Il thesaurus Herculanensium Voluminum
Introduzione
Nel 1934 usciva per i tipi di Jacob Muusses a Purmerend, una cittadina a 20 km da Amsterdam, la Pars prior del Lexicon Philodemeum curata da Cornelis Jan Vooys, uno studioso di letteratura greca proveniente da Kralingen nei pressi di Rotterdam2. Era la sua tesi di laurea in Lettere e Filosofía, discussa, come si legge nel frontespizio, il 7 marzo dello stesso anno.
La Pars altera apparve ad Amsterdam nel 1941 per i tipi di Swets e Zeitlinger, e vide come autori lo stesso Vooys (nel titolo in latino, Vooijs) e Dirk Andree van Krevelen, che nel 1939 aveva pubblicato a Hilversum il IV libro del De musica di Filodemo3. Nei due volumi dell’opera (il primo comprende le lettere da alpha a kappa) i testi di riferimento che costituiscono il lessico provengono dalle edizioni curate tra ’800 e ’900 da importanti studiosi: dal De rhetorica di Siegfried Sudhaus al De bono rege secundum Homerum, nell’edizione di Alessandro Olivieri al De pietate di Theodor Gomperz; dal primo e terzo libro De dis nell’edizione di Hermann Diels al De ira di Karl Wilke; dal De oeconomia e dal De superbia (rispettivamente il IX e X libro del De vitiis) di Christian Jensen al IV libro De musica di Johannes Kemke4.
Non mancano, tuttavia, alcune nuove proposte, avanzate dal filologo Wolter Kuiper5. Per molti testi, considerati all’epoca minori, venivano utilizzate solo parzialmente le letture di Crönert nel Kolotes und Menedemos. Ogni lemma è seguito dal significato o dai diversi significati in latino con l’elenco dei passi corrispondenti. I luoghi omerici riportati da Filodemo sono contrassegnati con la lettera H tra parentesi6.
Un altro passo importante verso l’indicizzazione dei termini che si trovano nei nostri testi è costituito dalla pubblicazione del Glossarium Epicureum di Hermann Usener che fu edito a Roma nel 1977, a cura di Marcello Gigante e Wolfgang Schmid, su iniziativa del CISPE e con l’impegno del Lessico Intellettuale Europeo allora diretto da Tullio Gregory7. Usener, negli Epicurea, aveva espresso la necessità della redazione di un Glossario affinché i luoghi dei testi epicurei che avessero qualche relazione tra loro (loci coniuncti) potessero illuminarsi reciprocamente8.
È noto che Usener conosceva bene gli scritti di Filodemo e degli altri autori conservati dai papiri ercolanesi come è ampiamente dimostrato dagli Epicurea e dal Glossarium (dove non mancano notevoli proposte di integrazione) sebbene avesse rifiutato di pubblicare il De natura di Epicuro sulla base dei soli apografi, nella convinzione che questo lavoro sarebbe stato portato a termine da Theodor Gomperz9. Le circa novemila schede del Glossarium si trovavano nel Seminario di Filologia Classica dell’Università di Bonn e, in copia, nell’Officina dei Papiri Ercolanesi10. Gigante e Schmid, come è noto, ripresero tutte queste informazioni e le rielaborarono ricontrollando gli apografi e gli originali con l’aiuto di Matilde Ferrario11. Come Gigante affermὸ, in occasione della inaugurazione del busto di bronzo di Hermann Usener, organizzata dal CISPE alla Biblioteca Nazionale di Napoli: «Se un giorno avremo accanto al Lexicon Platonicum di Friedrich Ast (1836) e all’Index Aristotelicus di Hermann Bonitz (1870) un Lessico Epicureo, il merito primo sarà da attribuire ad Hermann Usener.»12 L’edizione del Glossarium si giovὸ di tutte le più recenti pubblicazioni di testi papiracei e, in primis, della fondamentale edizione delle opere di Epicuro di Graziano Arrighetti13.
Prima di passare ai tempi recentissimi e all’idea della pubblicazione di un database capace di raccogliere dati testuali e offrire la possibilità di ricercare i termini contenuti nei papiri ercolanesi, vorrei ricordare il primo tentativo informatico di digitalizzazione di questi testi che fu compiuto da Knut Kleve e Jan Songstad, con l’assistenza del Norwegian Research Council’s Computer Centre for Research in the Humanities, nel 1975. Si tratta, visti i tempi in cui il lavoro fu concepito, di un prodotto davvero pionieristico e innovativo. Esso è diviso in due parti: la prima è un Index to Works of Philodemus, in cui ogni opera filodemea è catalogata secondo la più recente edizione di riferimento14. Per ogni opera viene presentato, in una prima colonna, il numero delle linee. Nella seconda colonna sono riportati i riferimenti bibliografici. I numeri delle linee sono consecutivi così da arrivare a un totale di 55205 linee che sono state accuratamente ricopiate su computer. Le linee delle opere contenute nel supplemento hanno una numerazione a parte, sebbene siano stati ripresi gli stessi testi in edizioni più recenti, da 1 a 163115.
La seconda parte dell’opera è costituita dalle cartelle siglate Works of Philodemus: tutti i dati inseriti in un computer (dell’epoca!) hanno fornito un indice alfabetico dei termini che, nella versione stampata, sono stati suddivisi in piccoli libri custoditi in cartelle nell’Officina dei Papiri Ercolanesi. Il lessico così stampato puo essere utilizzato in questo modo: l’utente, dopo aver scelto dalla cartella il volume con la lettera interessata, cerca nella parte destra della pagina la parola da verificare16. Subito a sinistra appare il numero di occorrenze della parola. Nella prima colonna a sinistra compare il numero di linea che permette all’utente, utilizzando l’Index, di risalire all’opera in cui l’occorrenza si trova. In una seconda colonna appare la citazione del numero di pagina dell’edizione, della colonna e del frammento, codificati secondo un sistema particolare di segni (evidentemente perché la macchina, all’epoca, non poteva codificare tutti i valori numerici). Al centro della pagina si trova la citazione vera e propria17. Il layout della pagina stampata permetteva di visualizzare la parola da ricercare sempre al centro della colonna separata da uno spazio rispetto a quanto precede nel papiro. Essa è seguita dalle tre-quattro parole successive nel testo di riferimento. Un manuale di semplicissima lettura (due pagine di testo) spiega le corrispondenze e le modalità d’uso del sistema.
Questo lavoro fu, almeno in parte, sostituito nel 1987 da un nuovo progetto con le stesse caratteristiche, denominato Concordance to Philodemos, di cui all’Officina dei Papiri si conserva solo uno specimen18. Tenendo conto delle tecnologie dell’epoca questo lavoro appare ai nostri occhi molto utile e particolarmente ingegnoso. Allo stesso modo, semplice, ma funzionale, fu il tentativo di Daniel Delattre che, negli anni ’90 del secolo scorso pensὸ di digitare tutti i testi delle edizioni filodemee in Word operando di volta in volta la ricerca della stringa di testo con l’opzione «cerca».
Il progetto THV (Thesaurus Herculanensium Voluminum)
Fu nel 2002 che, per la prima volta, durante una lunga conversazione con l’amico Giorgio Karamanolis, ricordando il progetto di Gigante – il quale aveva avviato una nuova edizione degli Epicurea che tenesse conto di molti altri testi provenienti dai papiri e dalla tradizione manoscritta che Usener non aveva tenuto presenti o, nel caso dei papiri, che erano emersi solo recentemente dalla ricerca ercolanese –, pensai che per le ricerche sui nostri testi poteva essere creato un database che in qualche modo avesse caratteristiche simili, pur nella differenza delle possibilità e della mole di informazioni contenute, a quello che a Irvine fu ideato nel 1972 dalla allora giovanissima Marianne MacDonald19. L’ideatrice del Thesaurus era stata allieva di Bruno Snell il quale, come si ricorderà, negli anni ’50 del XX secolo aveva ripreso e poi purtroppo abbandonato l’idea di un nuovo Thesaurus che, superando quello dello Stephanus, doveva tenere conto anche dei testi provenienti da papiri.
La mia idea partiva dal presupposto che i singoli testi contenuti nel Thesaurus californiano non hanno la necessità di essere continuamente aggiornati mentre, come sappiamo, per i testi ercolanesi viene praticato, da un numero sempre crescente di studiosi, un lavoro pressoché ininterrotto che porta alla pubblicazione di nuovi contributi sulla costituzione dei nostri testi. In secondo luogo nel TLG, ad oggi, compaiono solo le edizioni del I libro De poematis di Filodemo curata da Richard Janko, della prima parte del De pietate curata da Dirk Obbink e solo dei frammenti del De ira editi da Giovanni Indelli (mancano le 50 colonne già caricate nel nostro THV)20. Di Demetrio Lacone nel TLG compaiono le Aporie testuali ed esegetiche in Epicuro nell’edizione di Enzo Puglia e l’opera teologica contenuta nel P. Herc. 1055 nell’edizione di Mariacarolina Santoro. Di Epicuro sono state inserite le Deperditorum librorum reliquiae dell’edizione epicurea di Graziano Arrighetti21. Si avverte l’esigenza di uno strumento in cui siano presentí tutti i testi editi e, inoltre, che siano consultabili anche le varie edizioni per poter cogliere le differenze nella ricostruzione del testo e poter avanzare immediatamente nuove proposte di integrazione.
Il progetto del Thesaurus Herculanensium Voluminum è partito all’inizio del 2008 grazie a un fondo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nel mese di febbraio l’Università di Würzburg ha stipulato una convenzione con il CISPE per poter partecipare alla realizzazione del progetto. Per la parte tecnica ci siamo affidati ad ARCA, la stessa azienda che si era occupata della realizzazione di Χάρτηc (il database contenente le informazioni generali, la bibliografía di ogni papiro e un’immagine per ogni papiro svolto) e che, di conseguenza, ha acquisito una conoscenza approfondita delle problematiche proprie dei testi ercolanesi e delle loro modalità di conservazione e di edizione22.
La prima scelta è stata quella di considerare come oggetto della ricerca solo i testi greci ercolanesi dal momento che i testi latini sono molto frammentari e solo parzialmente pubblicati23. Il secondo passo è stato quello di definire i parametri all’interno dei quali i programmatori dovevano creare il database e prevedere, già in questa fase, gli sviluppi futuri cui accennerὸ in conclusione24. In questa prima release, la pagina web si presenta essenziale mostrando all’utente le informazioni generali sul software, i credits, e gli strumenti che servono alla ricerca.
Nella parte sinistra dello schermo compaiono i credits: in questa prima fase i testi sono stati digitati da Antonio Parisi, che, insieme a me, sta anche rianalizzando i dati inseriti per valutare e sottoporre agli sviluppatori gli inevitabili bugs che il motore di ricerca, purtroppo, produce e che, di volta in volta, vengono risolti. Altri testi sono stati digitati da Matilde Fiorillo e, ultimamente, da Mariacristina Fimiani. Holger Essler ha avviato le prime prove di digitazione di una parte del P. Herc. 463 che costituisce una porzione del IV libro del De rhetorica di Filodemo. Molti colleghi, oltre agli amici dell’Università di Würzburg che sono partners del progetto, hanno dato la loro disponibilità per continuare l’inserimento dei testi.
Nella parte destra dello schermo compare il box con le varie opzioni di ricerca. Nell’ideazione di questa parte del programma abbiamo dovuto tenere conto di alcune esigenze particolari poste dai testi ercolanesi: la prima è sicuramente quella di escludere la possibilità di ricerca su un singolo autore poiché il corpus degli autori, a differenza del TLG, è limitato a meno di dieci. In ordine di quantità, rispetto ai testi ritrovati fino a oggi, abbiamo Filodemo, Epicuro, Demetrio Lacone, Polistrato, Crisippo, Colote, Carneisco, Metrodoro, Zenone Sidonio. Bisogna ricordare che anche un frustulo di papiro ascrivibile con certezza a un autore (per il quale cioè sia presente il titolo oppure il testo sia noto da altra fonte) spinge il compilatore a creare una nuova scheda informatica nel database. A queste schede bisogna aggiungere, per coprire tutte le possibilità offerte dai testi greci ercolanesi, le schede «Autore Epicureo incerto», «Autore Stoico incerto», «Autore incerto».
Abbiamo operato una scelta di testi da immettere in prima battuta per testare il sistema. Sono stati inseriti, come si puo osservare, testi di autori differenti per verificare la possibilità di ricerca su nomi diversi ed edizioni che presentassero caratteristiche dissimili. Ovviamente siamo partiti dalle attuali edizioni di riferimento. Per esempio nel caso del De ira di Filodemo (P. Herc. 182) l’edizione Indelli presenta 17 frammenti indicati con numeri arabi e 50 colonne contrassegnate con i numeri romani25. Al contrario, nel caso del P. Herc. 1021 dell’Historia Academicorum (edizione Dorandi) abbiamo 36 colonne indicate con numeri romani intercalate da colonne indicate con le lettere da M a Z (quelle che, verosimilmente, erano state copiate sul verso del papiro e che oggi leggiamo solo negli apografi)26. Dodici linee di testo, che vanno inserite nella col. VI sono state copiate nell’intercolumnio: in questo caso abbiamo usato la denominazione VIa inserendo il riferimento alla col VI. Per questi motivi il papiro dell’Historia Academicorum rappresenta uno dei casi più interessanti per la verifica e il controllo del funzionamento del software.
Per quanto riguarda le modalità di ricerca abbiamo passato in rassegna gran parte dei software esistenti per confrontarli e creare una maschera che rispondesse alle esigenze poste dai testi ercolanesi27. Nel THV l’utente ha la possibilità di operare ricerche:
– «prefix» (parte iniziale di una parola, ovvero una sequenza di lettere preceduta da uno spazio);
– «suffix» (sequenza di lettere seguita da uno spazio);
– «exact» (sequenza preceduta e seguita da uno spazio);
– «any» (sequenza di lettere in qualsiasi contesto).
– L’opzione «complex» designa la ricerca complessa. Puὸ essere richiesta la ricerca di due lettere o due sequenze separate da X caratteri. L’incognita è rappresentata con singoli punti (uno per ogni lettera). I risultati della ricerca sono stampabili in formato.pdf direttamente dal sito.
In questa prima versione del nostro database abbiamo pensato, insieme agli sviluppatori, di digitare i testi in Supergreek, un tipo di carattere TrueType (.TTF)28. Questa font è molto versatile (contiene tutti i simboli adottati per l’edizione di un testo ercolanese), si interfaccia perfettamente con il linguaggio di programmazione utilizzato, puὸ essere letto da tutti i browser e, soprattutto, puo essere scaricato gratuitamente dal nostro sito. Ma non trascuriamo la possibilità di una conversione e di un passaggio a una font che sia supportata dalla codifica Unicode.
Come molti sanno, per la visualizzazione dei database testuali è meglio evitare l’uso di Explorer. E anche nel nostro caso, questa norma viene completamente rispettata: in Explorer, talvolta, le parole risultano divise laddove cade l’accento senza, perὸ, che questo difetto condizioni le possibilité di ricerca e di visualizzazione29. Gli altri browser, tra i quali ricordo Mozilla Firefox, Navigator, Safari, Chrome (Chromium, versione open source di Chrome), sembrano, almeno fino a questo momento (siamo ancora in fase di test), non presentare problemi.
Come ho già accennato, uno dei punti di forza del THV risiede nella possibilità, per gli utenti accreditati, di proporre direttamente online, nuove letture, congetture, integrazioni al testo. Infatti, tra i due livelli, quello «amministratore» (che permette agli studiosi di Napoli e di Würzburg di inserire i testi direttamente entrando da un apposito backoffice) e quello «utente» (che permette di consultare il THV), abbiamo pensato di creare un livello intermedio, quello degli studiosi che intenderanno comunicare sul sito una nuova lettura. A tutti coloro che ne faranno richiesta all’indirizzo info@cispe.org verrà inviata una password. Una volta loggati (con indirizzo mail e password), gli studiosi potranno aggiungere la nuova lettura del papiro. Tutte le news, vale a dire le letture più recentemente inserite o i papiri recentemente immessi, vengono rispettivamente comunicati nella sezione news che si trova nella parte destra della homepage del THV e tra le news del nostro sito www.cispe.org. Un sistema, detto di «stamp», provvede a certificare automáticamente l’identità dello studioso che fa la proposta e la data e l’ora in cui la proposta è stata effettuata.
Possibili sviluppi futuri
Il THV è stato denominato, nell’indirizzo del sito web, THVproject, perché sono molteplici le possibilità di ampliamento e sviluppo del sistema. In primo luogo, è fondamentale incrementare il database con tutti i testi possibili. Dopo le edizioni di riferimento sarà importante aggiungere anche gli studi parziali che forniscono nuovi contributi alle edizioni precedenti. Ricordo per esempio, quella di due colonne del III libro De dis, curata da Holger Essler (2009) che ha sostanzialmente modificato il testo di Diels, punto di riferimento, in ogni caso, fondamentale per quanti si avvicinano alla teologia epicurea. In questo modo, il database potrà produrre una ricerca su entrambi i testi offrendo il testo di Diels e quello di Essler.
Uno dei prossimi obiettivi del Thesaurus sarà sicuramente quello di collegare i singoli papiri al database di Χάρτηc. In questo modo, per ogni papiro sarà possibile, direttamente online, consultare i testi e fare ricerche bibliografiche, sulla storia dello svolgimento, sulla consistenza e le caratteristiche degli apografi, sulle misure dei pezzi e sarà possibile visualizzare un’immagine per ogni papiro. In particolare, per quanto riguarda gli apografi napoletani, sarà possibile creare un ulteriore link al nuovo progetto di digitalizzazione e inserimento online curato dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, che porterà in rete tutti i disegni napoletani. Per tutte le informazioni riguardanti svolgitori, disegnatori e altri personaggi citati nei documenti d’archivio dell’Officina dei Papiri, sarà possibile creare un collegamento con il sito Manus, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in cui la Direzione dell’Officina dei Papiri Ercolanesi «Marcello Gigante», sotto la guida di Agnese Travaglione, ha già caricato gran parte delle informazioni disponibili. Anche le informazioni sulle mani di scrittura che abbiamo raccolto attraverso la creazione di alfabeti con le immagini di una trentina di papiri, potranno essere aggiunte al nostro database.
Uno sviluppo molto interessante riguarda i papiri non svolti. Grazie all’impegno di Daniel Delattre, il Vis Center della Università del Kentucky ha avviato una serie di ricerche per investigare la parte interna dei papiri ercolanesi custoditi a Parigi e verificare l’eventuale presenza e la leggibilità di tracce di scrittura. Anche se non è stato ancora possibile vedere le tracce di lettere è importante aver cominciato a percorrere questa strada. A Napoli, invece, stiamo pensando a un nuovo progetto, in accordo con la Biblioteca Nazionale, per la scansione tridimensionale dei rotoli non svolti. Abbiamo sottoposto una copia di un papiro ercolanese realizzato in pasta per modellare (abbiamo riprodotto le volute, la stratigrafia e le fibre che si osservano sul verso del papiro) a una scansione 3D presso i laboratori di ARCA, l’azienda che ha realizzato il THV30.
Il risultato è molto incoraggiante: il papiro puὸ essere visto da ogni angolazione ed è possibile ottenere le misure di ogni parte del pezzo. Lo scanner acquisisce le coordinate tridimensionali di un numero molto elevato di punti. Dal momento che la macchina riesce a distinguere due punti nello spazio separati da meno di un decimo di millimetro, la realizzazione della scansione tridimensionale dei nostri testi offrirebbe la possibilità di distinguere la presenza di più strati in superficie e, nello stesso tempo, di evidenziare eventuali tracce di scrittura sul verso (che essendo vergate con inchiostro vegetale hanno una certa consistenza e quindi un certo spessore). La precisione nel calcolo della distanza tra i punti rilevati permetterebbe, inoltre, di misurare il papiro da ogni angolazione, sia per quanto riguarda la lunghezza sia per lo spessore. Queste misure risultano particolarmente importanti per calcolare le dimensioni originarie del rotolo e, soprattutto, per il confronto con le misure riportate dall’Inventario più antico, datato 178231.
Presto avvieremo le prime prove su un originale e, contemporaneamente, proporremo una richiesta di finanziamento del progetto. Questo lavoro consentirebbe la creazione di un archivio di conservazione dei papiri non svolti che attualmente non esiste, mentre per i papiri svolti questa funzione è assolta dalle immagini multispettrali realizzate dalla Brigham Young University.
Bisogna accennare, infine, alla possibilità di collegare il THV e Χάρτηc (comprendente il nuovo Catalogo digitale con le immagini tridimensionali dei papiri non svolti), in un unico portale, capace di indirizzare l’utente verso l’informazione più utile in base alla richiesta effettuata. In questa prospettiva, il CISPE ha avviato la creazione di Herculanensia, un sito in cui è possibile consultare pubblicazioni ercolanesi che non sono disponibili altrove e dove gli studiosi potranno pubblicare online saggi e altri lavori sui nostri testi. Attualmente sono in fase di immissione le immagini dei volumi della prima serie degli Herculanensia Volumina e da Würzburg potrebbero essere inserite le immagini dei volumi della seconda serie. È previsto anche l’inserimento del Catalogo del Fondo Vogliano conservato a Napoli e Daniel Delattre sta rendendo note le varianti ai testi epicurei pubblicati in Francia nella collezione della Pléiade.
Come si puὸ vedere, per tutti questi progetti, Napoli richiede l’aiuto e la partecipazione di tutti coloro che hanno a cuore la nostra disciplina, nella convinzione, che fu di Marcello Gigante, che solo grazie alla collaborazione internazionale la papirologia ercolanese potrà continuare a lungo il suo cammino.
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1 <http://www.thvproject.it>
2 Jacob Muusses (nato a Purmerend nel 1881 e morto nella stessa cittadina nel 1950) aveva ereditato la libreria dal padre, Jan Muusses, morto nel 1909, e solo successivamente la trasformὸ in casa editrice che passὸ, più tardi, sotto la direzione del figlio Jan Muusses junior.
3 Van Krevelen (1939). Anche nella Pars altera, l’edizione di riferimento continuo a essere quella di Kemke; cf. infra.
4 Di seguito l’elenco delle altre edizioni che costituiscono la base del lessico: il V libro De poematis (P. Herc. 1425 e 1538), curato da Christian Jensen; i papiri del I libro del De poematis (P. Herc. 444, 460, 1073, 1074, 1081) curati da Augustus Hausrath; il De libertate dicendi (P. Herc. 1471) curato da Alessandro Olivieri; il De signis (P. Herc. 1065) curato da Theodor Gomperz; il De stoicis (P. Herc. 155 e 339) e i papiri che fanno parte, con ogni probabilità, della sezione della Historia Philosophorum dedicata alla scuola eleatica e abderita (P. Herc. 327) da Wilhelm Crönert. Per quanto riguarda l’Historia Academicorum (P. Herc. 1021 e 164) fu presa in considerazione l’edizione di Siegfried Mekler e, per il De morte, l’edizione di Taco Kuiper.
5 Wolter Everard Johan Kuiper (1883-1951), figlio del grecista Koenraad Kuiper (che fu anche il maestro di Taco Kuiper pur non essendo, come mi sembra, suo parente), fu professore di greco ad Amsterdam e membro della Koninklijke Nederlandse Akademie van Wetenschappen, pubblicὸ importanti saggi, in particolare sui rapporti tra il teatro greco e quello latino. Cf. Meerwaldt (1952-1953) 327-333.
6 Una recensione negativa della Pars prior fu curata da Stocks (1934), 240-241. In particolare, la critica mossa a Vooys era di aver trascurato gran parte dei testi editi da Crönert (1906) nel Kolotes und Menedemos, l’edizione dei P. Herc. 994 e 1676 di Gomperz (1891); l’edizione del P. Herc. 1251 di Comparetti (1885) e soprattutto le edizioni di Bassi (1914) del P. Herc. 1457 e dei frammenti di Filodemo studiati da Vogliano (1928) negli Epicuri et Epicureorum scripta. A Vooys si rimproverava anche di non aver sempre ricordato il numero del libro dell’opera contenuto nel papiro. Nella Pars altera, invece, sia per l’edizione di Jensen del V libro sia per l’edizione di Hausrath di quello, che, all’epoca, era ritenuto il II libro della Poetica di Filodemo, viene specificato il numero nel Conspectus iniziale.
7 Usener (1977).
8 Usener (1887) XXXVII: condendum erat glossarium, quo verborum usus quam fieri posset plenissime componeretur, ut loci coniuncti alius alium inlustrarent. Si legga in proposito anche la lettera sull’importanza della pubblicazione di un Glossarium Epicureum che Usener invio a Wilamowitz il 24 luglio del 1881 (è la n° 12 dell’edizione curata da Calder III [1994], tradotta in italiano e commentata da Gigante [1997] 102).
9 Gigante (1976) 12.
10 Un’altra copia era posseduta a Berlino da Achille Vogliano (cf. in proposito Longo Auricchio [2003] 81-82).
11 Usener (1997) IX-X.
12 Gigante (1976) 12.
13 Arrighetti (1973).
14 In due lettere conservate presso l’archivio del CISPE «Marcello Gigante» e datate rispettivamente 7 e 28 novembre 1975, Kleve discuteva con Gigante il piano dell’opera inviato in un esemplare all’Officina dei Papiri. La risposta di Gigante è datata 15 dicembre 1975.
15 Nel Supplementum si trovano, tra le altre, le proposte di Crönert (1906) al De Stoicis (p. 27-30), al De adulatione (p. 34), al De superbia (p. 34-35) e alle Πραγματεῖαι (p. 71-72). Da qui deduciamo che veniva scelto un testo di base e, di volta in volta, venivano aggiunti altri testi che non sostituivano quelli precedenti ma si aggiungevano ad essi. Allo stesso modo, per esempio, all’edizione Kuiper del De morte, che ricopre i numeri di linea da 39590 a 40513 furono aggiunte le edizioni di Gigante (1953), (1955) e (1958) confluite in Gigante (1983) con i numeri di linea da 40514 a 40901. In questo modo il sistema riusciva a dar conto delle varianti. Come vedremo, lo stesso principio è stato adottato, almeno in questa prima fase del progetto, anche per il THV.
16 Cartella 1 (da α a ε); cartella 2 (da ε a καί); cartella 3 (da καί a οὐκ); cartella 4 (da οὐκ a cύ); cartella 5 da (cύ a ὑπείληφα); cartella 6 (da ὑπειλήφαμεν alla fine, con index nominum); cartelle 7 e 8 (works of Philodemos con Indices e specimen della versione più recente).
17 I segni adoperati per l’edizione di un papiro sono quasi tutti mantenuti, tranne il punto sotto le lettere (che non poteva essere ottenuto con una stampante ad aghi) che viene reso con un asterisco.
18 Il materiale relativo a questa seconda fase si trova nella cartella classificata come «materiale vario» insieme al Manuale, agli Indici e alla corrispondenza relativa al lavoro del 1975.
19 Cf. Gigante (1998).
20 Indelli (1988).
21 Arrighetti (1973).
22 Del Mastro (2005).
23 Rimando a Del Mastro (2005) e al lavoro di catalogazione online dei papiri latini ercolanesi del CEDOPAL.
24 Il software utilizzato per il database è Mysql che garantisce ottime prestazioni in termini di velocità di risposta nella ricerca.
25 Cf. Indelli (1988).
26 Cf. Dorandi (1991).
27 Per un panorama generale su questi strumenti rimando alla pagina creata nel sito del TLG <http://www.tlg.uci.edu/about/cd_soft.php>.
28 Il TrueTypeFont è un sistema di elaborazione dei caratteri creato negli anni ’80 del 1900 dalla Apple.
29 Questo stesso tipo di problema si ravvisa anche per il TLG, se utilizzato con alcune versioni di Explorer.
30 La stessa tecnologia è stata utilizzata dagli studiosi tedeschi che si occupano del recupero della iscrizione di Diogene di Enoanda; cf. Hammerstaedt/Smith (2008) 2 e n. 1.
31 Cf. Blank/Longo Auricchio (2004).