Tipografi- librai alle origini della Riforma in Italia
Il 14 febbraio 1519 l’editore e tipografo di Basilea Johann Fröben, che ormai aveva abbracciato le idee riformate, aggiornava Martin Lutero con una sua lettera sulla diffusione delle edizioni delle Tesi, delle indulgenze e di altre edizioni stampate a Basilea, e del successo della Riforma in Europa1.
Oltre a citare la Francia, la Spagna e l’Inghilterra, Fröben illustrava pure la situazione dell’Italia, parlando di un libraio di Pavia, tal Calvo, a cui si doveva l’importazione nella penisola di buona parte dei libri svizzeri.
Fröben diceva infatti :
Calvus quoque Bibliopola Papiensis, Vir eruditissimus, & Musis sacer, bonam libellorum partem in Italiam deportavit. Neque tam spectat lucrum, quam cupit renascenti pietati suppetias ferre, & quatenus potest, prodesse2.
Calvo quindi, uomo di gran cultura e poeta, diffondeva in Italia i libri luterani non per ragioni economiche, ma perché sostenitore delle idee nuove e interessato a divulgarle.
Fröben proseguiva :
Is promissit ab omnibus eruditis in Italiam Viris Epigrammata se missurum in Tui laudem scripta, usque adeo tibi favet, Christique negocio, quod tanta constantia tam viriliter, tamque dextere geris3.
Cioè faceva sapere che Calvo si era incaricato di portare in Italia degli epigrammi scritti in lode di Lutero, dimostrando così un grande impegno e devozione verso il teologo.
Dell’effettiva esistenza di componimenti poetici a stampa elogiativi di Lutero in Italia abbiamo notizia da Johann Georg Schelhorn che nelle sue Amoenitates Historiae Ecclesiasticae et Litterariae, edite a Francoforte e a Lipsia nel 1738, trascrive un elegans carmen scritto a Milano nel 1521 probabilmente da un italiano, il cui nome era stato eraso sull’esemplare, in cui venivano tessute ampie e sperticate lodi Lutero, definito l’uomo « communi cuius pendet ab ore salus »4.
Le parole dello Schelhorn venivano anche recepite da Daniel Gerdes nello Specimen Italiæ Reformatae del 17655. Egli infatti, pur non conoscendo altri esempi, poteva concludere che « Lutheri scripta, copiose fuerint lecta apud Italos, &, quod fautores habuerint ac approbatores hauc paucos, qui in ejus sententiam concederent, affatim colligitur »6.
Fröben ancora aggiungeva altri particolari su Calvo, dicendo che egli si era diretto a Norimberga portando con sé un quaternione dell’edizione degli Atti di Lutero di Wittemberg :
Calvus ex Norimberga rediens, unicum tantnm [=tantum] Wittembergensis editionis Quaternionem secum attulit, primum videlicet, quem nos statim imitati, reliquam illam partem ex Augusta nobis missam, utcunque annexuimus7.
In sostanza il quadro che deriva è che Calvus era un librario operante a Pavia, operante a Pavia, ma anche sicuramente a Milano, che si dirigeva spesso al di là delle Alpi, soprattutto a Basilea e a Norimberga, frequentava le fiere e il commercio libraio tedesco, e che era fautore della Riforma al punto da importare in Italia le opere luterane.
Della diffusione di testi Luterani in quegli anni in Italia, nei grandi centri del commercio libraio, soprattutto Venezia, gli eruditi del XVIII secolo citano altre testimonianze.
Il monaco Bernbardus Schenckius, all’epoca in Italia, scriveva il 19 settembre 1520 a Federico elettore di Sassonia, di cui era confessore, una lettera, dicendo che Martin Lutero « bona fama viri diu apud nos fuit » (ebbe da noi a lungo buona fama) e che « Ante duos menses decem libri de suis apportati, & statim venditi fuerunt, antequam novissem » (due mesi fa furono portati dieci suoi libri ed essi furono venduti immediatamente, prima che lo sapessi). Faceva presente la preoccupazione del papa e del patriarca di Venezia che scrissero un mandatum con il quale si vietavano tali libri, e soprattutto che « Dominus Patriarcha apud librarios investigando unicum imperfectum invenit, & abstulit » (Il Patriarca, investigando presso librai, ne trovò uno solo mutilo e lo requisì). Il monaco diceva che egli l’avrebbe comprato volentieri, ma il libraio per paura di essere denunciato non volle cederglielo (« Ego habere desideravi, sed prae timore librarius non vult adducere » : io avrei desiderato possederlo, ma il libraio per paura non volle cedermelo). Il 5 aprile 1521, ancora Schenkius raccontava che il patriarca di Venezia, per ordine del papa, scomunicava Lutero, i possessori dei suoi libri e i suoi sostenitori8. Episodi analoghi accadevano anche a Firenze9 e sicuramente in altre zone d’Italia.
Inoltre in quegli anni o in quelli immediatamente successivi è attestata la diffusione delle opere di Melantone, la cui stampa dei Loci communes si colloca nel 152110. Gli eruditi, in particolare Jakob Brucker11, ricordano l’esistenza di un’edizione in lingua italiana intitolata I Principii della Teologia di Ippolito da Terra Negra (Melantone in greco vuole dire infatti « terra nera ») di cui non sono noti esemplari, ma che forse deve identificarsi in quella copia, ora irreperibile, che si trovava nella biblioteca di Matteo Pinelli, come illustra il catalogo realizzato da Iacopo Morelli nel 178712. In esso infatti è descritto un libretto in 8° senza data legato alla francese, lo stesso che possedeva e aveva descritto Brucker, di 87 carte e con un’errata corrige in fine scritta a penna, senza nome del curatore e del traduttore, che alcuni, ma senza fondamento, avevano ritenuto essere Ludovico Castelvetro, supponendo che l’opera fosse stampata da Manuzio, ipotesi già smentite da Morelli. Potrebbe invece trattarsi di un’edizione clandestina, forse veneta oppure d’oltralpe, ma in lingua italiana per essere indirizzata a quel mercato, degli anni immediatamente vicina alla prima melantoniana, tradotta per diffondere la Riforma.
Ma chi era quindi il Calvus citato da Fröben ?
Il primo che lo ha identificato è stato Girolamo Tiraboschi che nella sua Storia della letteratura italiana, edita per la prima volta tra il 1772 e il 1782, dedicò un paio di pagine alla questione, e pensò che Calvus fosse Francesco Calvi (o più correttamente Calvo) corrispondente di Erasmo13 e di Andrea Alciati14 e di altri dotti personaggi, dalle cui lettere « raccogliesi che questi era un libraio per la sua professione assai erudito, e che spessi e lunghi viaggi intraprendeva per suo traffico ». Egli però attutiva la posizione di Calvo, ritenendo che « forse ei credette che fossero veramente quelle opere utilissime a’ Fedeli, e il nome di riforma lo ingannò, come su que’ principj accadde a più altri »15.
A partire da Tiraboschi gli studiosi successivi confermarono l’identificazione di Calvus con Francesco Calvo : così Carlo Dionisotti16, Pietro Tacchi Venturi17, il cardinale Giovanni Mercati18 e anche Francesco Barberi, direttore della Biblioteca Angelica e studioso di edizioni romane del XVI secolo, che dedicò al Calvo un libro sulle sue edizioni romane19.
In realtà in quel periodo non vi era un solo libraio con cognome Calvus, ma due fratelli, originari di Menaggio, da cui trassero l’epiteto Minitius o Minucius (Minicio).
Francesco Giulio20 era probabilmente il maggiore, nato alla fine del XV secolo e morto a Milano il 18 febbraio 1548. Si ignora la sua formazione ma egli si era traferito a Milano ben presto dove si era inserito nel gruppo degli umanisti lombardi, fin dal 1510.
Dal 1516-1517 inizia ad essere attestata la sua attività di libraio a Pavia, che lo portò a compiere numerosi viaggi in Italia e all’estero soprattutto alla ricerca di codici latini. Il 24 aprile 1518 egli aveva conosciuto Erasmo a Lovanio e in quella circostanza gli regalava edizioni di Teocrito e di Pindaro e di altri autori e lo invitata a contattare l’amico Jean Grolier, tesoriere del re di Francia e all’epoca a Milano21.
Sono anche attestate relazioni di Francesco Calvo con Amerbach, con il citato Fröben (a cui annunciava il 10 maggio 1517 la sua partenza per Genova) e con il Beato Renano che scriveva a Calvo, in quel momento a Pavia, due lettere (27 gennaio e 9 febbraio 1519), nelle quali inviava i saluti all’Alciati, a Grolier, a Benedetto Giovio, a Celio Redigino e ad altri amici lombardi. Inoltre le lettere intercorse con Andrea Alciati attestano che Calvo conoscesse bene l’ambiente transalpino.
Dei suoi viaggi è testimonianza il fatto che era stato il 22 aprile 1519 a Milano « post longam peregrinationem » a fare vista a Celio Ricchieri, docente di greco, comunicandogli i giudizi positivi sulla sua opera da parte di Erasmo22; inoltre Francesco Arsili nel De poetis urbanis faceva cenno a suoi spostamenti in Inghilterra23.
Quindi Francesco Calvo era sicuramente in stretto contatto con i principali intellettuali e umanisti transalpini del tempo che erano in gran parte simpatizzanti per le idee luterane.
Tuttavia non vi sono elementi concreti che portino a far credere che egli fosse attivista luterano : non sono note censure a suo carico, anzi sembra invece che egli contrastasse le idee riformate. Infatti fu editore dell’opera antiluterana intitolata Oratio in Martinum Lutherum di Luigi Marliani, milanese d’origine, archiatra e consigliere dell’imperatore Carlo V, poi vescovo di Tuy, grande oppositore di Lutero al momento della Bolla di scomunica Exsurge Domine del 1520, opera scritta entro il 1521, anno di morte dell’autore. Di tale testo si conoscono sia l’edizione romana24, sia un’altra milanese (nota in due varianti) uscita nel 1521 « per Ioannem de Castelliono », con il titolo di Oratio paraenetica, sottolineando lo spirito di riconciliazione sostenuto dal vescovo nei confronti dei luterani. Tale edizione milanese era stata curata da Andrea Alciati25.
Inoltre egli già nel 1520 si trasferì a Roma, cosa che fa evidentemente pensare che non avesse dubbi nel sostenere la dottrina cattolica. Nella città fu mecenate di artisti e letterati, amico di Paolo Giovio, a sua volta amico del cardinale Giulio de’ medici, poi papa Clemente VII, e mantenne rapporti con eruditi e intellettuali.
A Roma fu prima editore di opere stampate dal Silber, poi avviò una sua tipografia in Parione documentata fino al 1534 (poi Calvo ritornò a Milano) e fu artefice di circa 130 edizioni, diventando almeno dal 1527 calcographus apostolicus, curatore della stampa delle Quaestiones de Sacramentis di Adriano VI nel 1522, e addirittura tipografo della Bolla In Coena Domini emessa dal papa Clemente VII, scappato a Orvieto dopo il Sacco di Roma, indirizzata proprio contro gli eretici e gli scismatici26.
Del tutto diversa si presenta invece la figura del fratello Andrea27, anch’egli libraio a Milano a Pavia e pure editore fin dal 1521-1522 e, come il fratello, in stretto contatto con intellettuali d’oltralpe soprattutto svizzeri e lombardi simpatizzanti per la Riforma.
Il 23 marzo 1523 il duca Francesco II Sforza emanò un primo bando contro i proprietari di libri riformati visto che « già qualche uno hanno principiato de contaminarse ne la Fede Catholica per le heretice opere et false persuasion de dicto fra Martino » e ordinava di consegnare tali libri entro quattro giorni al Gran Cancelliere, pena la vita e la confisca dei beni28.
I libri e le idee luterani si erano infatti diffusi nel Ducato per i costanti rapporti commerciali tra Milano, la Svizzera e la Germania, sia anche per la presenza in città di militari tedeschi che ormai avevano abbracciato la Riforma, come dimostra l’episodio successivi del 1526 che attesta che essi che prestavano servizio intorno al castello pronunciavano « crudeli bastemie contro el Nostro Signore et la romana ecclesia », infastidendo la popolazione e i preti del Duomo. Inoltre notevole doveva essere la curiosità sulle teorie luterane, che avevano per tema degli argomenti molto interessanti, come la salvezza dell’anima e la vera interpretazione delle Scritture, che erano talvolta invocate nelle prediche per contestarle e che ben si addicevano per opporsi al clero che spesso suscitava l’insofferenza della popolazione29.
Anche nelle zone limitrofe la situazione era analoga : nel 1525 a Cremona si minacciano pene contro i « deturpatori d’immagini et figure de Dio o de la nostra Madre o Santi » e l’anno successivo è attestato che « molti in Cremona maxime della natione Alemana disputano, contendono et parlano delle cose pertinenti alla fede et religione cristiana, aderendose et volendo sostener le reprobate opinioni di Martin Lutero »30. Nella stessa città di Cremona già alla fine del 1519 era uscita la Revocatio Martini Lutherii Augustinianii ad Sanctam Sedem, del domenicano Isidoro Isolani31.
Andrea Calvo, a seguito dell’ordinanza del duca di Milano, fu addirittura costretto ad abbandonare la città e a stabilirsi trans Alpes, mantenendo il suo mestiere di libraio.
La sua condotta poco consona è anche testimoniata dall’accusa di trafficare armi con la Francia, quando, in vista di un suo rientro a Milano, fu di nuovo costretto alla fuga anche per evitare di restituire dei soldi presi in prestito da un argentarius. Ritornato a Milano nel 1530 diventò segretario del conte Massimiliano Stampa e riprese il suo mestiere di libraio.
Le sue idee luterane però riemersero e nel 1538, a seguito delle nuove gride milanesi, fu ancora accusato di commercio di libri eretici e gli venne intimato di comparire presso l’inquisitore generale e vicario arcivescovile di Milano e presso l’avvocato fiscale Filippo Catia, con una multa aggiuntiva di 2000 scudi per non essere presente in città.
Calvo nel 1541 scrisse una supplica ammettendo i suoi sbagli, e, riconoscendo che non aveva comunicato che il suo agente libraio a Pavia commerciasse libri eretici, si proclamò convinto cattolico, ottenendo la grazia. Nel mentre, nel 1539, aveva ripreso o iniziato la sua attività di tipografo con il fratello tornato da Roma, accorso forse per convincerlo a interrompere l’attività eretica32. Sembra pertanto molto probabile che il Calvus di cui parla Fröben nel 1517 sia Andrea e non Francesco33.
In ogni caso pare certo che all’origine della diffusione della Riforma in Italia vi siano librai che, sia per ragioni di convinzione, sia soprattutto di commercio, importarono le opere protestanti stampate oltralpe. Contestualmente gli stampatori italiani, specialmente romani, si affrettarono a stampare testi contro Lutero fin dagli inizi degli anni ’20 del secolo. Tra questi vi è soprattutto il tipografo camerale Antonio Blado34. Tra le più antiche opere stampate in quegli anni si cita la Condemnatio doctrinalis librorum Martini Lutheri : per quosdam magistros nostros Louanien. & Colonien. Facta della Facoltà di Teologia dell’Università di Lovanio, uscita senza data probabilmente nel 1519 e ristampata nel 152035 o gli Errata et argumenta Martini Luteris recitata, detecta, repulsa et copiosissime trita del frate Silvestro Mazzolini, prefetto del Sacro Palazzo del 152136.
Significativa è anche l’attività di Giacomo Mazzocchi che nello stesso periodo, dopo aver stampato nel 1520 la Bulla contra errores Martini Lutheri & sequacium di papa Leone X, pubblicava nello stesso anno l’opera del domenicano, tanto attivo nella lotta contro Lutero, Tommaso Radini Tedeschi, intitolata In Martinum Luterum Vuittembergensem Or. Here. nationis gloriam uiolantem oratio37.
L’attività della Chiesa bloccò solo però per poco la stampa in Italia delle opere di Lutero : già nel 1525 uscì a Venezia per Nicolò di Aristotile detto Zoppino l’editio princeps italiana della traduzione della Kurze Form der zehn Gebote di Lutero, intitolata Vno libretto volgare, con la dechiaratione de li dieci comandamenti, del credo, del Pater noster, con una breue annotatione del uiuere christiano38, a cui seguì ancora nel 1526 La declaration delle dieci Comandamenti, del Credo, del Pater Nostro, con vna breue annotatione del viuere christiano, attribuita erroneamenete a Erasmo, stampata dallo stesso editore39. Veniva così sancito definitivamente l’ingresso nelle idee riformate in Italia.
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1. Il testo della lettera è trascritto per la prima volta in Daniel Gerdes, Specimen Italiæ Reformatae, Leida: Johann Le Mair e Cornelis van Hoogeveen junior, 1765, p. 5. Venne poi riedita in Martin Luther, D. Martin Luthers Werke: kritische Gesamtausgabe; 4.1: Briefwechsel; Bd. 1: 1501-1520, Weimar: H. Böhlaus Nachf., 1930, p. 332.
2. Trad. Anche Calvo, libraio di Pavia, uomo dottissimo e caro alle Muse, portava in Italia una buona quantità di libri. Egli non guarda tanto al profitto, quanto piuttosto desidera dare sostegno alla nuova dottrina e, per quanto può, portare ad essa giovamento.
3. Trad. Egli promise che avrebbe inviato in Italia epigrammi scritti da eruditi in tua lode, in modo che favorisse te e l’interesse di Cristo, che tu sostieni con tanta costanza, forza e abilità.
4. Johann Georg Schelhorn, Amoenitates Historiae Ecclesiasticae et Litterariae Francofurti & Lipsiae, sumptibus Danielis Bartholomaei et filii, 1738, tomo II, p. 624.
5. Daniel Gerdes, Specimen Italiæ Reformatae, cit., p. 6.
6. Trad. Gli scritti di Lutero saranno stati abbondantemente letti dagli italiani e avranno avuto non pochi fautori e sostenitori che avranno approvato e assimilato il suo pensiero.
7. Trad. Calvo, per primo naturalmente, ritornando da Norimberga, portò con sé soltanto un quaternione dell’edizione Wittemberg, che noi immediatamente completammo con la restante parte che ci fu stata inviata da Augusta in modo che venisse ad esso acclusa.
8. Daniel Gerdes, Specimen Italiæ Reformatae, cit., p. 6-7 che cita l’Historia Lutheranismi di L. von Seckendorf del 1692.
9. Daniel Gerdes, Specimen Italiæ Reformatae, cit., p. 9-10.
10. Philipp Mélanchthon, Loci communes rerum theologicarum seu hypotyposes theologicæ, Wittembergæ, 1521.
11. Jakob Brucker, Miscellanea Historiæ Philosophicæ Litterariæ Criticæ, Augustae Vindelicorum, typis et impensis haeredum Ioannis Iacobi Lotteri, 1748, p. 325.
12. La Libreria già raccolta con grande studio dal signor Maffeo Pinelli veneziano, descritta e con annotazioni illustrata da don Jacopo Morelli, custode della Libreria di San Marco di Venezia, In Venezia, nella stamperia di Carlo Palese; si vendono gli esemplari presso Lorenzo Baseggio, 1787, tomo IV, p. 29-30, nr. 166.
13. Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia. 1520-1580, Torino: Bollati Boringhieri, 1987, p. 59, 276 e ss.
14. Gian Luigi Barni, Le lettere di Andrea Alciato giureconsulto, Firenze: Le Monnier, 1953, ad indicem, p. 302.
15. Si è consultata l’edizione veneta, riveduta ed accresciuta dopo quella di Modena: Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Venezia, 1796, t. VII, parte I, dall’anno MD fino all’anno MDC, 1796, p. 334-335.
16. Carlo Dionisotti, Notizie di Alessandro Minuziano, in Miscellanea Giovanni Mercati, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1946, vol. IV. Letteratura classica e umanistica, p. 349-350.
17. Pietro Tacchi Venturi, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, Roma, Civiltà Cattolica, 1931, vol. I, p. 433.
18. Giovanni Mercati, Su Francesco Calvo da Menaggio primo stampatore e Marco Fabio Calvo da Ravenna primo traduttore del corpo ippocratico in latino, in Notizie varie di antica letteratura medica e di bibliografia, Roma: Tipografia Poliglotta vaticana, 1917, p. 60-67.
19. Francesco Barberi, Le edizioni romane di Francesco Minizio Calvo, Firenze: L. S. Olschki, 1952.
20. Maria Cristina Misiti, Calvo, Francesco Giulio, in Dizionario dei tipografi e degli editori italiani, Il Cinquecento, diretto da Marco Menato, Ennio Sandal, Giuseppina Zappella, Milano: Editrice Bibliografica, 1997, vol. I, A-F, p. 234-237.
21. The correspondence of Erasmus, edited by Roger Aubrey Baskerville Mynors and Douglas Ferguson Scott Thomson, annotated by Peter G. Bietenholz, Toronto: University of Toronto Press, 1974, vol. I, p. 408-410.
22. Maria Cristina Misiti, Calvo, Francesco Giulio, cit., p. 234.
23. Ibidem.
24. Luigi Marliani, In Martinum Luterum oratio, [1521?] (Impressum Romae, [H.S.] apud aedem Diui Marci).
25. Luigi Marliani, In Martinum Lutherium oratio paraenetica, (Mediolani, impressum per Io. De Castellioni, 1521). Ne è nota un’altra edizione dallo stesso titolo ma con colophon: (Vienae Austriae, impressum anno Domini 1521) con luogo di stampa falsa e in realtà stampata a Milano. Cf. Ennio Sandal, «L’Oratio paraenitica di Luigi Marliano contro Lutero Appunti su una edizione milanese», La Bibliofilia 115 (2013), p. 197-204.
26. Camillo Scaccia Scarafoni, «La bolla “Coena domini” promulgata in Orvieto nel 1528 e il suo stampatore romano», in Maso Finiguerra, III (1938), p. 219-224; Francesco Barberi, Le edizioni romane, cit., p. 60; Id., Tipografi Romani del Cinquecento. Guillery, Ginnasio Mediceo, Calvo, Dorico, Cartolari, Firenze: L.S. Olschki, 1983, p. 95.
27. Francesco Barberi, Calvo, Francesco, in Dizionario biografico degli italiani, Roma: Enciclopedia Treccani, vol. XVII, 1974, p. 34-35; Alessia Parolotto, Calvo, Andrea, in Dizionario dei tipografi e degli editori italiani, cit., p. 233-234. Sul tipografo inoltre: Kevin M. Stevens, «New light on Andrea Calvo and the book trade in sixteenth-century Milan», La Bibliofilia 103 (2001), p. 25-54
28. Federico Chabod, Per la storia religiosa dello Stato di Milano durante il dominio di Carlo V. Note e documenti, Roma: Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, 1962, p. 103.
29. Federico Chabod, Per la storia religiosa, op. cit., p. 104, nota 1.
30. Ibid., p. 106, nota 1.
31. Isidoro Isolani, Reuocatio Martini Lutherii Augustiniani ad Sanctam Sedem, dopo il 22 novembre 1519. Stampato probabilmente a Cremona da Francesco Riccardi: Rita Barbisotti, Le edizioni dei Riccardi “da Luere” a Cremona (1505-1535), Cremona, 2005, p. 58 (Estr. da Strenna dell’A.D.A.F.A. per l’anno 2005). Dell’opera ne venne stampata, probabilmente sempre nello stesso luogo, un’altra edizione nel 1520. Cfr. anche Nansen Defendi, «La “Revocatio M. Lutherii ad Sanctam Sedem” nella polemica antiluterana in Italia», in Archivio storico lombardo LXXX (1953), p. 67-132.
32. Ennio Sandal, Editori e tipografi a Milano nel Cinquecento, Baden Baden: V. Koerner, 1977-1981, 3 vol., II, p. 19; Id., L’arte della stampa a Milano nell’età di Carlo V. Notizie storiche e annali tipografici (1526-1556), Baden Baden : V. Koerner, 1988, p. 17-18, 139 ; Alessia Parolotto, Calvo, Andrea, cit., p. 233.
33. Sulle origini della Riforma in Italia cf. Susanna Peyronel Rambaldi, Propaganda evangelica e protestante in Italia (1520 c.-1570), in La Réforme en France et en Italie. Contacts, comparaisons et contrastes, a cura di Philip Benedict, Silvana Seidel Menchi e Alain Tallon, Roma : École française de Rome, 2007, p. 53-68, che parla invece di Francesco Calvo.
34. Francesco Barberi, Blado, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma : Enciclopedia Treccani, vol. X, 1968, p. 753-757; Dizionario dei tipografi e degli editori italiani, Il Cinquecento, cit., vol. I, A-F, p. 147-149 ; Valentina Sestini, Blado, Antonio, in Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in Italia tra Quattrocento e Seicento, coordinato da Marco Santoro, a cura di Rosa Marisa Borraccini, Giuseppe Lipari, Carmela Reale, Marco Santoro, Giancarlo Volpato, Pisa e Roma: Fabrizio Serra, 2013, vol. I, p. 147-152.
35. Facoltà di Teologia dell’Università di Lovanio, Condemnatio doctrinalis librorum Martini Lutheri: per quosdam magistros nostros Louanien. & Colonien. Facta, [1519].
36. Silvestro Mazzolini, Errata et argumenta Martini Luteris recitata, detecta, repulsa et copiosissime trita: per fratrem Siluestrum Prieriatem, magistrum Sacri Palatii, (Rome, per Antonium bladis de Asula impressus, die 27 Martii 1520).
37. Tommaso Radini Tedeschi, In Martinum Luterum Vuittembergensem Or. Here. nationis gloriam uiolantem oratio, Roma : Giacomo Mazzocchi, 1520. Dello stesso autore doveva forse esistere un’edizione stampata da Blado: Tommaso Radini Tedeschi, Ad Illustris. & inuictiss. Principes & populos Germaniae In Martinum Lutherum… Oratio, 1520. L’indicazione di quest’opera è stata tratta dal catalogo della Casanatense dove però è smarrita dal 1886. Nessuna bibliografia ne conferma l’esistenza.
38. Vno libretto volgare, con la dechiaratione de li dieci comandamenti, del credo, del Pater noster, con una breue annotatione del uiuere christiano, cose certamente vtili, & necessarie a cischeduno fidele christiano. Nouamente stampato, stampata a Venezia per Nicolò di Aristotile detto Zoppino. Cf. Lorenzo Baldacchini, Alle origini dell’editoria volgare. Nicolo Zoppino da Ferrara a Venezia. Annali (1503-1544), nota di A. Quondam, Manziana (Roma), Vecchiarelli, 2011; Id., “The first Luther’s edition in Italy”, in Luther in Italy. Atti del convegno, Roma, Deutsches Historiches Institut in Rom e Biblioteca Casanatense, 22-24 febbraio 2017, in corso di stampa.
39. Silvana Seidel Menchi, op. cit., p. 377-378.