (1948b).
13 Cf. Vogliano (1928) 75-89, 128-132 e 154-157; Capasso (1982).
14 Cf. Vogliano (1926a) 37-48; Vogliano (1932b); Vogliano (1947); Vogliano (1952a).
15 Cf. Vogliano (1910); Vogliano (1911/1912); Vogliano (1925/1926); Vogliano (1948); Vogliano (1952b).
16 Cf. Di Matteo (2003); Di Matteo (2007).
17 Robert Philippson: Marrone (1987). Raffaele Cantarella: Indelli (1988). Girolamo Vitelli: Longo Auricchio (1989). Medea Norsa: Longo Auricchio (1990). Luigi Castiglioni: Buonajuto (1994). Franz Cumont e Paul Mazon: Canfora (2005) 33-61. Gaetano De Sanctis: Canfora (2005) 35. Il testo di una cartolina di De Sanctis è citato in Canfora (2005) 351, n.1.
18 Cf. Vogliano (1948c) 257-259.
19 Cf. Lehnus (2003) 29-30.
20 Cf. Vogliano (1953b).
21 Cf. Hayter (1811).
22 Cf. Drummond/Walpole (1810).
23 Bodl. Libr. Ms. Gr. Class. C 10.
24 Su cui cf. Knight (2002).
25 Cf. Capasso (1987).
26 Davy (1821).
27 Disegni 59, 97, 177, 241, 371, 373, 396, 494, 495, 502, 1484, 1620, 1671 e vari altri non numerati. Si tratta dei Clarendon Press Facsimiles (MS. Clar. Pr. d. 44).
28 Cf. Leone (1988); Leone (2006).
29 Cf. Dorandi (1983); Leone (1988).
30 Le pagine sono numerate a stampa da p. 1 a p. 91 (da p. 14 si passa a p. 48). Dopo p. 91 si passa a una numerazione tracciata a mano con una matita blu e si parte da p. 66 (con questa pagina cominciano le Adnotationes) fino a p. 106. In questo settore di pagine numerate a mano manca la p. 78; rispetto all’edizione, è il testo che va dalla metà di p. 116 (nell’edizione) alla p. 119 (circa metà): sembrerebbe, in verità, una porzione di testo che occupa più di una pagina.
31 Correzioni di refusi: pp. 48, 53, 59, 61, 77. Modifiche tipografiche: pp. 13, 53, 57. Proposte alternative e modifiche: pp. 7, 11, 51, 59, 62, 63, 67, 66, 82. In qualche caso le proposte indicate a margine sono confluite nell’edizione: per esempio, a pp. 59, 67 (numerazione a stampa), 66, 82 (numerazione a matita blu).
32 P. 33 Angeli (1988).
33 Frr. 1-2, col. IV; frr. 3-4, coll. I-II; fr. 5, coll. I-IX, pp. 23-34 Vogliano (1928).
34 Cf. Vogliano (1952b) 136.
35 Dorandi (1982) 84.
36 Cf. Philippson (1910a); anche Philippson (1910b). Nell’edizione di Olivieri la col. XXI è numerata come col. III.
37 Cf. Longo Auricchio (2003) 75 e n. 13.
38 Aristot. Rhet. 1378a 5; Plut. Her. Mal. 858b.
39 Cf. Bassi (1920).
40 Cf. Tepedino Guerra (1985).
41 Cf. Gigante (2002) 72-73; Lehnus (2003) 25, n. 65.
42 Cf. Lehnus (2003) 25.
43 Sui rapporti con Diels, cf. Lehnus (2003), sp. 11-20, 24-25 e 31-34.
44 Il riferimento è alla proposta fatta da Sudhaus (1907) 736 e ripresa da Crusius (1907).
45 Cf. Crönert (1906) 55.
46 Körte (1907) fu autore di una «aspra» (così la definisce Vogliano) recensione di Crönert (1906).
47 Vogliano scrive Ζηνόνιον.
48 «Direbbe» è una correzione in matita blu dell’originario «dice»; «significare», dell’originario «dire»: «e[…]»: il foglio è rotto.
49 Il riferimento è a P.Oxy. VIII 1082, che conserva i Meliambi di Cercida. Nel fr. 6b Lomiento alle linee 13 s. si legge: τ[οῦτ’ ἐ]сτὶ ποτ’ ἄρсεναс ἄρсη̣[ν | τοῦ]τ’ ἔ[ρ]ωс Ζανωνικόc «questo è l’amore maschio per i maschi, questo secondo Zenone è l’amore» (trad. Lomiento).