Revue Italique

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Preambolo

Questo dodicesimo fascicolo di Italique si apre con la tradizionale lezione Barbier-Mueller, in cui Volker Kapp riflette intorno alla tipologia della letteratura esemplare, una matrice classica ben vitale nei Triumphi di Fran­cesco Petrarca. Segue lo studio di Mikaël Romanato sulla Gelosia del sole, il poco conosciuto canzoniere di Girolamo Britonio in onore di Vittoria Colonna, giovane e non ancora vedova, prima del Sacco di Roma. Il Roma­nato, che si è ampiamente giovato del materiale conservato alla Fondation Barbier-Mueller pour l’étude de la poésie italienne de la Renaissance, pubblica in appendice alcuni sonetti inediti e il regesto metrico completo dei testi. Giovanni Ferroni annota ancora una volta il sonetto che Pietro Bembo pone in apertura delle sue Rime. In questa lettura riacquista luce il ruolo dei manuali retorici derivati da Cicerone: testi scolastici e normativi di lunghis­sima diacronia, in uso indubitabile nella letteratura volgare almeno a partire da Brunetto Latini, ma il cui imponente, effettivo magistero sui nomi più illustri della nostra tradizione si stenta ancora a riconoscere, forse per una forma persistente di pregiudizio romantico. E ad una particolare accezione della trattatistica precettiva si interessa Agnès Rees, che considera i rapporti tra alcune arti poetiche italiane e francesi del primo Cinquecento, in relazione alle tecniche della vive représentation. Pienamente in linea con la topica della rivista è poi il lavoro di Franco Pignatti, in cui ricorrono i nomi usuali di Bernardino Ochino e di Vittoria Colonna, alla quale a torto attribuiti, iniziarono a circolare alcuni sonetti spirituali di Antonfrancesco Grazzini, detto il Lasca. Il Lasca stesso racconta vividamente l’episodio di questo malinteso, con gusto oraziano, tra il divertito e lo sbalordito, e con alcune riflessioni sul ruolo che il prestigio sociale gioca nel successo letterario. Sono riflessioni e atteggiamenti che mettono in secondo piano i problemi teologici dell’ossequio all’ortodossia controriformata. Il Lasca è infatti coinvolto soprat­tutto da questioni tecniche, come dimostra la piccola silloge manoscritta (qui ben esaminata per la prima volta), che pone, con le sue varianti di implica­zione e di ordinamento dei testi spirituali, un caso molto interessante di filologia delle antologie d’autore. L’invidia dell’aurora è uno dei motivi che legano al Cieco d’Adria una delle più note tragedie di Shakespeare, come dimostra puntualmente Barbara Spaggiari nel saggio conclusivo.