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Saussure al Kaiserlich Deutsches Archeologiches Institut di Roma (1906)

Ancora sull’iscrizione del cippo del foro

Paola VILLANI

paolavillanifrohlich@yahoo.it

Ringrazio innanzitutto Daniele Gambarara che mi ha suggerito il tema di questo testo. Ringrazio anche gli amici Elena Cagiano, Anna M. Thornton, Gianluca Tagliamonte e mio marito Thomas Fröhlich per i preziosi consigli che mi hanno dato. Un ringraziamento particolare a Maria Letizia Caldelli per la rilettura e le fondamentali indicazioni epigrafiche. Eventuali errori di forma o di contenuto sono però da attribuire esclusivamente a chi scrive.

Nel suo scritto su « F. de Saussure et l’épigraphie latine »1, Francesca Murano ricorda che lo studioso ginevrino, durante il soggiorno romano nell’inverno 1905-1906, si interessò all’epigrafe del cippo del Foro romano2 e alle iscrizioni dei sarcofagi degli Scipioni3. Del suo interesse per questi monumenti epigrafici, Saussure parla in due lettere a Antoine Meillet (1866-1936), edite l’una da Benveniste nel 19644, l’altra da Jakobson nel 19715.

Alcune delle osservazioni sull’iscrizione del cippo, annotate su fogli manoscritti che fanno parte del fondo Saussure acquisito dalla Bibliothèque de Genève nel 19966, occupano il recto e il verso di un cartoncino d’invito del Kaiserlich Deutsches Archeologisches Institut7 all’adunanza che si tenne il 12 gennaio 19068 a palazzo Laspeyres9 sul Campidoglio.

Sul verso del cartoncino d’invito del KDAI, Saussure riproduce il disegno del cippo che Christian Hülsen (1858-1935) aveva pubblicato in un saggio del 190210, al quale Saussure fa esplicito riferimento a margine del disegno11. Murano ipotizza che Saussure abbia letto l’articolo di Hülsen proprio in occasione dell’adunanza del 12 gennaio, prima di un esame autoptico dell’iscrizione.

All’indomani della scoperta del cippo (maggio 1899), il Ministro dell’istruzione dell’epoca Guido Baccelli (1830-1916) aveva affidato a una équipe di soli studiosi italiani12 l’analisi e la pubblicazione del monumento e dell’epigrafe e aveva interdetto agli studiosi stranieri di prenderne direttamente visione13. Solo qualche tempo dopo, fu loro consentito di studiare l’iscrizione su un calco di gesso commissionato dallo stesso Baccelli e custodito al Ministero14. Presumibilmente, però, lo studioso ginevrino poté vedere direttamente l’iscrizione : lo fanno pensare – come sottolinea Murano15 – sia l’annotazione « Notes prises au Forum sur l’Inscription du Forum », scritta, con una grafia che sembra essere quella di Saussure, su una busta contenente una serie di fogli manoscritti custoditi presso la Bibliothèque de Genève (AdS), sia il fatto che, specie in un punto, la trascrizione saussuriana dell’iscrizione del cippo differisce da quella degli studiosi stranieri ai quali era stato consentito di visionare solo il calco16. La visita al Foro di Saussure avvenne, con ogni probabilità, dopo l’adunanza del 12 gennaio al KDAI, quindi dopo la lettura, da parte di Saussure, dell’articolo di Hülsen, dal momento che Saussure non parla dell’iscrizione del cippo nella lettera a Meillet del 10 gennaio, ma solo nel post-scriptum del 23 gennaio17.

Consultando i documenti custoditi presso l’Archivio del Deutsches Archäologisches Institut (DAI), oggi sappiamo con certezza che F. de Saussure prese parte all’adunanza del 12 gennaio 1906. Sul foglio delle presenze, si legge chiaramente la firma del maestro ginevrino. Si contano 59 firme, non tutte, purtroppo, facilmente decifrabili. Il pubblico presente a quell’adunanza era composto da archeologi, storici, storici dell’arte, artisti, diplomatici, antiquari, collezionisti di vari paesi d’Europa : in sostanza da quel mondo cosmopolita che si occupava, a vario titolo, di antichità e che animava la vita delle istituzioni culturali straniere a Roma, tra le quali spiccava, per prestigio, l’Istituto archeologico germanico18. Tra le firme, non sembra esservi quella di Christian Hülsen, che, tuttavia, come secondo segretario del KDAI – carica che ricoprì dal 1887 al 1908 – avrà quasi certamente partecipato all’adunanza.

Com’è specificato nel biglietto d’invito, in quella seduta furono svolte tre relazioni : la prima di Bartolomeo Nogara (1868-1954) sulla presunta Byblis di Tor Marancia ; la seconda di Richard Engelmann (1844-1909) sul mosaico Scalambrini e infine quella di Ludwig Pollak (1868-1943) su Laocoonte, la comunicazione senz’altro più attesa19. L’archeologo e collezionista ebreo-ceco, infatti, aveva dato notizia dello straordinario ritrovamento, avvenuto tre anni prima presso la bottega di uno scalpellino romano20, del frammento di un braccio marmoreo ripiegato che egli intuì essere quello originario della statua di Laocoonte, e che andava reintegrato al posto del braccio destro disteso, frutto di un restauro cinquecentesco. Fu proprio grazie alla sensazionale scoperta di Pollak che molti studiosi parteciparono all’adunanza del 12 gennaio 1906, cui anche la stampa dell’epoca diede ampio risalto21.

Nei registri della biblioteca dell’Istituto archeologico germanico non vi sono tracce documentali per asserire che Saussure vi sia tornato successivamente, anche se, probabilmente, le regole di accesso alla biblioteca erano più flessibili di quelle attuali, e a uno studioso celebre come il maestro ginevrino sarà stato consentito di entrare senza eccessive formalità. Peraltro, nella lettera inviata a Meillet il 10 gennaio 1906 da Roma, dove era appena arrivato dopo un breve soggiorno a Napoli, Saussure accenna alla sua intenzione di andare prima o poi all’École française22, che già allora aveva sede a palazzo Farnese23.

Nel copioso lascito di Hülsen all’Archivio del DAI, non sono reperibili lettere di Saussure a lui dirette né altri documenti che facciano pensare a uno scambio di idee fra i due studiosi in merito all’iscrizione del cippo24. Proprio Christian Hülsen e Luigi Ceci erano stati, su fronti contrapposti, i maggiori protagonisti dell’aspra polemica scoppiata all’indomani della decisione, prima ricordata, del ministro Baccelli di affidare lo studio del cippo e dell’epigrafe a un gruppo composto esclusivamente da studiosi italiani.

Il secondo segretario dell’Istituto germanico aveva criticato tale decisione come esempio di « chauvinismo » delle autorità italiane nella gestione delle antichità25. Ma bersaglio principale degli strali polemici di Hülsen erano state la lettura dell’epigrafe offerta da Luigi Ceci e soprattutto le conseguenze sul piano storiografico che egli ne aveva tratto.

In pochissimi giorni dall’affidamento dell’incarico del ministro Baccelli, grazie a un lavoro molto intenso, Ceci, partendo dalle forme in latino arcaico chiaramente identificabili, come recei, sakros, kalatorem, iouxmenta, e dalla ossatura sintattica dell’iscrizione, in particolare l’incipit quoi hoi, e la formula sakros esed, corrispondente a sacer erit (o, in analogia con le XII tavole, a sacer esto), era riuscito a dare una interpretazione testuale dell’iscrizione del cippo, annoverandola fra le antichissime leggi regie (o, meglio, fra le leggi sacre d’età regia)26. Basandosi sul metodo dell’indagine comparativa, Ceci aveva proposto come datazione per l’epigrafe del cippo la seconda metà del VII secolo a.C.27, una datazione che, come lo stesso Ceci scrisse, « brucia[va] fin le midolla agli storici di Roma »28. Si aprivano infatti nuove prospettive per la storia romana : veniva accreditata la tradizione annalistica circa la reale esistenza della monarchia a Roma, contrariamente a quanto sostenuto dalla corrente ipercritica della storiografia, facente capo a Theodor Mommsen (1817-1903), che annoverava anche in Italia diversi seguaci, il più noto dei quali era Ettore Pais (1859-1939). Per la parte mancante dell’iscrizione, Ceci aveva proposto soluzioni assai originali, a volte piuttosto ardite29 ; il fine era quello di far parlare le « flebili voci » della stele antica30. Le congetture ricostruttive di Ceci venivano però immediatamente bollate da Hülsen come pure hariolationes, « divinazioni », ossia fantasie prive di certezze documentali31. In un serrato confronto di articoli e interventi su riviste e giornali, la polemica tra le due scuole di pensiero si protrasse ancora per alcuni anni, e si affievolì solo quando, nel 1903, in un articolo pubblicato sulla rivista Hermes, Theodor Mommsen riconobbe infine che l’iscrizione del cippo del Foro era un documento pubblico di età regia32, dando di fatto ragione alle tesi di Ceci33.

Solo tre anni dopo, Saussure arrivava a Roma, ma – stando alla documentazione finora trovata – non sembra che abbia espresso una propria opinione in merito alla polemica da poco sopitasi intorno al cippo, pronunciandosi in favore dell’una o dell’altra interpretazione.

Vero è, come scrive Tullio De Mauro (1932-2017), che la lettura dell’epigrafe da parte di Ceci « per la linguistica comparativa […] avrebbe potuto e dovuto essere, sin dal primo momento, un’autentica vittoria [...] : un manipolo di accreditate ipotesi ricostruttive che collegavano latino e indoeuropeo approdava alla terra della certezza documentale »34. Così non fu ; anzi, le polemiche di cui fu oggetto e principale bersaglio amareggiarono a tal punto Ceci da indurlo a ritirarsi per molto tempo dall’attività scientifica.

Eppure, in risposta alle affermazioni sarcastiche di Hülsen sul pochissimo tempo impiegato per decifrare l’epigrafe del cippo, quando da oltre vent’anni non si era ancora trovata una soluzione condivisa per l’iscrizione del vaso di Dueno, Ceci aveva buon gioco nell’obiettare che si trattava di tipologie differenti di testi : l’epigrafe del cippo del Foro aveva carattere pubblico e sacrale ; quella del vaso di Dueno – di cui apparivano peraltro ancora incerti contesto e uso – era di natura privata. « La scienza glottologica […] non è all’infanzia sua, sì che non possa essa, la glottologia, affrontare con probabilità grande di vittoria i più ardui problemi di ermeneutica […] »35. Il principale criterio ermeneutico invocato da Ceci era dunque una ricostruzione del senso dell’epigrafe, che consentisse di inquadrarla in un contesto storico-culturale plausibile : un metodo, questo, che sarà uno dei tratti distintivi della scuola linguistica romana, avviata alla fine dell’Ottocento proprio da Ceci36.

Saussure, come si è detto, non si è espresso – per quanto ci consta – sulle possibili letture dell’epigrafe ; tuttavia, da quel che scrive a Meillet (« […] il est intéressant de contempler le bloc énigmatique et de s’assurer de visu des lectures. Celles-ci ne me semblent pas encore établies partout avec le degré de certitude qu’on aurait pu leur donner, et réciproquement il y a telle donnée comme certaine qui ne l’est pas […] »)37 si evince che delle diverse proposte interpretative non fosse all’oscuro. Purtroppo, però, alcune delle note sull’iscrizione, scritte a matita, sono ormai sbiadite a tal punto da risultare illeggibili.

In ogni caso, è auspicabile che, se prenderà corpo il progetto di una rinnovata constitutio textus delle varie letture dell’epigrafe del cippo38, sia fatto almeno cenno anche a quella del grande maestro ginevrino39.

Figg. 1 e 2

Biglietto d’invito del KDAI con le annotazioni di Ferdinand de Saussure

Fig. 3

Foto (1880 ca.) di Palazzo Laspeyres sul versante meridionale del Campidoglio, in cui ebbe luogo l’adunanza del KDAI a cui partecipò Saussure

Figg. 4 e 5

Intervenuti all’adunanza del KDAI del 12 gennaio 1906

N.B. I punti interrogativi indicano le firme che non si è riusciti ancora a decifrare o sulla cui trascrizione vi è un ampio margine di incertezza.

1) Frau Paula Schwaerzer & Tochter ;

2) Lucilla Pistolesi Baudana-Vaccolini, docente del regio ginnasio femminile « Regina Elena » (cf. Ministero dell’Interno 1916 : 943), autrice di diversi articoli, fra cui uno dedicato alla vita di Sant’Alessio (cf. Pistolesi Baudana-Vaccolini 1904) ;

3) A[ndrea] Vochieri (1860 ?-post 1921), fotografo amatoriale di antichità. Cf. Marsicola (2014 : 209, n. 67) e iDAI.bibliography/Zenon, reperibile nel sito : https://zenon.dainst.org/Search/Results?lookfor=Vochieri%2C+Andrea% 2C%E2%80%8F+%E2%80%8E+n.+1860%E2%80%8F&type=Author &limit=20 (consultato il 23/03/2021) ;

4) Gio[vanni] Barracco (1829-1914), barone, senatore del Regno e collezionista : cf. Pericoli Ridolfini (1960). Una breve biografia è riportata anche nella pagina web del Museo di scultura antica Giovanni Barracco, reperibile in : http://www.museobarracco.it/it/museo/giovanni_barracco (consultato il 21/03/2021) ;

5) Generalleutnant Hahn [?] ;

6) I[gnaz] Weirich (1856-1916), scultore di nazionalità ceca come Ludwig Pollak, che lo ricorda nei suoi Tagesbücher (cf. Pollak 1994 : 63) ;

7) G[iovanni] Fattori (1825-1908), pittore e incisore, membro, dal 1903 al 1905, della Commissione per l’indirizzo artistico della Calcografia nazionale (cf. Durbè 1995) ;

8) A[rmando] Lodolini (1888-1966), archivista e pubblicista (cf. Bonella 2005) ;

9) Frau Adele Davidsohn, traduttrice del volume Ritratti psicologici de’ tempi nostri. Libro delle donne di Laura Marholm, Roma, 1898 (cf. GU 1898 : 2048) ;

10) Margarethe Pollak (n. von Bronneck 1888-1915), prima moglie di Ludwig Pollak (cf. Cagiano de Azevedo 2010 e Rossini 2018) ;

11) Ludwig Pollak (1868-1943), archeologo, collezionista e mercante d’arte, ebreo-ceco, che da Roma fu deportato ad Auschwitz nel 1943 insieme alla famiglia (cf. Cagiano de Azevedo 2010 e Rossini 2018) ;

12) Herr und Frau Brioschi. Si tratta, con tutta probabilità, di Othmar Brioschi (1854-1912), pittore austriaco di paesaggi, che soggiornò lungamente a Roma, dove morì, e di sua moglie Maria Brioschi (n. Imhof, 1864-1922) (cf. Pollak 1994 : 80, 90) ;

13) ?

14) ?

15) Carlo Fiorilli (1843-1937), all’epoca dell’adunanza direttore generale delle Antichità e belle arti, e in precedenza, dal 1899 al 1900, direttore generale dell’istruzione primaria presso il Ministero della pubblica istruzione. Cf. Archivio Centrale dello Stato, Archivi di famiglie e persone, s.v. « Fiorilli, Carlo ». Reperibile nel sito : https://search.acs.beniculturali.it/OpacACS/guida/IT-ACS-AS0001-0004236 (consultato il 22/03/2021) ;

16) Federico Hermanin (1868-1953), critico d’arte e museologo (cf. Nicita 2004) ;

17) P[aul Frédéric] Gauckler (1866-1911), membro dell’Accademia di Francia a Roma. Cf. Comité des travaux historiques et scientifiques, s.v. « Gauckler, Paul Frédéric », reperibile nel sito : http://cths.fr/an/savant.php?id=226 (consultato il 22/03/2021) ;

18) M[artin] Bang, autore, fra gli altri, del volume Die Germanen im römischen Dienst : bis zum Regierungsantritt Constantins I (1906) e collaboratore di due edizioni del CIL (1926 ; 1933). Cf. iDAI.bibliography/Zenon, reperibile nel sito : https://zenon.dainst.org/Search/Results?lookfor=Bang+Martin&type= AllFields&submit =Cerca&limit=20 (consultato il 23/03/2021) ;

19) Dr. Fiedrich Noack (1858-1930), giornalista austriaco, conosciuto con lo pseudonimo Friedrich Idus, autore, fra gli altri, del volume Deutsches Leben in Rom 1700 bis 1900, pubblicato nel 1906. Cf. Degener (1909 : 995) e iDAI.bibliography/Zenon, reperibile nel sito : https://zenon.dainst.org/Search/Results?lookfor=Noack%2C+Friedrich%2C+1858-1930.&type=Author&limit=20 (consultato il 23/03/2021) ;

20) Dr. Arthur Levinson ;

21) Thomas Ashby (1874-1931), archeologo. Dal 1906 assunse la direzione della British School at Rome, l’accademia britannica di archeologia, storia e belle arti di cui era stato vicedirettore nei tre anni precedenti (cf. Lugli 1938) ;

22) Christina MacKenzie ;

23) Max Bamberger (1846-1919) und Frau (Helene Bamberger, n. Simon, 1851-1909). Cf. Database del Cimitero acattolico di Roma, reperibile nel sito : http://www.cemeteryrome.it/infopoint/EnRisultati.asp?Tipo=0 (consultato il 22/03/2021) ;

24) R[ichard Albrecht] Laqueur (1881-1959), filologo e storico. Cf. Enciclopedia Treccani online s.v. « Laqueur, Richard Albrecht », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/richard-albrecht-laqueur/(consultato il 22/03/2021) ;

25) F[erdinand] de Saussure (1857-1913) ;

26) Clifford [Herschel] Moore (1866-1931), insegnò greco e latino all’università di Chicago (1894-1898), poi latino ad Harvard, e per un anno (1905-1906) alla American School of Classical Studies in Rome. Cf. Enciclopedia Treccani online s.v. « Moore, Clifford Herschel », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/clifford-herschel-moore_%28Enciclopedia-Italiana%29/ (consultato il 22/03/2021) ;

27) [Carl Nils Daniel von] Bildt (1850-1931), barone, ambasciatore svedese a Roma dal 1889 al 1902 e, ancora, dal 1905 al 1920. Cf. Enciclopedia italiana VII, 1930, s.v. « Bildt, Carl Niels Daniel », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/bildt-carl-nils-daniel-barone_%28Enciclopedia-Italiana%29/ (consultato il 22/03/2021) ;

28) ?

29) Frl. [Fräulein] Margarethe Fritze [?] ;

30) Herr E. Melchors Fritze [?] ;

31) Wilhelm Klein (1850-1924), archeologo austriaco. Cf. Degener (1909 : 711) ; Enciclopedia Treccani online s.v. « Klein, Wilhelm », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/wilhelm-klein/ (consultato il 23/03/2021) ;

32) Victor von Lewetzow [?] ;

33) A[dolf] Michaelis (1835-1910), professore di archeologia in diverse università, fece parte della direzione dell’Istituto archeologico germanico di Roma. Cf. Enciclopedia Treccani online s.v. « Michaelis, Adolf », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/adolf-michaelis/ (consultato il 22/03/2021) ;

34) ?

35) Prof. Rudolf von Scala (1860-1919), filologo e storico dell’antichità. Cf. Österreichisches Biographisches Lexikon, s.v. « Scala, Rudolf von », reperibile nel sito : https://www.biographien.ac.at/oebl/oebl_S/Scala_Rudolf _1860_1919.xml (consultato il 22/03/2021) ;

36) Dr. Ermanno Loevinson (1863-1943), archivista, frequentò a lungo l’Archivio di Stato di Roma. Nel 1943 fu deportato, come Pollak, ad Auschwitz, dove perse la vita con la moglie e il figlio. Cf. CDEC – Fondazione Centro di Documentazione Ebraica, Digital Library, s.v. « Loewinson, Ermanno », reperibile nel sito : http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-4879/loewinson-ermanno.html?persone=%22Loewinson%2C+Ermanno%22 (consultato il 22/03/2021) ;

37) ?

38) [Giuseppe] Bellucci (1844-1921), etnografo, chimico, paleontologo e storico (cf. Galanti 1966) ;

39) Dr. L[udovico] Zdekauer (1855-1924), archivista, giurista, storico e docente ceco naturalizzato italiano. Cf. Enciclopedia Treccani online s.v. « Zdekauer, Ludovico », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/ludovico-zdekauer/) (consultato il 22/03/2021) ;

40) Dr. Wi[lhelm] van Gulik (1873-1907), curatore di diverse pubblicazioni sulla storia della Chiesa. Cf. KVK, reperibile nel sito : https://kvk.bibliothek.kit.edu/?kataloge=K10PLUS&kataloge=BVB&kataloge=NRW&kataloge=HEBIS&kataloge=HEBIS_RETRO&kataloge=KOBV_SOLR&kataloge=DDB&kataloge=STABI_BERLIN&kataloge=ITALIEN_VERBUND&digitalOnly=0&embedFulltitle=0&newTab=0 (consultato il 22/03/2021) ;

41) Dr. Arthur Motzki (1879-1966), insegnante, autore e curatore di varie pubblicazioni (cf. KVK s.v.) ;

42) ?

43) J[ames] M[orton] Paton (1863-1944), professore di greco e studioso di antichità classiche (cf. Fowler 1945) ;

44) C[harles] D[ensmore] Curtis (1876-1925), archeologo e scrittore americano, membro dell’American Academy in Rome : cf. Bonfante & Nagy (2015 : 37-38) ;

45) ?

46) ?

47) A[lbert] W[illiam] Van Buren (1878-1968), archeologo americano. Arrivato a Roma nel 1902 come borsista, diventò nel 1913 bibliotecario e docente all’American Academy in Rome (cf. Bonfante & Nagy 2015 : 40-50) ;

48) G[iulio] E[manuele] Rizzo (1865-1950), archeologo, diresse dal 1901 al 1906 il Museo nazionale romano e il Museo delle Terme di Diocleziano (cf. Vistoli 2016) ;

49) C[osimo] Stornaiuolo (1849-1923), canonico della basilica vaticana, studioso di storia, archeologia e letteratura cristiana, lavorò a lungo nella biblioteca vaticana (cf. Arcidiocesi di Napoli 1923) ;

50) ?

51) A[ntonin] Hudecek (1872-1941), pittore ceco. Cf. ArtsLife History s.v. « Hudecek Antonin », reperibile nel sito : https://artslife.com/history/2014/11/hudecek-antonin-1872-1941/ (consultato il 23/03/2021).

52) ?

53) W[alter] Amelung (1865-1927), archeologo tedesco. Soggiornò a lungo a Roma, dove, dal 1922 al 1927, fu primo segretario dell’Istituto archeologico germanico. Cf. Enciclopedia Treccani online, s.v. « Amelung, Walter », reperibile nel sito : https://www.treccani.it/enciclopedia/walter-amelung/ (consultato il 22/03/2021) ;

54) Luigi Cantarelli (1858-1931), storico dell’antichità, allievo di Mommsen (cf. Treves 1975) ;

55) Duncan MacKenzie (1861-1934), archeologo scozzese. Collaborò con Arthur Evans allo scavo di Cnosso a Creta ; condusse, tra il 1906 e il 1909, importanti campagne di scavo in Sardegna. Cf. Momigliano (1999) e MacKenzie (1910 [2012]) ;

56) R[ichard] Engelmann (1844–1909), archeologo tedesco. Cf. iDAI.bibliography/Zenon, reperibile nel sito : https://zenon.dainst.org/Search/Results?lookfor=Engelmann+Richard&type=AllFields&page=2 (consultato il 23/03/2021).

57) E[manuel] Loewy (1857-1938), archeologo austriaco, titolare, alla Sapienza di Roma, della prima cattedra di archeologia classica istituita in una università italiana (cf. Paribeni 1961 e Picozzi 2013) ;

58) Karl [Josef] Müller (1865-1942), artista. Cf. ArtsLife History, s.v. « Müller Karl », reperibile nel sito : https://artslife.com/history/2014/11/muller-karl-josef-1865-1942/ (consultato il 22/03/2021) ;

59) Theodor Düring (1880-1918), latinista. Cf. iDAI.bibliography zenon, reperibile nel sito : https://zenon.dainst.org/Search/Results?lookfor=D%C3%BCring%2C+Theodor%2C+1880-1918.&type=Author&limit=20 (consultato il 23/03/2021).

Fig. 6

Lettura dell’epigrafe di F. de Saussure

Bibliografia

Abbreviazioni

AdS Archives de Saussure, BdG.

BdG Bibliothèque de Genève.

CIL Corpus Inscriptionum Latinarum.

ILLRP Inscriptiones Latinae liberae rei publicae, a cura di Attilio Degrassi, II ediz., Firenze, La Nuova Italia, 1965.

KVK Karlsruhe Virtual Catalog : https://kvk.bibliothek.kit.edu

DBI Dizionario biografico degli italiani, 23, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana (si sono indicate le voci del DBI reperibili in rete, anche se talvolta sono più brevi rispetto a quelle pubblicate a stampa).

GU Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia (1861-1946).

RM Mitteilungen des Kaiserlich Deutschen Archäeologischen Instituts. Römische Abteilung = Bullettino dell’Imperiale Istituto archeologico germanico. Sezione romana, Roma, Loescher.

 

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BENVENISTE, Émile (1964), « Lettres de Ferdinand de Saussure à Antoine Meillet », Cahiers Ferdinand de Saussure 21, p. 93-130.

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Documentazione fotografica

Figg. 1, 2 e 6 : BdG, AdS 382/10, ff. 279-280 e f. 277, corrispondenti, rispettivamente, alle immagini nn. 518-519 e 516 del dossier online, reperibili nel sito : https://archives.bge-geneve.ch/ark :/17786/vta187d093f250f4e0d/dao/0/518 (consultato il 22.3.2021).

Fig. 3 : Istituto Archeologico Germanico, Roma, Fototeca, D-DAI-ROM-76, 1904R.

Figg. 4 e 5 : Istituto Archeologico Germanico, Roma, Archivio, adunanze 1902-1940.

____________

1 Cf. Murano (2012 : 239) e Gambarara (201 : 14).

2 CIL I2 1. Cfr. p. 717, 739, 831, 853-854 = VI 36840 = ILLRP 3.

3 Poiché Saussure collega il suo interesse per queste epigrafi a quello per il verso saturnio (v. n. 5), fa evidentemente riferimento alle iscrizioni delle tombe di L. Cornelius Scipio Barbatus, consul 298 (CIL, I2 7, cf. p. 718, 739, 859 = VI 1285 = 31587, cf. pp. 4670-4671 = ILLRP 309) ; di L. Cornelius Scipio, figlio di Barbarus, consul 259 (CIL, I2 8-9, cf. p. 718, 831, 859 = VI 1286-1287 = 37039, cf. p. 3134, 4671 = ILLRP 310) ; di P. Cornelius Scipio, forse figlio dell’Africano, augur 180 (CIL, I2 10, cf. p. 718, 859 = VI 1288 = 37039, cf. p. 3134, 4671 = ILLRP 311) di L. Cornelius Scipio, figlio dell’Hispallus (CIL, I2 11, cf. p. 859 = VI 1289 = 37039, cf. p. 3134, 4672 = ILLRP 312).

4 « Je me suis fait octroyer un congé de l’Université de Genève et vous écris de Rome où je suis avec ma femme pour un séjour prolongé » (Benveniste 1964 : 105).

5 Jakobson (1971), cit. anche in Murano (2012 : 239). In questa lettera, datata 12 novembre 1906, Saussure afferma che probabilmente il suo interesse per il verso saturnio ha tratto ispirazione dalle iscrizioni dei sarcofagi degli Scipioni (cf. Jakobson 1971 : 16, cit. in Murano 2012 : 251, n. 24 : « Je ne sais si c’est par inspiration des tombeaux des Scipions ou autrement que j’ai passé ensuite mon temps à [traiter] creuser le vers saturnien […]. »). Per quanto riguarda l’iscrizione del cippo del Foro, Luigi Ceci (1859-1927), che per primo la lesse e la interpretò (v. n. 11), dubita che essa « sia vergata nell’orrido saturnio », a differenza – egli ritiene – dell’iscrizione sul vaso di Dueno. Tuttavia, ravvisa nell’epigrafe « due caratteri perspicui : l’allitterazione che è il parallelismo dei suoni iniziali ; e la consonanza delle finali che è il substrato della rima » (Ceci 1899a : 196), caratteristiche proprie non solo della poesia sacrale, ma anche « di quella prosa ritmica che l’indagine scientifica viene dimostrando spettare ai popoli indo-europei dell’Occidente […] » (ibid.). Ora, senza volersi addentrare nelle varie questioni relative al verso saturnio, sulle quali si rinvia alla bibliografia citata in Murano (2012 : 251-252), vale però la pena di rilevare che anche l’iscrizione del cippo, per quanto mutila, offriva, secondo Ceci, spunti interessanti circa alcuni fenomeni fonici e metrici legati alle prime fasi della letteratura d’arte a Roma.

6 BdG e AdS, 382/10, ff. 274-280 (le cui immagini, ora online, sono le nn. 512-519 del dossier).

7 Si tratta dei ff. 279 e 280 (immagini nn. 518 e 519 del dossier online : vedi supra e figg. 1 e 2) : « Zur Sitzung des Kaiserlich Deutschen Archaologischen Instituts am Freitag den 12. Januar 5 Uhr beehrt sich ergebenst einzuladen, das Sekretariat. Vorträge : B. Nogara, Intorno alla presunta Byblis delle eroine di Tor Marancia. R. Engelmann, Das Mosaik Scalambrini. L. Pollak, Laocoonte », cf. Murano (2012 : 242, n. 14).

8 La data del 12 gennaio fu scelta per festeggiare il quadricentenario del ritrovamento del Laocoonte (cf. Merkel Guldan 1988 : 56). Fino a qualche anno fa, si pensava che il celebre gruppo scultoreo fosse stato rinvenuto nella vigna di Felice De Fredis, alle pendici del colle Oppio, il 14 gennaio 1506. Poiché nel 1906 il 14 gennaio cadeva di domenica, probabilmente si anticipò, per questo motivo, l’adunanza a venerdì 12. Dal 2006, in base alla lettura di un incunabolo ritrovato nell’archivio storico Innocenzo III della Diocesi di Velletri-Segni, si è spostata la data del rinvenimento del Laocoonte al 10 gennaio 1506 (v. Archivio storico diocesano Innocenzo III, Segni, Il ritrovamento del Laocoonte, http://www.archivioinnocenzo.it/home/il-ritrovamento-del-laocoonte/).

9 L’Istituto di corrispondenza archeologica, fondato nel 1829, il 21 aprile (in coincidenza con la festa delle Paliliae, natale di Roma), e diventato nel 1874 Kaiserlich Deutsches Archäologisches Institut, ebbe come prima sede Palazzo Caffarelli sul Campidoglio ; dal 1836, si traferì nell’edificio denominato Casa Tarpea, e poi, nel 1877, in un palazzo sul versante meridionale del Campidoglio progettato dall’architetto Paul Laspeyres. Fu in questa sede (v. fig. 3) che ebbe luogo l’adunanza alla quale partecipò F. de Saussure (https://www.dainst.org/standort/-/organization-display/ZI9STUj61zKB/14443). Nel 1906, primo segretario dell’Istituto era l’archeologo Gustav Körte (1852-1917), secondo segretario Christian Hülsen (1858-1935).

10 Hülsen (1902).

11 Cf. Murano (2012 : 242) e fig. 1.

12 L’équipe era composta da Giacomo Boni (1859-1925), archeologo, che dirigeva all’epoca gli scavi del Foro e del Palatino e che aveva scoperto il lapis niger ; Gian Francesco Gamurrini (1835-1923), archeologo, paleografo e direttore del Museo di Arezzo ; Giacomo Cortese (1859-1937) letterato e filologo, deputato (1897-1909) e sottosegretario all’Istruzione (1901-1903), e Luigi Ceci, glottologo, allievo di Napoleone Caix (1843-1882) e di Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907). Sull’intera vicenda, cf. Porretta (2005) e Murano (2012 : 240).

13 Cf. Porretta (2005 : 84).

14 Il calco del cippo del Foro si trova oggi al Museo Nazionale Romano, Museo Epigrafico, mentre l’originale è tuttora al Foro romano.

15 Cf. Murano (2012 : 239, 241).

16 « À la ligne 16, Saussure lit loieqviod, tandis que tous les éditeurs précédents donnaient comme u le signe entre le premier i et le signe suivant (lu comme o ou comme q). Le graphe en question a été récemment établi comme F par Prosdocimi dans un article de 2010 […] » (Murano 2012 : 241). Cf. anche n. 37.

17 « Il est possible que Saussure ait vu l’article de Hülsen à l’Institut Germanique à l’occasion de la séance du 12 janvier, et qu’il soit allé voir le cippe seulement après cette lecture, du moment qu’il n’en parle pas dans la lettre à Meillet du 10 janvier […], mais seulement dans le post scriptum du 23 janvier […] », Murano (2012 : 245-246). È plausibile ipotizzare – considerato il breve lasso di tempo fra l’adunanza al KDAI e la visita di Saussure al Foro, desumibile dal post-scriptum del 23 gennaio nella lettera a Meillet – che proprio nella visita al KDAI Saussure abbia avuto contatti con qualcuno che ha facilitato il suo ingresso al Foro per un esame autoptico dell’epigrafe. Chi meglio si adatterebbe a questo ruolo è Carlo Fiorilli (vedi firma n. 15 nell’elenco delle trascrizioni, all’allegato 3), direttore generale al Ministero dell’istruzione negli anni 1899-1900, e poi, fino al 1906, delle Antichità e belle arti. È però evidente che, in assenza di prove documentali, non resta che un’ipotesi.

18 Per l’elenco dei partecipanti alla riunione del KDAI, v. figg. 4 e 5 con la trascrizione, laddove possibile, delle firme, cui si è aggiunta qualche indicazione biografica. Diverse informazioni sui presenti alla « affollata adunanza » si ricavano sia dall’indice dei membri del KDAI del 1905 (cf. RM 20 : 5-20) sia dai Tagesbücher di Ludwig Pollak (cf. Merkel Guldan 1988 : 56), che contengono anche molte notizie su Istituti di cultura, studiosi, antiquari, collezionisti e artisti attivi all’epoca a Roma (cf. Pollak 1994 : 53-151). Per alcuni partecipanti meno noti, le date di nascita e morte si sono ricavate dal database del Cimitero acattolico di Roma, reperibile nel sito : http://www.cemeteryrome.it/infopoint/EnRisultati.asp ?Tipo=0.

19 Il contributo di Benedetto Nogara fu poi pubblicato nella rivista della Società italiana di archeologia e storia dell’arte Ausonia (I, 1907, p. 51-55) ; quello di Richard Engelmann, edito in prima battuta nelle Römische Mitteilungen (RM) 1905, p. 286-287, trovò la sua forma definitiva in Bilder aus Römischen Handschriften in phototypischer Reproduction, Leiden, Sijthoff, 1909. Ludwig Pollak diede alla sua relazione forma scritta nell’articolo « Der rechte Arm des Laokoons» (RM 1905, p. 277-282). L’anno di edizione delle Mitteilungen copre generalmente un biennio, in questo caso 1905-1907 : a ciò si deve l’apparente incongruenza fra la data di svolgimento delle relazioni e quella della loro pubblicazione. Sul convegno al KDAI, cf. anche Merkel Guldan (1988 : 55-57).

20 Cf. Cagiano de Azevedo (2010 : 51-52), Rossini (2018 : 22-24).

21 Cf. Merkel Guldan (1988 : 56).

22 « Je pense aller un de ces jours à l’École Française et aurai sans doute le plaisir d’y voir, outre Mgr. Duchesne [Monseigneur Louis Duchesne (1842-1922), direttore dell’École Française de Rome dal 1895 fino al 1922], quelques jeunes gens ayant un lien avec l’École des Hautes-Études, et peut-être ayant suivi vos cours. Je n’ai pu le faire jusqu’à présent, ayant commencé mon séjour en Italie par Naples où j’ai passé le mois de décembre », Benveniste (1964 : 105).

23 Fondata tra il 1873 e il 1875, l’École française de Rome nasce come scuola archeologica e ha sede, fin dalla sua fondazione, a Palazzo Farnese, nella omonima piazza. Sulla storia dell’École, cf. https://www.efrome.it/it/efr/storia

24 Anche nelle lettere indirizzate a Hülsen nel 1905-1906 non si fa menzione di Saussure.

25 Cf. Hülsen (1899). Lo studioso tedesco lamentava, in particolare, la circostanza che il divieto di prendere direttamente visione del cippo e dell’epigrafe riguardasse perfino i membri della commissione per gli scavi del Foro, di cui anch’egli faceva parte, nominati dal Ministero appena un anno prima. Fu questo il motivo per il quale Hülsen rassegnò le proprie dimissioni dalla commissione.

26 Cf. Ceci (1899a : 194-195), De Mauro (1996 : 174 ; 2005 : 10), Dovetto (2005 : 16) e Coarelli (1983 : 174). Coarelli, che parla di una lex sacra (o lex arae dell’altare vicino alla stele), precisa che il lessema « re », che ricorre nella stele con sicurezza almeno una volta nel dativo recei, è riferito, considerata la datazione dell’iscrizione, ad un re vero, e non ad un rex sacrorum.

27 La datazione oggi ritenuta più probabile è il secondo quarto del VI secolo, anche in base al materiale scoperto sotto la stipe votiva (cf. Coarelli 1983 : 177). La datazione tra VII e VI secolo era stata proposta da Gamurrini (1899 : 168) all’atto della scoperta, basandosi sia sul materiale votivo della stipe, sia sui caratteri dell’iscrizione (su cui cf. Coarelli 1983 : 176-177).

28 Ceci (1899d : 5-6).

29 Cf. Porretta (2005 : 105).

30 Cf. ivi, p. 89.

31 Cf. Hülsen (1899 : 1005, n. 5).

32 « Eine Ausnahme dürfte höchstens regei machen, wodurch, wie ich mit Thurneysen glaube, die Inschrift in die Königszeit hinaufgerückt wird », Mommsen (1903 : 153). Cf. Porretta (2005 : 105).

33 Cf. Ceci (1903).

34 De Mauro (1996 : 174).

35 Ceci (1899d : 5-6).

36 Sulla pervicace attenzione ai testi, alla semantica e ai processi di significazione da parte dei maggiori esponenti della scuola romana, a partire da Ceci, per proseguire con il magistero di Antonino Pagliaro (1898-1973) prima e di Tullio De Mauro poi, cf. Albano Leoni (2018 : 144), De Mauro (2018), De Palo & Gensini (2018b). Tra gli allievi « a distanza » di Pagliaro non va dimenticato Eugenio Coseriu (1921-2002), la cui linguistica del testo, come ermeneutica del senso, ben si inscrive in questa cornice teorica (Coseriu 1980 [1997]).

37 Benveniste (1964 : 106), cit. anche in Murano (2012 : 240).

38 Cf. Sarullo (2016). Una prima constitutio textus si trova già nella seconda edizione di CIL I (CIL I2) del 1918. Vale la pena di rilevare che in alcuni punti la lettura di Saussure sembra coincidere con quella proposta qualche anno fa nella giornata di studio dedicata al Comizio del Re, tenutasi il 17 gennaio 2017 alla British School di Roma, sulla base delle novità epigrafiche emerse, come ad esempio sora al posto di sord [o sorm] (a.r. 3 faccia A). La forma sora – come mi segnala cortesemente Maria Letizia Caldelli – era stata già ipotizzata da Milani (1900) e Studniczka (1903), ma potrebbe acquisire un nuovo valore se integrata nel complesso delle più recenti proposte di interpretazione dell’epigrafe.

39 Cf. AdS 382/10, f. 277 (immagine n. 516 del dossier online), fig. 6.